Amazon/ Hedge fund, Cadabra, 20mila $ di ricavi a settimana:gli inizi di Bezos
L'uomo più ricco del mondo lascia il timone del colosso dell'e-commerce dopo un quarto di secolo. I primi passi dopo la prestigiosa laurea a Princeton
Jeff Bezos lascia il posto di ceo di Amazon per dedicarsi alle sue altre passioni, su tutte la corsa allo spazio che al momento lo vede un po’ in ritardo rispetto ai concorrenti Richard Branson ed Elon Musk. Ma chi è il fondatore del colosso dell’e-commerce?
Prima di tutto, scordiamoci il sogno americano dell’uomo di umili origini che arriva fino alla vetta del mondo. Dimentichiamoci anche una storia di riscatto e di rivincita dopo un’infanzia tormentata. Nato come Jeffrey Preston Jorgensen, ma adottato legalmente dal patrigno Miguel Bezos, il patron di Amazon è cresciuto negli Stati del sud, tra New Mexico e Texas, in quell’iconografia a stelle e strisce che ha dato vita alla splendida serie Breaking Bad. Il patrigno è un ingegnere petrolifero e Jeff decide di seguirne le orme.
Anche qui, la laurea arriva in uno degli atenei dell’Ivy League, a Princeton. Siamo nel 1986 e il giovane ventiduenne Jeff sceglie di monetizzare rapidamente: va a lavorare a Wall Street in un hedge fund di cui diventa vicepresidente. Nel 1992 la Corte Suprema gli dà – involontariamente – una mano: stabilisce che per pagare le tasse in un determinato stato dell’Unione non basta farci affari, serve avere una sede fisica.
Jeff lo prende come un segno del destino: nel 1994 molla New York e gli hedge fund e guida per giorni fino ad arrivare a Seattle. Città per niente avara di talento musicale (da Jimi Hendrix ai Nirvana fino ai Pearl Jam) e ancora meno per quanto concerne la tecnologia, visto che un certo William Gates è nato lì. Corre Bezos e apre un’azienda che si chiama Cadabra e che vende articoli tramite internet.
Ma il nome è bruttocchio e non piace a nessuno. Non sarebbe meglio… Amazon in ossequio al fiume? Inizialmente il sito vende solo libri. Siamo nel 1995 e la prima di tante sfide viene lanciata alla catena Barnes&Nobles (che cercherà di fermare l’ascesa, perdendo, tramite le aule di tribunale). Il fenomeno funziona, Bezos fattura 20mila dollari a settimana e sposta la sede fiscale nel Delaware.
Nel 1997 la creatura è talmente cresciuta da essere pronta per farsi conoscere da potenziali investitori. Che ci credono a tal punto da foraggiarla nonostante non faccia utili. La scalata è sempre più rapida. Nel 1999 Bezos è eletto uomo dell’anno dalla rivista Time.
Passano due anni e c’è un altro colpo di fortuna: la bolla delle “dot com”. Molte creature tecnologiche quotate miliardi di dollari sul Nasdaq si schiantano lasciando gli investitori con un pugno di mosche, ma chi rimane è “best of breed”, il migliore nel suo campo. E Amazon rimane in piedi. Proprio nel 2001 Amazon realizza il suo primo utile (5 milioni) e fattura oltre un miliardo.
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Altra intuizione geniale: puntare sui server. Per un lungo periodo Aws, la divisione che vende spazi di storage alle aziende, è quella più remunerativa. In questo modo, ci si può permettere di far pagare 9,99 dollari (o euro) le consegne gratuite per un anno. E si ammazza sostanzialmente il mercato concorrente. Oggi, a meno di non comprare un elettrodomestico ingombrante con installazione annessa, chi sarebbe disposto a pagare le spese di spedizione?
Oggi che è il primo giorno “del resto della vita” di Bezos, che cosa rimane dell’uomo più ricco del mondo? Prima di tutto, una montagna di soldi. Tra lui e l’ex moglie hanno una fortuna cumulata stimabile in circa 260 miliardi di dollari. Sono cifre mai viste, cose che farebbero impallidire Creso o Re Mida.
Rimane, soprattutto, un vorace desiderio di cercare nemici, metterli nel mirino e poi annientarli. Ora, nella corsa verso lo spazio, Bezos è più indietro. Ma c’è da scommettere che non impiegherà molto per raggiungere e poi superare i suoi competitor, anch’essi miliardari ma, al contrario di Jeff, decisamente più eccentrici.
Il nuovo ceo di Amazon, Andy Jassy, l’uomo che ha portato Aws a diventare la gallina dalle uova d’oro, si trova tra le mani un gigante che nel 2021 supererà i 400 miliardi di dollari di fatturato, con un utile quasi raddoppiato rispetto al 2019 a quota 22 miliardi di dollari. Anche in questo caso, per ottenere questi risultati, Jeff Bezos ha avuto bisogno di una spintarella dalla sorte, nel senso che la pandemia che ha costretto il mondo a casa ha moltiplicato le occasioni di acquisto online. Non serve neanche dire chi è cresciuto più di tutti.
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Se Jassy vorrà eccellere nel suo operato dovrà guardare con attenzione a Microsoft. Steve Ballmer, che è succeduto a Gates, non aveva né il genio né le capacità manageriali del suo predecessore. Risultato: si è scelto di non puntare sugli smartphone (come invece ha fatto Apple) e si è deciso di non guardare al futuro. Ballmer ha provato a scimmiottare Gates, esacerbando gli animi in azienda. In molti tra gli executive di Redmond, sono scappati a gambe levate.
Satya Nadella, l’attuale ceo, ha invece riportato il sereno in azienda. E lo ha fatto cambiando registro sotto tutti i punti di vista. Ha deciso che l’intelligenza artificiale sarebbe stata il futuro e ci ha puntato. Oggi Microsoft e un’altra trillion company e guarda dall’alto in basso tanti colossi del tech. Se Jassy sarà capace di dare nuova linfa all’azienda, avrà vinto la sua battaglia. Altrimenti dovrà “accontentarsi” di ricevere paccate di soldi senza però lasciare un segno nel mondo della tecnologia. A lui la scelta.