Le foto di Maurizio Galimberti per rileggere il passato in mostra a Milano

"È un lavoro senza fine, nel senso che più indaghi la storia più ti accorgi che ci sono degli avvenimenti che sono rimasti in secondo piano"

di Simonetta M. Rodinò
Maurizio Galimberti,Napalm Girl, 1972, fotografia di Nick Ut
Culture
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Maurizio Galimberti in mostra al Museo Diocesano di Milano: Uno sguardo sulla nostra storia

Ancora prima di stampare l’immagine, ha già in mente che cosa vuole ottenere Maurizio Galimberti. Dopo averci raccontato il mondo con le composizioni a mosaico realizzate con la sua Polaroid, ora ci propone una singolare rilettura degli avvenimenti più caratterizzanti del secolo scorso e che sconfina fino ai nostri giorni.

La mostra “Uno sguardo sulla nostra storia” ospita, nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano, una selezione di trenta fotografie di grande formato del 66enne artista. Che, partendo da un’immagine spesso riproduzione di una foto scattata da qualcun altro, di cui sono riconosciuti i diritti, ne crea un ricorso.

Un viaggio dunque per rileggere il passato e per rinnovarne la memoria.

Ecco il volto tirato di Martin Luther King; l’incontro-scontro tra Michail Gorbačëv e Boris Eltsin, nel 1991; lo sguardo attonito di un bambino cambogiano, 1978, durante il genocidio nel proprio Paese e quello sgomento del bimbo separato dai genitori alla frontiera Messico-Stati Uniti nel 2018.  Ecco Nelson Mandela mentre scherzosamente dà un pugno al suo idolo nella vita e nello sport Muhammad Ali; un già indebolito Papa Giovanni Paolo II commuoversi per una colomba bianca che gli vola accanto; il ritratto di Falcone e Borsellino, di Anna Magnani in una sequenza drammatica di Roma città aperta; ma anche quello di madre Teresa di Calcutta mentre abbraccia teneramente un bambino. E ancora…

Maurizio Galimberti Giovanni Paolo II, 2000
 

Opere caratterizzate da un costante movimento; un dinamismo per il quale i fotografi sono debitori a quel grande pioniere che fu Eadweard Muybridge. La rassegna, molto interessante, è curata da Denis Curti, critico fotografico, che Affaritaliani.it ha intervistato.

In questo progetto qual è il processo per cui da una piccola foto si crea un mosaico?

“Da un punto di vista tecnico si ottiene un file digitale, quindi una riproduzione: attraverso una scheda viene poi messa nella macchina fotografica della Fuji instax che funziona sia come macchina fotografica digitale, in grado di leggere il file che Maurizio ha prodotto, sia come stampante; poi con piccolissimi marchingegni sceglie le porzioni che vuole ingrandire.

Stampa solo quelle che vuole usare nella sua verticalizzazione e così si compone il mosaico, generato da una singola foto. Dietro ognuna di queste cornici è conservata l’immagine originale, che Maurizio chiama matrice”.

Maurizio Galimberti,Michail Gorbačëv e Boris Eltsin, 1991, fotografia di Boris Yurchenko
 

Perché realizza questi lavori?

“Vuole sottolineare di nuovo alcuni eventi storici, alcuni paradossalmente dimenticati, un desiderio di riattualizzare la storia, l’occasione per dare alla foto una seconda vita. E’ un lavoro senza fine, nel senso che più indaghi la storia più ti accorgi che ci sono degli avvenimenti che sono rimasti in secondo piano. Più vai avanti e più scopri in una logica socratica che più sai e meno sai”.

E’ un progetto open che prevede altre puntate dunque

“Si, ci sarà un terzo e forse un quarto capitolo…”.

La mostra si conclude con la drammatica immagine della colonna di auto in fuga da Kiev: presa da un quotidiano del 25 febbraio, la gigantografia, posta su un cavalletto, riproduce la foto della pagina inizialmente piegata in due, come spezzata da una striscia azzurra.

“Da una piega della città può cambiare tutto”, afferma Galimberti.

Uno sguardo sulla nostra storia

Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio 3) - Milano

1° marzo – 1° maggio 2022

Orari: martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti: intero € 8,00 - ridotto e gruppi, € 6,00

Maurizio Galimberti Kiev 25 febbraio 2022 dal quotidiano Domani