A Gaza il genocidio continua: in un giorno uccisi 40 bambini
Con l’attenzione dirottata sull’Iran, prosegue la mattanza dei palestinesi. Devastata per sempre la salute mentale di molti bambini sopravvissuti
Guerra Israele-Hamas, il massacro di 40 bambini in una sola giornata
È una strage senza fine quella commessa dagli israeliani contro i palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. Solo nella giornata di ieri sono più di una sessantina i nativi palestinesi rimasti uccisi, 40 di loro erano bambini, di età compresa fra 1 e 10 anni. E malgrado Israele abbia annunciato il ritiro di quasi tutti i suoi contingenti di terra dalla Striscia occupata, giustificando la decisione con la necessità di far riposare le truppe, impegnate da mesi in “sfiancanti combattimenti”, la carneficina a Gaza prosegue, senza sosta, in vista della temuta e inutilmente osteggiata soluzione finale: l’invasione di Rafha e la sua distruzione, con grave danno per l’oltre milione e mezzo di palestinesi stipati in un fazzoletto di sabbia dove prima del 7 ottobre vivevano poco più di 250.000 anime. Il governo di Netanyahu ha già acquistato 40mila tende per “dislocarne altrove una parte“. Ironia della sorte, la zona individuata per montarle è quella di Khan Yunis, dove la macelleria israeliana è stata fra le più cruente e spietate.
Nelle ultime 24 ore l’aviazione dello stato ebraico ha preso di mira un parco giochi per bambini e un affollato mercato alimentare del campo profughi di al-Maghazi, uccidendo 13 persone, 7 dei quali erano bambini. In un altro attacco aereo a Rafah sono rimaste uccise quattro persone e decine sono quelle ferite. Nella cittadina di Beit Hanoon i carri armati israeliani hanno circondato alcune scuole e le case vicine, miracolosamente rimaste in piedi, nelle quali si erano rifugiate numerose famiglie di sfollati. Secondo le testimonianze raccolte dai giornalisti della Reuters “I soldati di occupazione hanno ordinato a tutte le famiglie che si trovavano all’interno delle scuole e delle case di evacuare. I soldati hanno poi arrestato molti uomini”. Beit Hanoon è stata una delle prime zone prese di mira dall’offensiva di terra israeliana a Gaza. Prima del 7 ottobre era abitata da 60.000 persone ed era conosciuta come “il cesto di frutta” per via dei suoi rigogliosi frutteti. I pesanti bombardamenti l’hanno trasformata in una città fantasma disseminata da cumuli di macerie.
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Molte famiglie che erano tornate a Beit Hanoon e Jabalia nelle ultime settimane dopo il ritiro delle forze israeliane, sono state costrette a far fagotto di nuovo e andarsen a causa dei nuovi raid che hanno trasformato l’intera Striscia in una trappola senza scampo, nella quale i palestinesi vagano in cerca di salvezza come trottole impazzite. “Non ho più una casa, un marito, non ho più niente” racconta Wafaa Issa al-Nouri a un giornalista di Al-Jazeera “I miei fratelli erano seduti vicino alla porta, mio fratello è rimasto ferito e anche suo cugino. Mio figlio stava giocando vicino alla porta ed è stato ucciso". Fra le lacrime continua a ripetere straziata, come un disco rotto: "Non abbiamo fatto niente, giuro che non abbiamo fatto niente!".
Secondo un’analisi preliminare delle immagini fornite dal Centro satellitare delle Nazioni Unite pubblicata questo lunedì, risulta che circa il 90% dei circa 4.000 edifici situati lungo il confine orientale di Gaza con Israele sono stati distrutti o irrimediabilmente danneggiati.
In Cisgiordania non si fermano gli attacchi dei coloni ebrei contro i nativi palestinesi. Da giorni sono usciti allo scoperto e con una furia metodica mai vista imperversano lasciando dietro di sé una scia di fumo, sangue, disperazione e morte. Il pretesto con il quale si giustificano queste azioni di guerriglia urbana e rurale è il ritrovamento del corpo del pastore quattordicenne scomparso venerdì 12 aprile e poi ritrovato morto il giorno dopo. Gli israeliani dicono sia stato ucciso; tuttavia le cause del decesso restano ignote dal momento che non è stato permesso di visionare il cadavere da parte di medici super partes.
Le Nazioni Unite e gli Stati Uniti, insieme ai gruppi che si battono per i diritti dei palestinesi, si uniscono alla crescente condanna internazionale degli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi. Ma come tutte le altre proteste, mozioni, risoluzioni e provvedimenti, le condanne scivolano via su Israele come l’acqua su un impermeabile.
Sullo sfondo restano i bambini di Gaza, il volto tragico di questa crudele vendetta che ci ostiniamo a chiamare guerra. Come ha ben riassunto un funzionario dell'UNICEF “le loro storie dipingono un quadro straziante delle conseguenze disumane di questo conflitto”. E Save the Children avverte: “la salute mentale dei bambini sopravvissuti è devastata”.