Appalti/ Te lo do io il Ponte: Salini, ecco l'uomo più potente d'Italia

Webuild: ritratto di Pietro Salini, volto protagonista della crescita esponenziale dell'attuale terzo player italiano del settore delle costruzioni

di Redazione Economia
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Pietro Salini, dagli albori della carriera alla nascita di Webuild. Il ritratto dell'erede e Amministratore delegato dell'ex "Impregilo"

Nella saga lunga e complessa delle grandi opere, l'ultimo capitolo porta il nome di Webuild, una multinazionale italiana che si staglia nell'ambito delle costruzioni e dell'ingegneria civile in oltre 50 Paesi. Dietro a questo gigante del settore si cela una storia intricata, che ha visto la trasformazione di Salini Impregilo in Webuild, guidata dalla figura di Pietro Salini. Un manager potente e molto riservato, che ha ereditato un'azienda in salute e l'ha resa un campione nel mondo delle costruzioni. Lontanissimo dalla "Roma godona" che tanto illumina e accende l'immaginario collettivo. 

Non c'è grande opera in Italia e nel mondo, infatti, che sfugga al controllo dell'azienda: dalla metropolitana di Roma e Milano al Ponte di Messina, dallo stadio del Milan alle commesse all'estero. L'azienda che porta il suo nome, il consorzio Salini, ha origine a Roma nel 1936 quando Pietro Salini, antenato dell'attuale CEO, avvia l'attività nel settore delle costruzioni. Nello stesso anno, l'azienda ottiene un contratto per l'ampliamento dello Stadio dei Cipressi. Nel 1956, Simonpietro Salini, figlio maggiore del fondatore, inizia a collaborare con il padre nell'impresa di famiglia. 

Ma chi è Pietro Salini, nipote del patriarca? Laureato in Economia e Commercio presso l'Università La Sapienza di Roma, ha avviato la sua carriera nel 1987 all'interno del gruppo di famiglia, assumendo progressivamente ruoli di responsabilità nella gestione e nello sviluppo delle attività internazionali. Nella consueta (e invidiatissima) classifica annuale dei manager più pagati in Italia è al sesto posto con uno stipendio di 6,4 milioni. Ma la sua famiglia detiene poco meno del 40% del gruppo Webuild, quotato in Borsa con un controvalore intorno ai due miliardi di euro. Di lui si sa davvero poco. Figlio di Simonpietro (accreditato di una fortuna personale intorno a 1,5 miliardi di euro), ha nove fratelli. Uno di questi, Claudio, morì in un incidente stradale sulla Via Colombo a Roma mentre era alla guida della sua Porsche 911. Prima che venissero effettuati tutti gli accertamenti del caso, qualcuno fu pronto a scommettere che si trattasse di un sabotaggio e di un atto doloso per causare la morte di un manager di grande importanza. Falsità. Ma è emblematico che si sia ipotizzato un gesto volontario: fa capire quanto radicata sia la famiglia nel mondo imprenditoriale italiano. 

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Nel 1994, ha assunto la carica di Chief Executive Officer di Salini Costruttori SpA, una società in rapida espansione sia a livello nazionale che internazionale. Uno dei momenti cruciali della sua carriera è stato nel 2009, quando ha guidato l'acquisizione di Todini Costruzioni Generali SpA, operazione che ha trasformato Salini Costruttori nel terzo gruppo italiano nel settore delle costruzioni. Nel 2010, è stato nominato Chief Executive Officer di Todini Costruzioni Generali SpA, continuando a portare avanti la sua visione di crescita e sviluppo aziendale.

Nel corso degli anni successivi, Salini ha continuato a guidare il gruppo attraverso una serie di operazioni strategiche, tra cui l'acquisizione di azioni di Impregilo SpA, la sua incorporazione e la successiva nascita di Webuild. Anche la stessa Impregilo ha una storia legata a doppio filo con il capitalismo italiano, visto che nel 1959 è entrata nell'orbita Ifi-Fiat.  E' un'azienda con un forte legame con il capitalismo italiano. Dal 1994 al 1999 il presidente è stato Franco Carraro. Dal 2007 al 2011, la maggioranza azionaria (29,6% e contrassegnata come "Igli") era detenuta da un patto di sindacato tra le società Argofin (famiglia Gavio), Autostrade (famiglia Benetton) e Immobiliare Lombarda (famiglia Ligresti), con quote paritarie del 33%. Alla fine del 2011, tutte le quote azionarie di Igli sono state acquisite dal gruppo Gavio, diventando così l'azionista di maggioranza relativa. In questo periodo la vicepresidenza è assegnata a Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Autostrade che verrà poi convolto nella tragedia del Ponte Morandi del 14 agosto 2018. 

