Prende avvio a Pesaro il Rossini Opera Festival
Affaritaliani.it ha intervistato il nuovo Direttore Generale Cristian Della Chiara
Crediti: Studio Amati Bacciardi
Dal 9 agosto Pesaro Capitale della Cultura 2024 si anima della musica di Gioachino Rossini grazie alla 43esima edizione del ROF – Rossini Opera Festival. Si tratta di un appuntamento tra i più importanti del mondo nell’ambito della lirica
Si parte il 9 agosto con la nuova produzione Le comte Ory e si prosegue con un’altra novità, Otello, oltre alla ripresa de La Gazzetta, Il viaggio a Reims dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, quattro concerti lirico-sinfonici, due concerti di Belcanto, il ritorno di Rossinimania e il Gala celebrativo per i 40 anni di Pier Luigi Pizzi al ROF. Gli allievi dell’Accademia Rossiniana, che da quest’anno è sostenuta dalla Fondazione Meuccia Severi, saranno inoltre protagonisti dei Concerti al Museo presso il Museo Nazionale Rossini. Quella del 2022 è quindi l’edizione che vede la riapertura di teatri e spazi di spettacolo a capienza piena, dopo due anni di restrizioni.
Ne abbiamo parlato con il nuovo Direttore Generale Cristian Della Chiara, che, dopo una lunga gavetta e importanti incarichi nel mondo della cultura, è approdato alla direzione di un festival di caratura internazionale, il cui Sovrintendente è invece Ernesto Palacio e il Direttore Artistico Juan Diego Flórez.
Cristian per prima cosa presentiamoti al pubblico di Affaritaliani.it.
“La mia è una storia non breve, perché lavoro da tantissimi anni in questo settore. Pur essendo ingegnere elettronico, ho sempre avuto la passione per il teatro: ho iniziato da semplice maschera per poi seguire un percorso che mi ha dato la possibilità di conoscere l’ambiente in tutti i suoi aspetti. Recentemente ho fatto la scelta di dedicarmici a tempo pieno e ho ottenuto questo ruolo di cui sono molto felice e orgoglioso”.
A Pesaro sei conosciuto anche per il Teatro Rossini segreto. Di cosa si tratta?
“È un’iniziativa che proposi molti anni fa e che ancora oggi continua con successo, essendo piaciuta sia al pubblico che ai turisti. Consiste nella visita al Teatro Rossini davanti e dietro le quinte, con attori e guide che permettono di scoprire i luoghi meno noti e ne raccontano la storia, ne spiegano la funzione, intrattengono con recite e aneddoti. Dunque, un tour animato tra gli spazi di quello che è senza dubbio uno dei contenitori principali della musica e del teatro a Pesaro”.
In contemporanea sei anche ai vertici del Pesaro Film Festival e del GAD – Festival Nazionale d’Arte Drammatica.
“Sì, da ciò traspare quanto sia grande la mia passione per il teatro, il cinema e la cultura in generale, tanto che io stesso sono attore e regista. Mi definisco un ragazzo di bottega che nel tempo ha sviluppato collaborazioni sempre più ampie nell’ambito della mia città, a cui devo molto”.
Quali sono le prime novità che hai pensato di apportare al ROF?
“La storia del ROF è talmente nobile che sento sulle mie spalle tutta la responsabilità di questo ruolo. È ancora oggi considerato un punto di riferimento per numerose iniziative a livello internazionale, soprattutto perché applica un metodo originale che consiste nel fare un festival musicologico affiancato a un soggetto scientifico, ovvero la Fondazione Rossini. Questa formula vincente non verrà modificata, però si dovranno innestare inevitabilmente delle novità per portare ad esempio l’opera più vicina ai giovani. Questo lo si può fare con iniziative come ROF 15k, una mostra costituita da contenuti alti espressi in maniera multimediale, all’avanguardia e quindi usufruibili anche da un pubblico non di nicchia. L’allestimento semipermanente si trova presso il Museo Nazionale Rossini, esso stesso pensato per presentarsi con una formula nuova e facilitata”.
Ritieni che le opere liriche, a cominciare da quelle di Rossini, dovrebbero restare il più possibile aderenti al testo, oppure ami le rivisitazioni moderne?
“Penso che ci debba essere il massimo rigore nel rispetto della partitura, ma anche un’ampia libertà nell’interpretazione creativa della stessa. Personalmente guardo con molta curiosità e disponibilità alle letture diverse, tuttavia sono contrario quando queste superano il senso stesso dell’opera. Ho amato parecchio, ad esempio, le rivisitazioni di Graham Vick”.
Qual è, a tuo parere, la principale forza del ROF?
“Credo il fatto di aver messo in scena non soltanto le opere più note di Rossini, ma tantissime partiture che non erano mai state realizzate prima, restituendo così ai moderni un Gioachino Rossini fino ad allora sconosciuto. Ormai sono state rappresentate quasi tutte le sue opere non solo in Italia, ma nel mondo intero; nonostante ciò, alcune composizioni di Rossini sono ancora visibili solo venendo qui a Pesaro al ROF”.
Rossini raggiunse la fama presto, possiamo dire che aveva il mondo ai suoi piedi, ma proprio quando arrivò in cima mollò tutto e scomparve dalle scene ancora giovane. Ti sei mai dato una tua spiegazione personale?
“La sua fu una vita particolare: ricca, intensa, caratterizzata anche da momenti di seria difficoltà e da una comprovata depressione. Forse c’è però una motivazione artistica nella sua scelta, oltre a quella strettamente personale: nella sua grandezza è probabile che abbia colto il fatto che stava cambiando il gusto e si stava entrando nel Romanticismo, quindi sentì che non era più il suo tempo. Ci lasciò un’ultima grande opera, Guglielmo Tell, e poi scomparve dalle scene”.