Msc, Aponte naviga in acque ancora agitate: crescono le perdite di Grandi Navi Veloci
La società di navigazione controllata dalla lussemburghese Sas Shipping Agencies Services di Gianluigi Aponte, proprietario di Msc, ha deciso di riportare a nuovo la perdita di 156,8 mln peggiore di quella del 2022
Aponte in acque agitate, ma crescono ricavi e fatturato di Grandi Navi Veloci (Gnv)
Acque ancora molto agitate per Grandi Navi Veloci (Gnv), società di navigazione controllata dalla lussemburghese Sas Shipping Agencies Services di Gianluigi Aponte, proprietario di Msc, e guidata dall’amministratore delegato Matteo Catani. Qualche settimana fa, infatti, l’assemblea degli azionisti presieduta da Pierfrancesco Vago ha deciso di riportare a nuovo la perdita di 156,8 milioni di euro segnata nel bilancio ordinario 2023 peggiore di quella di 125,7 milioni dell’esercizio precedente portando così il disavanzo non ripianato a oltre 350 milioni.
Il 2023, peraltro, ha visto anche bruciare nel porto di Palermo il traghetto di proprietà denominato “La Superba”, ma i numeri dello scorso anno, in piena ripresa dopo pandemia e lockdown, sono stati segnati da un lieve amento dei ricavi caratteristici anno su anno da 564,4 a 570,6 milioni. Anche se i prezzi delle materie prime (carburante e combustibili) sono diminuiti da 297,5 a 248,6 milioni, il conto economico è stato “azzoppato” da oneri non ricorrenti per 18 milioni legati perlopiù all’incidente citato, tanto che ebitda ed ebit, già negativi, sono peggiorati anno su anno da -59,2 a -70,8 milioni e da -115,8 a 135,3 milioni.
L’aumento del fatturato è dovuto da un lato ai ricavi passeggeri progrediti anno su anno da 317 a 342,7 milioni con i servizi di bordo saliti da 40,2 a 43,4 milioni mentre sono calati quelli del settore merci da 167,7 a 154,7 milioni e del settore noleggi da 39,4 a 29,6 milioni. Gnv ha visto il numero dei passeggeri aumentare del 5,2% a oltre 2,4 milioni di unità, di cui il 60,1% con auto al seguito rispetto al 56,2% del 2022. La crescita dei ricavi s’è verificata in un anno nel quale il costo del lavoro è progredito del 7,1% mentre dal punto di vista patrimoniale la posizione finanziaria netta a debito è salita a 384 milioni dai 352 milioni del precedente esercizio 352 milioni a fronte di un patrimonio netto passato in negativo per 28 milioni.