L’arte e la bellezza ci salveranno dalla guerra (e dalle bruttezze del mondo)
"Russi e ucraini sono popoli fieri e hanno un loro senso dell'onore e del rispetto: prima la guerra finirà e prima si tornerà a dialogare"
Colloquio con l’artista italiano Rossano Ferrari che ha vissuto in Russia e Ucraina
Rossano Ferrari, classe 1970, artista a tutto tondo che incontriamo durante la sua straordinaria personale al planetario di Modena (“La tredicesima costellazione” dal 2 aprile al 2 maggio). Quando si parla d’arte, di bellezza, di popoli, gli occhi di Ferrari diventano lucidi, il suo trasporto è travolgente e subito si capisce la differenza fra chi produce arte e chi ne rappresenta anche l’essenza.
Ferrari ha vissuto oltre un decennio in Florida dove si è consacrato come artista, con critiche ed esposizioni di primissimo piano. Poi rientra in Italia, ma sarà solo il trampolino di lancio per la sua successiva avventura in Russia e in Ucraina. Il suo linguaggio, colorato e multisensoriale, non ha confini e la nostra sensibilità di essere umani ne resta sempre rapita.
Dal museo d’arte erotica di Miami arriva ad esporre allo Space Museum di Mosca; soggetti diversi, agli antipodi, ma l’arte di Ferrari è una sorta di esperanto sempre riconoscibile. Un vulcano di idee che lo ha portato a far fluttuare nello spazio una sua opera in una navicella spaziale.
Ma veniamo alla tremenda attualità della guerra Rossano, tu che hai vissuto a lungo in Russia e in Ucraina ci racconti le tue esperienze umane? Parlaci di questi popoli, della loro cultura, di quello che ti chiedevano.
Ricordo la prima volta in Ucraina, ad Odessa, poi in Crimea, era il 2011, quasi nessuno parlava inglese e tutte le scritte erano in cirillico! Avevo seri problemi di comunicazione, non era per niente facile capire e farsi capire, ma poi tra una canzone di Celentano e di Cotugno tutto divenne più semplice, la musica e l'arte abbattono ogni barriera, tutto divenne allegro. La stessa cosa fu in Russia, a Mosca. Entrambi i popoli di questi paesi amano l'Italia e la cultura italiana. Nei miei trascorsi tra Russia e Ucraina ho sempre avuto sensazioni positive, ho ricevuto molto rispetto e sentivo il forte apprezzamento per il mio lavoro.
Quali sono i ricordi più belli che hai di Mosca e Odessa, due città che conosci molto bene?
Camminando nel centro di Odessa sentivo un senso di nostalgia e percepivo degli affascinanti sapori decadenti, lenti, ottocenteschi, che mi riportavano a Venezia e ad architetture italiane. Odessa e il suo mare, le sue spiagge, con suggestivi tramonti ed albe proiettate verso l'infinito orizzonte. Come solo una città di mare e di porto sa regalare. E dal suo mare trovai ispirazione per alcune mie opere fra cui l'alba di “Arcadia beach”. Mosca, una città sterminata, infinita. Non finisce mai. Una città che fin da subito mi ha trasmesso energia! Una città in evoluzione, dinamica, che corre rapida sospesa tra l'occidente e l'oriente. Una città cosmopolita che mi ha permesso di realizzare il sogno di mandare una mia opera a fluttuare nello spazio, grazie ad un cosmonauta russo, una città che ospita al museo delle scienze e dei cosmonauti una mia opera dedicata allo Sputnik, una città che mi ha accolto con rispetto. Diverse opere ho realizzato a Mosca, tra le quali "Venus in Moscow", una venere italiana a mosca. Sono sentimentalmente legato ad entrambe queste città e provo grande dolore per quanto sta accadendo.
Secondo te Rossano, al di la dei confini nazionali che l’arte non conosce, quanto tempo ci vorrà per ricongiungere “umanamente” questi popoli?
Quasi tutti i miei amici o conoscenti di quelle terre hanno legami forti, parentali e famigliari tra loro, a livello di sensazioni, di cultura e tradizioni non ho mai trovato grandi differenze.
Vivendo in quelle terre ho superato fin da subito gli stereotipi. Quello che sta accadendo è molto triste e doloroso, non lo avrei immaginato e non riesco a capire, io li sento e vedo come fratelli. L'arte non conosce confini, e l'ultima mia mostra "La Tredicesima costellazione" (a Modena) è proiettata nell'altro luogo dove non esistono i confini, l'Universo. Vorrei solo che non fosse mai successo. Purtroppo le guerre si sa quando iniziano, ma non si sa quando finiscono, prima finirà e prima si ritornerà a dialogare. Sono popoli fieri ed orgogliosi e hanno un loro senso dell'onore e del rispetto, e forse da qui riusciranno a convivere e parlarsi di nuovo.
Quando la guerra sarà finita tornerai in quelle terre?
Nella mia ultima mostra sulle tredici costellazioni (13 opere, di cui 12 costellazioni zodiacali più la tredicesima Ofiuco) ho dipinto il cielo, l'universo e in un certo senso ho dipinto la "pace" che solo la volta celeste riesce a darmi. Questa grande opera, in fondo, è un invito a trovare la pace dentro di noi, è un auspicio, una dichiarazione d'amore. Anche dopo le grandi tragedie ci sarà sempre un futuro e noi ne siamo noi gli artefici. Certamente ritornerò in queste terre che mi hanno attratto e ispirato, e mi auguro che possa farlo molto presto perché significa che la guerra sarà finita.