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Nel 2011, attraverso l'acquisto di azioni sul mercato, Salini entra nel capitale di Impregilo. A giugno del 2012 Salini S.p.A. acquisisce dal mercato una quota del 29,9% delle azioni di Impregilo, eguagliando quella del Gruppo Gavio. A luglio l'assemblea  dei soci, con il sostegno dei piccoli azionisti favorevoli a Salini, revoca gli amministratori in carica. Il giorno successivo, il nuovo Consiglio di Amministrazione insedia Pietro Salini come Amministratore Delegato e Claudio Costamagna come Presidente. A febbraio del 2013 Salini lancia un'Opa sulle azioni ordinarie di Impregilo, dando vita al gruppo industriale "Salini Impregilo" a partire dal gennaio 2014. Un gigante attivo nella realizzazione di grandi opere con circa 31.000 dipendenti provenienti da 88 paesi. Nel 2013, il gruppo registra ricavi di circa 4 miliardi di euro e un portafoglio ordini di circa 29 miliardi di euro, di cui 21,9 miliardi nel settore delle costruzioni. Nel novembre 2018, Salini Impregilo presenta un'offerta per Astaldi, il secondo gruppo italiano nel settore, che in quel periodo chiede il concordato preventivo al Tribunale di Roma a causa di un debito di 2 miliardi di euro con un portafoglio ordini superiore a 25 miliardi di euro.

Dopo mesi di negoziati con Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e le banche creditrici, il piano di Salini Impregilo per il salvataggio di Astaldi e la creazione di un grande gruppo italiano nel settore delle costruzioni, denominato "Progetto Italia", ottiene il via libera all'inizio di agosto 2019. Il 15 maggio 2020, Salini Impregilo cambia nome e marchio diventando Webuild. Attualmente ha operativi 12 cantieri, al momento, con fondi già stanziati - anche tramite Pnrr - che ammontano a complessivi 16 miliardi di euro. Si crea così un colosso delle infrastrutture partecipato, oltre che da Cdp al 19%, anche da Intesa e Unicredit che assommano poco meno del 10%.

Webuild non si limita al territorio italiano: la sua presenza si estende in cinque continenti, con una vasta gamma di progetti che spaziano dalle dighe agli aeroporti, dalle autostrade alle ferrovie. Tra i progetti più significativi figurano la Linea 4 della Metro di Milano, il Cityringen di Copenhagen e lo stadio Al Bayt in Qatar, che ha ospitato i Mondiali del 2022. Ma è ovvio che il progetto più affascinante e al tempo stesso discusso è quello del Ponte sullo Stretto. Un gigante di cui si parla dall'Unità d'Italia e su cui Matteo Salvini ha puntato parecchie fiches, tanto da aver ottenuto che metà della disponibilità della Manovra sia stato dirottato verso il Ponte. Un ircocervo i cui costi lievitano da decenni, sostanzialmente raddoppiando da quando si iniziò a parlarne seriamente con il Governo Berlusconi. Un'idea legata a doppio filo a Webuild e a Impregilo. 

Sul tema, Salini porta ovviamente acqua al suo mulino, dichiarando che le grandi opere sono spesso criticate inizialmente, specialmente dal punto di vista politico, ma successivamente dimostrano la loro utilità. Sottolinea che il ponte è fondamentale per unire la Sicilia all'Italia e all'Europa, riducendo l'isolamento dell'isola, che costa miliardi di euro ogni anno. Opere dappertutto, "mani in pasta" in ogni commessa di peso. E qualcuno ha provato a sollevare un dubbio: non sarà che si concentri nelle mani di Webuild un eccessivo potere, in una sorta di regime monopolistico? Salini, ovviamente, smentisce:  "Abbiamo solo il 2% dei cantieri in Italia".