Alitalia, l'interesse nazionale l'hanno raggiunto le compagnie low cost

Secondo l'ex giudice Paolo Maddalena ricorrendo all'articolo 43 della Costituzione l'Alitalia può essere salvata

di Giacomo Costa
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Economia
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A volte ritornano. I pensieri. Che pensieri? I pensieri di possibili appigli quando, ad esempio, si sta franando, nel sogno o nella realtà. Ogni volta che l’Alitalia è stata sul ciglio del baratro, qualche volonteroso salvatore ha estratto dalla tasca l’art. 43 Cost., l’ha spolverato, esibito come in un ostensorio, e reinterpretato. E senza bisogno di altre azioni, il miracolo salvifico è avvenuto. Questo mese è stata la volta del Prof. Maddalena, giurista onusto di studi e di onori (VicePresidente emerito della Corte Costituzionale, non di meno.)

Maddalena parte da una diagnosi: ciò che ha rovinato l’Alitalia è che a un certo punto la sua forma giuridica è stata alterata (dal malvagio Berlusconi) con la trasformazione da azienda di Stato in società per azioni. Così è potuta iniziare una ridda di passaggi di mano, cioè di transazioni di mercato, da Colaninno e Etihad e ritorno allo Stato, che hanno finito per portarla sul lastrico lordando la sua immacolatezza pubblica.

I migliori esperti, ad esempio l’economista Ugo Arrigo, fanno notare che i guai dell’Alitalia precedono di molto la privatizzazione decisa nel 2008 da Berlusconi su suggerimento di Passera. Invero nel suo “I numeri di Alitalia. Qual è stata la peggior gestione dal 1992?” il Sussidiario.net, 9/06/2021, Arrigo indica una possibile decisione fatale: “il consistente ridimensionamento spontaneo dell’offerta sul lungo raggio, attuato a seguito dell’adesione nello stesso anno 2001 all’alleanza internazionale SkyTeam, fondata l’anno prima. Questa è stata la scelta peggiore in tutta la storia dell’azienda dato che ha rappresentato l’avvio del sentiero del declino che l’avrebbe portata nei venti anni seguenti a farsi massacrare economicamente dalla concorrenza dei vettori low cost sul medio raggio nazionale ed europeo sul quale aveva scelto di concentrarsi”, che parrebbe avere un non trascurabile potere esplicativo. I dirigenti pubblici di Alitalia non capirono e successivamente si rifiutarono di capire come e dove tirava il vento.

Ma questo è troppo superficiale per il Maddalena, che continua a volare alto. Ad un’altezza così vertiginosa che rischia di raggiungere il lapalissiano: l’Alitalia si salverà portandola in una specie di inaccessibile sancta sanctorum, il recinto dei beni demaniali. Cioè quei beni che appartenendo intimamente e inalienabilmente al Popolo tutto e dunque al suo Stato non possono dar luogo a fallimenti, e dunque essere sottratti da avidi trafficanti al Popolo e allo Stato. E come si compirebbe questa nuova, e definitiva, trasformazione? Ricorrendo all’art. 43 cost. che ne consentirebbe la requisizione sovrana. Eccolo:

A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale. Ci sarebbero alcune lievi difficoltà nell’applicarlo all’Alitalia. Tre almeno: 1) l’Alitalia è già nelle mani dello Stato, il quale, “ai fini di utilità generale”, vorrebbe disfarsene, non cominciare a tenersela. Inoltre, tra i beni discrezionalmente e non obbligatoriamente acquisibili vi sarebbero imprese monopolistiche “di preminente interesse generale”.

Presumibilmente il costituente pensava a dei monopoli naturali che una gestione pubblica avrebbe potuto rendere più efficiente oltre che più favorevole ai consumatori. Comunque sia, 2), l’Alitalia non è un monopolio, e tanto meno un monopolio naturale. Inoltre, 3) non è “di preminente interesse nazionale”, un concetto che si presta a notevoli abusi retorici in cui rifulsero Berlusconi e Formigoni: ma come! Non sarebbe di preminente interesse nazionale che il paese possa contare su una sua compagnia di bandiera, che garantisca che i turisti che vogliono visitare l’Italia non vengano invece capziosamente sedotti e deviati verso altre capitali, quando non volenti o nolenti sbarcati a Parigi, o Berlino, o Madrid!?

No. Di interesse nazionale è che in questo settore, come in ogni altro (ad esempio quelli vitali del pane, della pasta, della conserva di pomodoro), l’attività produttiva si svolga regolarmente, e in condizioni concorrenziali: non che venga svolta da un monopolio di Stato. Il “preminente interesse nazionale” di far viaggiare in aereo per l’Europa gli italiani lo hanno pienamente raggiunto le compagnie low cost. Lo Stato deve subentrare dove il mercato non è in grado di fornire beni in modo efficiente: nell’offerta di beni pubblici (ad esempio il sostegno della ricerca scientifica e delle attività culturali), che non sono beni prodotti da imprese di proprietà pubblica: che hanno invece sfornato i gelati, le merendine, i panettoni. Nella prospettiva del giudice Maddalena il problema di una condotta efficiente di Alitalia scompare. Una volta trasformata in un’ “impresa di Stato”, entra in una sorta di nicchia oscura totalmente protetta e può vivere felice in eterno a nostro carico, lei e i suoi dipendenti.