Cinque biblioteche straordinarie da visitare in Italia

Da Verona all’Alto Adige, da Genova a Torino fino alle Marche, ecco 5 biblioteche che si distinguono per qualcosa di speciale

di Chiara Giacobelli
Culture

Vi guidiamo in un emozionante viaggio letterario per visitare cinque luoghi della cultura eccezionali: la Biblioteca Reale di Torino, la Biblioteca dell’Abbazia di Novacella, la Biblioteca Berio di Genova, la Biblioteca Capitolare di Verona e la Sala del Mappamondo di Fermo.  

Abbiamo visitato per voi alcune delle biblioteche più speciali che esistano nel nostro Paese e ne abbiamo scelte cinque non tanto per la loro fama e importanza, quanto piuttosto per le caratteristiche uniche che le contraddistinguono: dalle più antiche del mondo all’atmosfera spirituale, dai 200 anni di attività alla conformazione scenografica così particolare da sembrare un teatro. Luoghi speciali, intrisi di passato e suggestioni, che vale la pena visitare qualora ci si trovasse nelle città qui menzionate. Ecco il nostro racconto per mostrarvi la vera bellezza della cultura.     

1)  Biblioteca Reale di Torino (Piemonte)

Se scriviamo la parola caveau, la maggior parte dei nostri lettori penserà al locale sotterraneo di una banca dove sono custoditi la disponibilità liquida, i titoli e i valori dei clienti; stavolta, però, il caveau di cui vi vogliamo parlare è quello della Biblioteca Reale di Torino, che "nasconde" al suo interno un tesoro rarissimo. Si tratta di antichi manoscritti e disegni unici nel loro genere – alcuni dei quali di Leonardo da Vinci – che qui si conservano ottimamente grazie a valori di temperatura e umidità controllati e all’uso di sole luci fredde, accese al bisogno per un periodo di tempo limitato.


 

Ci troviamo nella Biblioteca Reale di Torino, una delle più importanti istituzioni culturali della città, patrimonio dell’UNESCO dal 1997. Ha sede all’interno di Palazzo Reale e si inserisce nel più ampio Complesso dei Musei Reali, di cui fanno parte anche l’Armeria, la Galleria Sabauda, il Museo Archeologico e i Giardini Reali. Istituita nel 1831 da re Carlo Alberto, nacque dall’ampliamento della biblioteca di corte, un tempo annessa agli archivi particolari del re, alla quale si aggiunsero i libri provenienti dalla raccolta personale del sovrano, oltre a numerosi volumi trovati sul mercato antiquario europeo. A lui si deve anche l’importante acquisizione di ben tredici fogli autografi del grande maestro Leonardo da Vinci, che dal 1839 in poi – grazie all’acquisto della collezione di Giovanni Volpato – entrarono a far parte dei beni della biblioteca; fece seguito, nel 1893, l’arrivo del celebre Codice sul volo degli uccelli.

"Codice sul volo degli uccelli" di Leonardo da Vinci - Biblioteca Reale di Torino Su concessione del MiC - Musei Reali, Biblioteca Reale

Queste straordinarie opere, realizzate tra Milano e Firenze, seguirono l’artista quando trascorse alcuni anni della sua vita in Francia, per poi tornare in Italia affidate al suo allievo preferito, Francesco Melzi, il quale le conservò in casa per un lungo periodo. Solo in seguito alla sua morte i disegni furono dispersi tra i vari collezionisti, cosicché di alcuni non si ebbero più notizie fino all’acquisto effettuato appunto da Carlo Alberto per la Biblioteca Reale, che da allora può vantare una collezione unica al mondo. All’architetto di corte Pelagio Palagi si deve lo splendido salone monumentale, con la scaffalatura lignea su due livelli e la volta affrescata a monocromo, che ospita una parte rilevante delle collezioni antiche, al piano terreno dell’ala di levante di Palazzo Reale. Infine, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in seguito al passaggio dei beni di Casa Savoia allo Stato, la biblioteca è diventata statale e quindi aperta al pubblico.

Da segnalare il catalogo definito “a dizionario”, di tradizione anglosassone: uno dei rari esempi in Italia, insieme alla Biblioteca Vaticana, caratterizzato dalle schede ordinate alfabeticamente in base ad autori, titoli, soggetti, in un’unica sequenza. Oggi oltre 200.000 volumi, carte antiche, incisioni e manoscritti miniati sono conservati in questo luogo della cultura che, grazie alle opere sopra citate e ad altri prestigiosi prestiti, fino al 30 giugno 2024, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Regione Piemonte, ospita la mostra L’Autoritratto di Leonardo. Sarà quindi possibile vedere dal vivo i disegni e i progetti realizzati dal maestro nell’ultima fase della sua vita, in uno straordinario viaggio nel tempo e nella grande arte.

