G20 cultura Roma, ministri accolti da lavoratori pagati 4,80€ l'ora
G20 cultura, "una manifestazione di potere come tante altre, in cui il patrimonio culturale riveste il ruolo di set, di scenografia"
Il G20 della cultura si svolge in questi giorni a Roma nel mezzo di una crisi del settore forse senza precedenti: ai problemi accumulati negli anni, infatti, si è aggiunto il blocco dovuto al Covid e ai lockdown che ha fatto crollare l'arrivo dei turisti esteri, chiudere musei, teatri, cinema e centri culturali, e gettare nel precariato centinaia di lavoratori della cultura.
E sono proprio loro, i lavoratori, i protagonisti di un articolo del Fatto quotidiano che riporta come gli addetti che accolgono i grandi del G20 a Palazzo Barberini siano esternalizzati e sottopagati. Tra lo splendore e lo sfarzo di un cerimoniale che ha previsto l'inaugurazione in un Colosseo chiuso al pubblico per l'occasione, un Tiziano fatto arrivare a Roma appositamente dal Capodimonte di Napoli e ministri e funzionari vestiti di tutto punto, spiccano infatti "15 addetti e addette ai lavori diversi dagli altri".
Perché diversi? Perché non sono dipendenti di Palazzo Barberini, cioè non sono dipendenti statali, pur lavorando a Palazzo Barberini che è un museo statale. Negli anni, infatti, la struttura ha cambiato diverse società e cooperative che si sono avvicendate nell'offrire servizi di custodia, sicurezza, assistenza al pubblico, ogni volta vincendo gli appalti al ribasso: ecco quindi che "dal già pessimo contratto multiservizi (7 euro l’ora)" sono passati "al contratto dei servizi fiduciari e ausiliari, proprio della vigilanza privata, nonostante tutti loro siano lavoratori specializzati del settore culturale" che prevede una retribuzione di 4,80 euro l'ora. È quindi fondamentale capire che questi professionisti non sono pagati così poco solo per questo determinato evento del G20: da quattro anni, infatti, questo è il loro stipendio.
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E gli intervistati dal Fatto fanno giustamente notare come tale situazione non riguardi solo loro. Da anni a battersi per i diritti dei lavoratori del settore culturale c'è Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, associazione nata nel 2015 dall'iniziativa di studenti e lavoratori impegnati nel tutelare i diritti dei professionisti dell'ambito, oltre a far luce sulle situazioni di degrado in cui versano molti siti e beni culturali in Italia.
C'erano loro, insieme al sindacato Usb, ieri 29 luglio fuori dal Colosseo a protestare contro i ministri riuniti all'interno. "Perchè manifestiamo contro il G20 Cultura?" hanno comunicato sulla loro pagina Facebook "I problemi sono altri, no? Non è, come ci raccontano, un'occasione di rilancio del settore, un orgoglio nazionale? Il G20 in realtà è una summa dei problemi del settore".
Il G20, spiegano meglio sul loro sito "si tratta di una manifestazione di potere come tante altre, in cui il patrimonio culturale riveste il ruolo di set, di scenografia. E siamo certe che non c’è stata alcuna cattiveria esplicita nel chiudere, a visitatori e guide turistiche, il Colosseo in alta stagione, come Palazzo Barberini, Palazzo Reale, l’Arsenale di Venezia… pur in un anno come questo, in cui il settore turistico e culturale ha subito una durissima serrata per mesi e ottenuto per contro sussidi troppo spesso insufficienti".
Non è quindi un caso, aggiungono, "che il momento principale di questa parata si tenga proprio al Colosseo, piccolo compendio di cosa non funzioni nel settore, eppure palcoscenico principe della propaganda di Stato. Il monumento più visitato d’Italia, cresciuto da 2,5 a 7 milioni di visitatori dal 1998 al 2021 – e crollato a 1 milione nel 2020, dato il rapporto pressoché nullo con il territorio e la città costruito negli anni del boom turistico – vede i servizi, e dunque una cospicua percentuale degli introiti degli stessi, concessi ad aziende private in deroga da vent’anni. Le stesse aziende che mettono al lavoro gli operatori con il contratto Multiservizi, proprio di servizi mensa e pulizie e non di servizi culturali, quando non a partita IVA coatta".
Insomma, ben venga un riflettore puntato sulla cultura in un anno così difficile per il settore, e interessanti sono i temi al centro del dibattito del G20: recupero del patrimonio dai mercati clandestini, tutela del patrimonio dall’emergenza climatica, transizione digitale, formazione di nuovi operatori, industrie culturali e creative. Ma ci sono anche tematiche più urgenti da affrontare come quelle che attanagliano ogni giorno migliaia di studenti e professionisti del settore culturale di tutta Italia: diritti dei lavoratori, contratti dignitosi, salario minimo garantito, concorsi bloccati da anni, e una riforma del sistema degli appalti e delle esternalizzazioni che vada a beneficio non solo dei lavoratori ma anche del patrimonio artistico stesso. Non solo una questione culturale, ma una questione di sopravvivenza nazionale.