Angelini esce da Mediobanca: così riorganizza il suo business

Il gruppo ha scelto di ridurre l'esposizione al settore bancario, approfittando anche delle buone performance del titolo Mediobanca

di Redazione Economia
Economia

Angelini esce da Mediobanca: così riorganizza il suo business

Dopo oltre due decenni, la famiglia Angelini, un investitore di lunga data in Mediobanca con una partecipazione nel patto di consultazione, ha deciso di uscire dal capitale della banca d'affari guidata da Alberto Nagel, cedendo la loro quota dello 0,47%. La dinastia romana, alla guida di un conglomerato aziendale con un fatturato superiore ai due miliardi di euro - operante in settori che vanno dalla farmaceutica ai beni di consumo, dalle tecnologie industriali al private equity e venture capital - aveva iniziato il suo coinvolgimento nel capitale di Mediobanca nel 2001, entrando subito a far parte del patto di sindacato dell'epoca. Tale patto, che una volta era considerato un "salotto buono" per gli azionisti storici della banca, è stato trasformato nel tempo in un accordo più leggero di consultazione, che attualmente coinvolge circa l'11% del capitale del gruppo bancario. 

LEGGI ANCHE: Unipol, Cimbri gela Montani (Bper): “Rinnovo? Posso dirgli di stare sereno”

Questa decisione è stata comunicata da Mf e il patto stesso è presieduto da Angelo Casò. Durante l'incontro di ieri, i membri del patto, soliti sostenitori del management di vertice, hanno esaminato i risultati del primo semestre (da notare che Mediobanca chiude l'anno finanziario a giugno) e hanno preso nota degli aggiornamenti sulle partecipazioni. In particolare, è stato annunciato che il pacchetto di quattro milioni di azioni detenuto da Angelini Investments, società del gruppo Angelini guidato da Sergio Marullo di Condojanni, è stato venduto in blocco, generando un introito di circa 50 milioni di euro. Tali azioni sono state acquisite da Plt Holding, una società controllata dalla famiglia Tortora di Cesena, attiva nel settore dell'energia eolica. Alla fine del 2022, i Tortora avevano già venduto a Plenitude, una controllata del gruppo Eni attiva nelle rinnovabili, la società Plt Energia con attività in Italia e Spagna, operazione che ha fruttato oltre 800 milioni di euro alla holding romagnola. La decisione di investire una parte di questa liquidità in Mediobanca è stata presa considerando l'interesse per la strategia industriale delineata da Nagel nel nuovo piano triennale, che punta a potenziare il wealth management. Come dichiarato dalla società romana a MF-Milano Finanza, il gruppo ha scelto di ridurre l'esposizione al settore bancario, approfittando anche delle buone performance del titolo Mediobanca, che ha raggiunto il suo massimo dal 2008

LEGGI ANCHE: Mediobanca, relazione semestrale al 31 dicembre: utile netto oltre €610 mln

Durante l'assemblea di ottobre, con Delfin che esercitava pressioni sulla governance, gli Angelini si erano astenuti sia sulla lista dei candidati al consiglio di amministrazione sia sulla remunerazione dei dirigenti. Inoltre, nel patto è entrata Valsabbia Investimenti, una holding finanziaria-industriale di proprietà delle famiglie Brunori, Oliva e Cerqui di Brescia, con una quota dello 0,13% nel capitale, portando la loro partecipazione complessiva al 10,98%. La società di Odolo controlla Ferrera Valsabbia, un polo siderurgico con un fatturato di quasi 600 milioni di euro, e Ecoacciai, attiva nel riciclo di rottami metallici con oltre 310 milioni di euro di ricavi, oltre a detenere quote in Generali e Intesa Sanpaolo.
 

Tags:
angelinibusinessmediobanca