2)  Biblioteca dell’Abbazia di Novacella (Alto Adige)

Raccogliersi in preghiera, meditare o anche solo passeggiare tra lo zampillare dell’acqua delle fontane e gli alberi secolari: sono alcune delle attività che i sedici canonici agostiniani hanno il privilegio di poter fare all’interno dei bellissimi spazi dell’Abbazia di Novacella, nei pressi di Bressanone. Il giardino abbaziale, riportato nel 2004 alla sua forma originaria, è uno degli esempi più importanti in Alto Adige della storica arte barocca del giardinaggio ed è diviso in tre sezioni: la prima dedicata al frutteto, da cui si ricavano ottime mele usate per produrre il prezioso succo dal nome Antiche varietà; la seconda, adibita a orto, ospita erbe aromatiche e officinali; la terza, quella barocca vera e propria, è stata arricchita con fontane e alberi secolari, per cui è un piacere e un lusso potervi trascorrere del tempo.


 

Il giardino, insieme alla Galleria dell’Organo e alla Galleria della Biblioteca, formano parte integrante del complesso dell’Abbazia di Novacella: un centro religioso e culturale molto attivo visitabile quasi per intero, ad esclusione dell’area sopra il chiostro, dove vivono i religiosi. I turisti possono scegliere tra tre diverse esperienze: l’ingresso in autonomia con audioguida, la visita guidata con accompagnatori esperti oppure il tour ai vigneti, che comprende una degustazione di vini prodotti dalle uve qui coltivate. La cantina del monastero di Neustift è, infatti, una delle più antiche del mondo e nel 2023 ha visto il lancio sul mercato dei primi due vini mono-vigneti nella storia secolare dell’Abbazia: lo Stiftsgarten Sylvaner e la Vigna Oberhof Pinot Nero Riserva. Non dobbiamo infatti pensare al monastero come a un luogo dove regnano soltanto silenzio e austerità; al contrario, l’Abbazia di Novacella è un centro vivissimo, in cui i canonici agostiniani riescono a conciliare la cura dello spirito con la loro vocazione alle diverse attività sociali, culturali ed economiche.

Sono circa 100.000 i volumi raccolti nella Biblioteca dell’Abbazia di Novacella, 20.000 dei quali si trovano nella celebre sala in stile rococò costruita tra il 1770 e il 1775, oggi tra i luoghi più postati e instagrammati a livello internazionale. Al suo interno sono disposti con ordine e cura soprattutto i libri acquistati per la formazione delle nuove generazioni di sacerdoti e dell’ordine religioso, la maggior parte dei quali è in lingua tedesca (essendo quasi tutti i canonici per l’appunto di origine tedesca). Di grande utilità è il corposo archivio, che contiene le cronache e la storia del monastero: attraverso di esso è possibile ripercorrere con estrema precisione le trasformazioni avvenute nella zona circostante, dalle ripartizioni delle terre all’evoluzione del mondo agricolo, fino ai vecchi libri contabili.


 

Da quasi 900 anni l’Abbazia di Novacella rappresenta quindi un importante polo culturale nell’Italia del nord. Ovunque ci si volti, ci si ritrova immersi nella bellezza e nella storicità, soprattutto nella Galleria degli Abati, fulcro del monastero, dove sono esposti ritratti che rispecchiano pienamente la personalità di questi uomini, dal più antico risalente al 1300 fino all’ultimo abate in carica. Da segnalare anche l’evento Light Art, in corso fino al 29 giugno, grazie al quale è possibile visitare un’esposizione di arte contemporanea composta dalle opere di diciannove artisti/e internazionali/e che, attraverso la propria personale visione, hanno cercato di interpretare le tematiche inerenti alle sfide ecologiche e al cambiamento climatico. La mostra Light Art fa parte del Water Light Festival Bressanone - giunto alla sua sesta edizione - che si svolge al calar della sera nella città di Bressanone e durante il giorno nell’Abbazia di Novacella: un appuntamento imperdibile per chi voglia trascorrere qualche giorno di relax nel verde dell’Alto Adige.

