Parole parlanti, D'Alessandro: i nuovi modi di fruizione dell'arte post-Covid

Sabrina D’Alessandro torna alla Fondazione Mudima con una provocazione che riflette sui nuovi modi di fruizione dell’arte imposti dalle normative anti-Covid

Culture
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Sabrina D’Alessandro, Parole parlanti

Sabrina D’Alessandro torna alla Fondazione Mudima con una provocazione che riflette sui nuovi modi di fruizione dell’arte imposti dalle normative anti-covid. I buffet dei vernissage sono banditi. Il vociare che si sentirà entrando in mostra non sarà più quello delle inaugurazioni mondane, ma quello delle stesse opere esposte: Parole parlanti, ognuna con qualcosa da dire.

Tra un’opera e l’altra, inseriti come elemento di disturbo a riprodurre l’atmosfera di quelle inaugurazioni, una serie di pappacchioni, scatti rubati da Sabrina D’Alessandro durante i vernissage in periodo pre-covid (2009-2018). 

Mani che stringono tramezzini, bicchieri mezzi vuoti, culatelli e coltelli; in assenza del buffet reale, l’artista espone le fotografie. Stampe laser su carta, inchiodate al muro in contrasto con la preziosità e la purezza formale delle parole parlanti, incise in oro a caldo su tela rossa. 

Raplaplà, seperòso, redamare… parole recuperate negli anni da Sabrina D’Alessandro e che, come scrive Stefano Bartezzaghi «hanno da dire qualcosa che non si perde mai e ci riguarda da vicino». Per leggerle e ascoltare la loro voce sibillina occorre infatti avvicinarsi, cercando di non farsi distrarre dalle «fameliche vestigia» dei pappacchioni, accompagnati a loro volta da un motto: Art is what makes food more interesting than art (l’arte è ciò che rende il cibo più interessante dell’arte). 


 

È bastato sostituire la parola life con la parola food e la famosa frase di Robert Filliou è diventata la provocatoria definizione di quel che spesso i vernissage furono e potrebbero tornare a essere. Con tutti gli interrogativi sul futuro dell’arte che ne conseguono.

Una delle possibili risposte è già nella mostra, da godere in silenzio e nell’opera in marmo, acciaio e ottone al centro della sala: il Farlingotto, «scultura poliglotta che insegna a tacere in 12 lingue» (2020, courtesy Museo di Santa Maria della Scala, Siena).

14 settembre – 24 settembre 2021
Nei giorni successivi la mostra
sarà poi visitabile nei seguenti orari: lunedì–venerdì 11-13 e 15-19 

Sabrina D’Alessandro

Artista visiva e studiosa del linguaggio. La sua ricerca esplora il rapporto tra parola e immaginario, coniugando arte e linguistica. Nel 2009 fonda l’URPS (Ufficio Resurrezione Parole Smarrite): “Ente preposto al recupero di parole smarrite benché utilissime alla vita sulla terra”. Ha pubblicato per Rizzoli Il Libro delle Parole Altrimenti Smarrite 2011 e Accendipensieri 2021.