Acea, l'acqua sempre più al centro del piano. Ma serve un'infrastruttura

L'investimento medio annuo pro capite in Italia si attesta sui 56 euro, contro una media europea di 78 euro

di Redazione Economia
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Fabrizio Palermo, Ad di Acea
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Acea, l'acqua sempre più al centro del piano. Ma serve un'infrastruttura

L'Italia presenta da tempo un problema strutturale nei suoi impianti. È significativo notare che il 60% delle reti di distribuzione idrica in tutto il Paese ha oltre 30 anni di età, con un ulteriore 25% risalente addirittura a cinquant'anni fa. Questa obsolescenza è responsabile del 42,4% delle perdite riscontrate nelle tubature, senza trascurare il divario storico tra le regioni settentrionali e meridionali. Nonostante questa situazione, l'Italia è un Paese che richiede un elevato consumo d'acqua. Ogni anno vengono infatti consumati 26 miliardi di metri cubi di acqua nel nostro Paese, di cui gran parte (60%) è destinata all'agricoltura, al settore industriale/energetico (25%) e agli usi civili (15%). In questo contesto opera il gruppo Acea, che si impegna a colmare il divario infrastrutturale accentuato recentemente da un carente investimento nel settore idrico, pari al 50% in meno rispetto alla media europea. L'investimento medio annuo pro capite in Italia si attesta sui 56 euro, contro una media europea di 78 euro. Questi dati si inseriscono in un contesto in cui la disponibilità di acqua è diminuita del 20% dall'inizio del Novecento. 

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Pertanto, secondo il CEO del gruppo, Fabrizio Palermo, la questione dell'acqua è una sfida urgente per il Paese. "L'acqua - ha affermato recentemente il dirigente - contribuisce al 18% del PIL, coinvolgendo il 20% della forza lavoro totale. Il governo ha recentemente avviato importanti interventi, con l'obiettivo di definire significativi investimenti a livello nazionale. È necessario valorizzare il tema degli invasi, che potrebbero mitigare il problema idrico, e investire nelle tecnologie." Palermo ha sottolineato l'importanza di intervenire immediatamente e in modo coordinato per ottenere benefici tangibili, anche se l'assenza di una rete idrica integrata, a differenza di quanto avviene per gas e elettricità, costituisce un ostacolo significativo. Il gruppo Acea può contare su 680 milioni di euro provenienti dall'Unione Europea, nell'ambito dei fondi Pnrr, da investire nel settore idrico. Acea Ato 2, responsabile del servizio a Roma, ha ottenuto un quarto di tali risorse, pari a 227 milioni di euro. 

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L'espansione dell'acquedotto del Peschiera, uno dei più grandi della Capitale e d'Europa, attivo da oltre 80 anni, è finanziata con un investimento totale di 1,5 miliardi di euro. Questo progetto prevede la costruzione di un acquedotto parallelo lungo 25 chilometri, oltre a una nuova linea di adduzione e collegamento. La parola d'ordine è l'efficienza: il gruppo si avvarrà di una maggiore digitalizzazione per monitorare meglio le reti e avvierà progetti per la depurazione e la fognatura. Pur apprezzando l'impegno di Acea nel rinnovare il settore idrico italiano, è importante considerare una riflessione avanzata da Palermo, che evidenzia due problemi principali nel sistema italiano: la frammentazione e i prezzi. In particolare, la frammentazione del mercato con circa 2.500 operatori costituisce un ostacolo significativo. Infine, per quanto riguarda le tariffe, è necessario trovare un equilibrio tra incentivare settori che utilizzano l'acqua come fattore produttivo e garantire la sostenibilità economica complessiva del sistema.