3)  Biblioteca Berio di Genova (Liguria)

Vietato usare cellulari, fare foto o anche solo portare un astuccio con penne ed evidenziatori: in questa speciale sezione della Biblioteca Berio sono concessi solo una matita e un foglio per prendere appunti. Stiamo parlando della sala che ospita i volumi più antichi, consultabili esclusivamente tramite appuntamento e sotto stretta sorveglianza del personale. Questa è soltanto una delle numerose aree che compongono l’ampio complesso in cui la Berio ha festeggiato i suoi “primi” 200 anni come biblioteca “civica”, proprio in concomitanza con il riconoscimento assegnato a Genova, desinata Capitale del Libro 2023: un traguardo importante costellato di ampliamenti, acquisizioni, restauri, nuove iniziative e tante attività, a cui solitamente prende parte l’intera cittadinanza con grande interesse.

Esposizione in Sala Lignea dell'opera manoscritta di Domenico Piaggio dedicata alle chiese genovesi

350.000 sono i libri in tutto il complesso, di cui circa 100.000 antichi e 10.000 manoscritti che coprono un arco temporale dal Medioevo al Novecento. D’altra parte, la struttura stessa che li ospita presenta una storia interessante: la Biblioteca Berio di Genova è infatti un edificio del 1600, costruito originariamente per essere un seminario. Nel 1998 è stata inaugurata la nuova sede grazie a un’accurata ristrutturazione, che le ha conferito un aspetto simile ad un mini campus molto apprezzato dagli studenti: sono in tanti a frequentarlo quotidianamente, sfruttando anche il bel giardino e lo spazio esterno. Diverse le particolarità da segnalare: tra queste sicuramente la presenza di una legatoria artigianale, dove non si eseguono piccole attività di manutenzione di libri danneggiati, ma di vera e propria rilegatura, al fine di rendere durevole il materiale bibliografico. Al secondo piano è presente un’emeroteca con un’ampia sezione dedicata ai periodici e alle raccolte locali, inoltre il 21 febbraio di quest’anno è stato inaugurato l’Archivio Museo della Stampa, in cui sono conservati ed esposti migliaia di caratteri in piombo, bronzo e legno, torchi di varie epoche, documenti storici e curiosità, macchine da stampa in legno e in ferro, a mano e a pedale. Infine, nella sezione dei libri stranieri c’è da menzionare un vasto catalogo di titoli in lingua cinese provenienti dal gemellaggio con la Cina: la loro particolare e rara presenza a Genova è risultata alquanto utile sia ai molti cinesi presenti in città, sia a tutti quegli italiani che si approcciano allo studio della lingua e all’apprendimento degli ideogrammi.

Davvero ricco il calendario delle attività svoltesi in occasione di Genova Capitale Italiana del Libro 2023, che da maggio ha passato il testimone a Taurianova, il comune in provincia di Reggio Calabria a cui è stato assegnato dal Consiglio dei Ministri il nuovo titolo per l’anno in corso. Tra le iniziative da ricordare vi è sicuramente l’esposizione al pubblico dell’Offiziolo Durazzo, capolavoro della miniatura italiana nell’ambito del Rinascimento parmense: questo Libro d’Ore costituisce la prova più eccelsa del pittore e miniatore di Parma Francesco Marmitta ed è un volume pregiato che fa del lusso la sua cifra stilistica, grazie anche al colore purpureo della pergamena e alla crisografia, ovvero la scrittura con lettere d’oro. Molto diffuso nel Tre e Quattrocento, specialmente in Francia e nei Paesi Bassi, il Libro d’Ore era destinato ai gentiluomini e generalmente si apriva con un calendario illustrato del Ciclo dei Mesi, mostrando le relative occupazioni.


"Offiziolo Durazzo"

Segnaliamo però anche altri due volumi pregiati presenti alla Berio: la Bibbia Atlantica dell’XI secolo e l’Atlante di Vinzoni. La prima costituisce uno dei libri più antichi presenti in biblioteca ed è assai particolare, in quanto veniva usata per far giurare i padri del Comune medievale. Piuttosto avventurosa la sua storia: fu trafugata da Napoleone, portata a Parigi con l’intento di conservarla presso la Bibliothèque Nationale de France, per poi rientrare in Italia a Torino e infine a Genova, mantenendo intatti tutti i timbri a testimonianza dei vari passaggi. Questo prezioso libro svolge peraltro un ruolo centrale all’interno del progetto “Genova nel Medioevo 2024”. Il secondo testo da ricordare è invece l’Atlante di Matteo Vinzoni, cartografo della Repubblica di Genova che per alcuni dei Paesi raffigurati produsse una mappa dettagliata, segnalando strade e case con una vista a volo d’uccello. In questa maniera rappresentò tutta la Liguria, dalla Riviera di Levante a quella di Ponente, lasciandoci in eredità un elemento unico, oggi consultato da studiosi e appassionati di tutto il mondo.  

