Agp, i conti di Boccia alle prese con il debito: perdite e passivi per l'azienda dell'ex di Confindustria

La crisi di Agb arriva da lontano ed è iniziata con la pandemia nel 2020 ma s’è catalizzata nel bilancio del 2023 approvato poche settimane fa

di Andrea Giacobino
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Arti Grafiche Boccia, l’azienda del presidente di Confindustria tra perdite e passivi

E’ stato il trentesimo presidente di Confindustria, alla cui testa è rimasto nel quadriennio 2016-2020, ma ora la sua azienda si trova in una grave crisi. Qualche giorno fa, infatti, Giorgio Jachia giudice delegato del tribunale di Salerno ha nominato Eduardo Grimaldi commissario della Arti Grafiche Boccia (Agb) ammessa al procedimento unitario di composizione della crisi. Agb è controllata dall’imprenditore campano Vincenzo Boccia, che ne è amministratore unico e che è stato appunto presidente dell’associazione degli industriali.

La crisi di Agb arriva da lontano ed è iniziata con la pandemia nel 2020 ma s’è catalizzata nel bilancio del 2023 approvato poche settimane fa che a fronte di ricavi all’incirca stabili a 15 milioni di euro ha evidenziato però una perdita salita anno su anno da 3,7 a 6,3 milioni che sommata agli oltre 16 milioni di passivo accumulato negli anni precedenti ha fatto precipitare il patrimonio netto in negativo per quasi 20 milioni a fronte di debiti per oltre 30 milioni.

Il tribunale ha quindi accolto il ricorso presentato dagli avvocati Ernesto Apuzzo, Francesco Gallo e Simone Demurtas di PwC Tls in cui si spiega che l’azienda già nel 2020 aveva avviato un piano di risanamento tramite un accordo con le banche creditrici e l’apporto di Invitalia tramite un prestito obbligazionario di 2,8 milioni. Lo scorso anno Agb aveva poi chiesto l’accesso alla composizione negoziata della crisi, disegnando un nuovo piano di risanamento che prevede sia un accordo fiscale con l’Agenzia delle Entrate (che però s’è opposta) sia la cessione del principale ramo d’azienda a una newco mista fra Invitalia e Promomedia, socio di minoranza di Agb, garantendo così la continuità aziendale. Nel piano è previsto anche un rafforzamento patrimoniale di 23,3 milioni attingendo al Fondo Salvaguardia Imprese gestito da Invitalia.

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Il tribunale ha preso la sua decisione anche perché a fianco del piano attestato da Luciano Bifolco, Agb ha depositato accordi di ristrutturazione del debito sia con i creditori (Amco, Banca di Credito Popolare, Bper, Sace, Intesa Sanpaolo, Banca del Mezzogiorno, Prelios) sia con i fornitori.