Tania Bruguera, “artivista” cubana, in mostra al PAC di Milano

Un viaggio da Cuba verso il mondo e dal mondo verso Cuba, un viaggio attraverso la verità storica, quella verità unica e insindacabile

di Simonetta M. Rodinò
Culture
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Tania Bruguera invitata dal PAC di Milano con una personale, la prima italiana

Un viaggio da Cuba verso il mondo e dal mondo verso Cuba, un viaggio attraverso la verità storica, quella verità unica e insindacabile: ad accompagnare lungo il cammino i lavori di Tania Bruguera, invitata dal PAC di Milano con una personale, la prima italiana.

Nata a l’Avana nel 1968, l’artista del dissenso nella mostra “La verità anche a scapito del mondo”, ospitata fino al 13 febbraio, presenta una selezione di opere, installazioni e azioni - alcune delle quali attivate quotidianamente da performers - legate a temi fondamentali: i diritti umani, l’esclusione delle minoranze, la coercizione dei governi totalitari, i flussi migratori, l’esilio.
Non è solo una rassegna è impegno sociale, pensiero critico e arte partecipativa.

Profonda attivista, “artivista”, ha pagato sulla propria pelle carcere, arresti domiciliari per un anno e censure; così, dal 2009 è bandita da tutto e non le è permesso accedere ad alcun tipo d’istituzione culturale. Ha lasciato l’Avana in esilio solo in cambio del rilascio di 27 prigionieri cubani, artisti e attivisti - lei voleva fossero 40 - . Da qualche mese è negli Usa, dove insegna ad Harvard. “Vorrei tornare a Cuba. Non ho firmato alcun documento con scritto che me ne andavo per sempre…” puntualizza Tania.

Per entrare in mostra occorre aprire un pesante cancello di ferro, mentre si sente una voce leggere pagine di “Le origini del totalitarismo” di Hannah Arendt (da una citazione della politologa e filosofa ebrea deriva il titolo della mostra), performance di 100 ore avvenuta nella casa dell’artista a l'Avana nel 2015.
 
Un filo spinato, cucito a mano per la mostra da sopravvissuti e discendenti di deportati durante la Seconda Guerra Mondiale, unisce le stelle della bandiera europea, appesa alla parete: denuncia corale contro le ingiustizie dei migranti.

Si rimane attoniti nella stanza accanto dove, accecati da una luce abbagliante, si sentono rumori evocativi della fabbrica di munizioni situata vicino alla città tedesca di Kassel, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Una sala accoglie poi l’installazione “Crying Room”: vi si accede solo con un numero timbrato, sul braccio, in continua crescita e aggiornato quotidianamente. La cifra, in rosso, si riferisce a tutti coloro che quest’anno hanno attraversato e perso la vita nel Mediterraneo.
Dentro, la stanza è vuota e luminosissima con un composto organico al mentolo che provoca lacrimazione. “Un’empatia forzata”, così la definisce l’artista.

Bare e cumuli di sabbia, che rappresentano esplosioni, nell’installazione dedicata al delicato rapporto tra Israele e Palestina. L’autrice vuole ricordarci l’urgenza di trovare una soluzione diplomatica e pacifista.

Ecco poi un corridoio buio saturo dell’odore acre della canna da zucchero: si cammina con cautela sulle canne, mentre tre performer cubani nudi elencano a voce alta i nomi degli oltre 500 prigionieri politici nelle carceri cubane, in seguito alle manifestazioni pacifiste dell’11 luglio scorso. E ancora…

“La verità anche a scapito del mondo”

PAC Padiglione d’Arte Contemporanea - Via Palestro 14 - Milano

27 novembre 2021 – 13 febbraio 2022 

Orari: da martedì a domenica 10:00 - 19:30, giovedì 12:00 - 22:30