4)  Biblioteca Capitolare di Verona (Veneto)

 «Teneva davanti a sé i buoi, arava bianchi prati e aveva un bianco aratro e un nero seme seminava»: è questo il testo del famoso Indovinello veronese, un piccolo enigma conservato in un codice dell’VIII secolo, che rappresenta la più antica testimonianza scritta di quella che sarebbe poi divenuta la lingua italiana. L’indovinello, appuntato sul margine superiore di un volume di preghiere proveniente dalla Spagna, istituisce un’analogia tra l’azione del contadino con l’aratro in un campo e quella dell’amanuense con la scrittura sulla carta. È proprio l’attività di scrittura che per anni è stata il fulcro vitale della Biblioteca Capitolare di Verona, la quale nacque originariamente come Scriptorium dei sacerdoti della cattedrale cittadina; questi ultimi avevano infatti la possibilità di usufruire di un laboratorio interno, dove trascrivevano codici e producevano manoscritti. A distanza di secoli è rimasta intatta una rara collezione di oltre 1200 titoli, tra cui opere uniche al mondo che annoverano testi riferibili alle più svariate discipline: dalla teologia al diritto, dalla poesia alla filosofia, dall’astronomia alla medicina e numerose altre scienze. Questa eterogeneità di materie testimonia il felice incontro, nonché la reciproca integrazione e contaminazione, tra il sapere religioso e quello laico, entrambi fondamentali per lo sviluppo della cultura occidentale.


 

La Biblioteca Capitolare di Verona è la più antica biblioteca del mondo tra quelle tuttora in uso: la prima traccia della sua attività risale al 517 d.C. e da allora non si è mai fermata, in più di 1500 anni trascorsi. Al suo interno sono custoditi non solo manoscritti, ma numerosi libri di pregio e documenti per un totale di circa 100.000 volumi a stampa, tra cui troviamo incunaboli, cinquecentine e seicentine, testi moderni e contemporanei. Tutte queste opere costituiscono un patrimonio di conoscenza straordinario, che ha attraversato le vicende della storia e che non smetterà mai di affascinare l’umanità. Oltre alle sue collezioni di codici, la Biblioteca Capitolare raccoglie un ricco archivio di pergamene, diplomi e documenti scritti a mano. Nello specifico, l’Archivio Capitolare attesta l’attività dei canonici di Verona nel corso dei secoli e comprende una serie di circa 11.000 pergamene, a partire dal 710 d.C..

Tra i frequentatori illustri che ne hanno varcato la porta, sembrerebbe possibile includere i padri fondatori della lingua italiana: Dante e Petrarca. Il primo, che visse a Verona per diversi anni, avrebbe letto proprio dentro la Chiesa di Sant’Elena una sua opera minore, anche se a dire la verità non esistono documenti ufficiali che ne diano testimonianza, così come per tutti i luoghi che Dante presumibilmente frequentò; sembra, tuttavia, che quest’ultimo compì delle ricerche nelle sale della biblioteca. Petrarca fu sicuramente presente, in quanto nel 1345 scoprì un manoscritto che si credeva perduto, contenente parte delle lettere di Cicerone.


 

A settembre 2023 la Capitolare ha inaugurato un nuovo percorso espositivo, dove è possibile ammirare i suoi tesori inestimabili valorizzati dalle più moderne tecnologie multimediali, tra sale affrescate e spazi monumentali, per restituire ai visitatori un’esperienza emozionante, immersiva e interattiva. È inoltre possibile prenotare una visita guidata che inizia dal chiostro canonicale e successivamente si sposta nella biblioteca vera e propria, con il suo maestoso salone monumentale e i nuovi spazi espositivi. Tanti gli appuntamenti da segnalare per l’estate 2024, che sarà per la Capitolare un periodo di intensa attività culturale. È in corso, ad esempio, l’esposizione temporanea delle opere di Francesco Bianchini, con i suoi mille interessi che spaziavano dall’astronomia alla storia, dall’ingegneria all’archeologia; saranno poi organizzati eventi sul genere di Incontro con l’amanuense, un percorso nei secoli del libro manoscritto e un viaggio alla scoperta degli antichi codici medievali, strutturati in tre tappe che graviteranno idealmente attorno a tre istituzioni fondamentali per lo sviluppo della cultura dell’epoca: la Chiesa, l’Impero e l’Università. Il tutto si concluderà con la possibilità di partecipare a un laboratorio vero e proprio, durante il quale ci si divertirà a sperimentare tre tipi di scrittura con calamo e penna d’oca, dopo aver ricevuto un’introduzione all’elegante arte della calligrafia.

