A Gaza il genocidio continua: in un giorno uccisi 40 bambini

Con l’attenzione dirottata sull’Iran, prosegue la mattanza dei palestinesi. Devastata per sempre la salute mentale di molti bambini sopravvissuti

di M. Alessandra Filippi
Gaza bambini
Economia

Guerra Israele-Hamas, il massacro di 40 bambini in una sola giornata

È una strage senza fine quella commessa dagli israeliani contro i palestinesi della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. Solo nella giornata di ieri sono più di una sessantina i nativi palestinesi rimasti uccisi, 40 di loro erano bambini, di età compresa fra 1 e 10 anni. E malgrado Israele abbia annunciato il ritiro di quasi tutti i suoi contingenti di terra dalla Striscia occupata, giustificando la decisione con la necessità di far riposare le truppe, impegnate da mesi in “sfiancanti combattimenti”, la carneficina a Gaza prosegue, senza sosta, in vista della temuta e inutilmente osteggiata soluzione finale: l’invasione di Rafha e la sua distruzione, con grave danno per l’oltre milione e mezzo di palestinesi stipati in un fazzoletto di sabbia dove prima del 7 ottobre vivevano poco più di 250.000 anime. Il governo di Netanyahu ha già acquistato 40mila tende per “dislocarne altrove una parte“. Ironia della sorte, la zona individuata per montarle è quella di Khan Yunis, dove la macelleria israeliana è stata fra le più cruente e spietate.

Nelle ultime 24 ore l’aviazione dello stato ebraico ha preso di mira un parco giochi per bambini e un affollato mercato alimentare del campo profughi di al-Maghazi, uccidendo 13 persone, 7 dei quali erano bambini. In un altro attacco aereo a Rafah sono rimaste uccise quattro persone e decine sono quelle ferite. Nella cittadina di Beit Hanoon i carri armati israeliani hanno circondato alcune scuole e le case vicine, miracolosamente rimaste in piedi, nelle quali si erano rifugiate numerose famiglie di sfollati. Secondo le testimonianze raccolte dai giornalisti della Reuters “I soldati di occupazione hanno ordinato a tutte le famiglie che si trovavano all’interno delle scuole e delle case di evacuare. I soldati hanno poi arrestato molti uomini”. Beit Hanoon è stata una delle prime zone prese di mira dall’offensiva di terra israeliana a Gaza. Prima del 7 ottobre era abitata da 60.000 persone ed era conosciuta come “il cesto di frutta” per via dei suoi rigogliosi frutteti. I pesanti bombardamenti l’hanno trasformata in una città fantasma disseminata da cumuli di macerie. 

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Molte famiglie che erano tornate a Beit Hanoon e Jabalia nelle ultime settimane dopo il ritiro delle forze israeliane, sono state costrette a far fagotto di nuovo e andarsen a causa dei nuovi raid che hanno trasformato l’intera Striscia in una trappola senza scampo, nella quale i palestinesi vagano in cerca di salvezza come trottole impazzite. “Non ho più una casa, un marito, non ho più niente” racconta Wafaa Issa al-Nouri a un giornalista di Al-Jazeera “I miei fratelli erano seduti vicino alla porta, mio fratello è rimasto ferito e anche suo cugino. Mio figlio stava giocando vicino alla porta ed è stato ucciso". Fra le lacrime continua a ripetere straziata, come un disco rotto: "Non abbiamo fatto niente, giuro che non abbiamo fatto niente!". 

Secondo un’analisi preliminare delle immagini fornite dal Centro satellitare delle Nazioni Unite pubblicata questo lunedì, risulta che circa il 90% dei circa 4.000 edifici situati lungo il confine orientale di Gaza con Israele sono stati distrutti o irrimediabilmente danneggiati

In Cisgiordania non si fermano gli attacchi dei coloni ebrei contro i nativi palestinesi. Da giorni sono usciti allo scoperto e con una furia metodica mai vista imperversano lasciando dietro di sé una scia di fumo, sangue, disperazione e morte. Il pretesto con il quale si giustificano queste azioni di guerriglia urbana e rurale è il ritrovamento del corpo del pastore quattordicenne scomparso venerdì 12 aprile e poi ritrovato morto il giorno dopo. Gli israeliani dicono sia stato ucciso; tuttavia le cause del decesso restano ignote dal momento che non è stato permesso di visionare il cadavere da parte di medici super partes. 

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Le Nazioni Unite e gli Stati Uniti, insieme ai gruppi che si battono per i diritti dei palestinesi, si uniscono alla crescente condanna internazionale degli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi. Ma come tutte le altre proteste, mozioni, risoluzioni e provvedimenti, le condanne scivolano via su Israele come l’acqua su un impermeabile.

Sullo sfondo restano i bambini di Gaza, il volto tragico di questa crudele vendetta che ci ostiniamo a chiamare guerra. Come ha ben riassunto un funzionario dell'UNICEF “le loro storie dipingono un quadro straziante delle conseguenze disumane di questo conflitto”. E Save the Children avverte: “la salute mentale dei bambini sopravvissuti è devastata”.

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