5)  Biblioteca "Romolo Spezioli" di Fermo e Sala del Mappamondo (Marche)

Oltre 300 anni di storia e quasi due metri di circonferenza: stiamo parlando del celebre mappamondo ospitato al centro dell’omonima sala all’interno della biblioteca di Fermo e realizzato nel 1713 dal cartografo Silvestro Amanzio Moroncelli, grazie all’utilizzo della pregiata carta di Fabriano. Un’opera unica nel suo genere che illustra, oltre ai quattro continenti – l’Australia non era ancora stata scoperta –, mostri marini e tanti dettagli in grado di renderlo un elemento straordinario anche dal punto di vista iconografico. A costruire la struttura del globo fu l’arciprete Filippo Antonio Morrone, mentre il disegno – come già detto – venne realizzato da Moroncelli su lembi ineguali di carta bambagina, perfettamente incastrati tra loro e poi incollati su tela gonfiata. Presenti gli stemmi della famiglia Morrone, del Moroncelli, di papa Clemente XI e dell’urbinate Gianfranco Albani, protettore dello stesso Moroncelli. Oltre ad esso, la scenografica Sala del Mappamondo, interamente scaffalata in legno di noce, conserva il fondo più antico, costituito da circa 16.000 volumi in gran parte risalenti al XVI secolo e provenienti dalle donazioni Romolo Spezioli, che fu archiatra di papa Alessandro VIII, nonché medico di fiducia della regina Cristina di Svezia a Roma: non a caso è a lui che oggi è intitolata la biblioteca.


 

Ci troviamo presso il Palazzo dei Priori in Piazza del Popolo, a Fermo: proprio qui nacque il nucleo originario della biblioteca, che vanta ormai oltre tre secoli di storia. Ad oggi il suo patrimonio è quantificabile in circa 250.000 documenti tra codici manoscritti, manoscritti sciolti, volumi e opuscoli (tra cui più di 681 incunaboli e oltre 15.000 edizioni del Cinquecento); vi sono inoltre un migliaio di periodici con una ricca raccolta locale, stampati musicali e un importante fondo grafico composto da circa 10.000 disegni e incisioni. A questo patrimonio storico già ricco si affianca quello contemporaneo, che mette a disposizione degli utenti un fornito OPAC, facente parte del Sistema Bibliotecario Marche, in dialogo con il Servizio Bibliotecario Nazionale (S.B.N.), per accedere sia al fondo cinquecentesco - parte di un progetto di catalogazione dei fondi librari antichi in corso d’opera - sia a quello moderno, ai periodici correnti, alle donazioni novecentesche e alle sezioni della Biblioteca Ragazzi. I servizi offerti sono molteplici: dalla ricerca bibliografica alla consultazione in sede, dal prestito esterno a quello inter-bibliotecario o Document Delivery, fino a un intero settore messo a disposizione per i più piccoli attraverso il portale dedicato BibliomarcheSudKids.


 

Le vicende storiche e culturali della Biblioteca Comunale “Romolo Spezioli” di Fermo si legano al fermento intellettuale della città sin dai secoli più remoti: fu infatti proprio per stare al passo con la sua fervente vita culturale che si rese necessario dotare Fermo di una raccolta civica in grado di soddisfare le esigenze degli studiosi, specialmente i più giovani. Si tratta quindi di un patrimonio letterario che si è arricchito notevolmente nel corso del tempo, grazie soprattutto a pregevoli donazioni antiche e moderne e ad acquisti oculati, i quali hanno permesso la costituzione di quel complesso e articolato fondo documentario che fa della Spezioli una delle biblioteche più rilevanti del centro Italia. Nello specifico, il nucleo librario della biblioteca origina dalla donazione, per volontà testamentaria del sopracitato medico fermano Romolo Spezioli, di una collezione composta in maggioranza da libri di medicina legati alla sua professione.

Dalla fine dell’Ottocento in poi la crescita della biblioteca è proseguita senza sosta, arricchendosi anche dell’acquisizione delle stampe e dei disegni di proprietà dell’architetto fermano Giovanni Battista Carducci. Ricordiamo che la Biblioteca “Romolo Spezioli” è accolta nel Palazzo degli Studi, in fondo a Piazza del Popolo, ed è collegata attraverso una loggetta aerea – il cosiddetto Passetto – a Palazzo dei Priori, con cui forma un complesso unico di grande eleganza. 

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