AT&T al top per ricavi, Tim al 17° posto. In Italia WindTre la più redditizia
Il report dell'Area Studi Mediobanca sulle telco
Durante il periodo della pandemia in Europa e negli Stati Uniti il traffico telefonico è aumentato, ma i ricavi dei principali gruppi non sono migliorati. Tra l'alto le telco hanno reagito positivamente all'emergenza in termini di tenuta e qualità del servizio offerto. Sono le conclusioni del rapporto sul comparto delle tlc stilato dall'Area Studi Mediobanca, che ha preso in considerazione i 27 maggiori gruppi al mondo con un giro d'affari superiore a 10 miliardi di euro, nel periodo 2016-2020 e nella prima parte del 2021.
Del resto i conti economici degli operatori del settore sono stati gravati dall'aumento dei costi e dall'appiattimento dei ricavi favorito dall'ampia diffusione delle offerte "a pacchetto". Solo le telco asiatiche hanno chiuso i 12 mesi del 2020 con ricavi stazionari (+0,2%), mentre i fatturati dei gruppi americani ed europei sono diminuiti, rispettivamente, del 3,7% e del 3%.
Così nel 2020 i ricavi aggregati delle 27 principali telco mondiali sono stati pari a 1.080 miliardi, in diminuzione dell'1,9% sul 2019, ma in crescita dell'1,4% rispetto al 2016. Dall'analisi dell'Area Studi Mediobanca si evince che i ricavi dei 10 big player europei delle telco sono calati del 7% rispetto al 2016. Per contro stilando una classifica a livello mondiale per fatturato 2020, AT&T risulta in prima posizione con 140 miliardi di euro nel 2020.
Seguono Verizon (104,5 mld) e Deutsche Telekom (101 miliardi). Ed ancora, sono risultati in quarta posizione Nippon Telegraph and Telephone con un fatturato 2020 di 94,4 miliardi di euro, poi in quinta posizione China Mobile, con 91,8 miliardi, e in sesta China Telecom con 49,1 miliardi. Complessivamente la classifica ha visto nelle prime 17 posizioni 7 gruppi asiatici e 6 europei.
Telecom Italia si è posizionata nella 17esima posizione, con 15,6 miliardi. Il rapporto di Mediobanca evidenzia anche che lo scorporo di Warner Media da parte della AT&T e la cessione di Aol e Yahoo da parte di Verizon nel 2021 sanciscono la possibile fine dell'idillio nella convergenza tra le telco e la produzione di contenuti, con gli accordi di distribuzione tra i due settori che divengono ora la strada più percorsa.
Il business nel primo semestre. I primi sei mesi del 2021 hanno visto il fatturato aggregato dei 27 principali operatori mondiali del settore delle tlc invertire la rotta rispetto allo stesso periodo del 2020, vantando un progresso del 4,8% e portandosi a 555,5 miliardi di euro, grazie soprattutto alla crescita dell'8,5% dell'Asia & Pacifico (236,1 mld) alimentata in particolare modo dalle società cinesi (+12,7%). Sono andati bene anche i player delle Americhe (in crescita del 4,5% a 168 mld), mentre l'Europa è rimasta ancora al palo (-0,5%) con un fatturato aggregato di 151,4 miliardi.
Sempre nella prima parte del 2021 gli investimenti sono calati del 2,5%, con i tagli maggiori per Americhe e Asia&Pacifico (rispettivamente -11,1% e -10,1%), ma sono cresciuti del 20,6% per l'Europa che deve recuperare i ritardi nella diffusione del 5G, soprattutto nel confronto con Cina e Corea del Sud dove la penetrazione della nuova tecnologia (25,3% e 32,4% a fine giugno '21) è ben superiore alla media mondiale (5,7%) ed europea (1,6%). In Europa, Deutsche Telekom domina la classifica con ricavi nel primo semestre 2021 pari a 53 miliardi (+1,2% su base omogenea), seguita da Vodafone con 22,3 miliardi (+2,3%), Orange 20,9 miliardi (+0,5%), Telefonica 20,8 miliardi (-4%), BT Group 11,5 miliardi (-4,8%) e Tim 7,6 miliardi (-2,4%).
Redditività stabile nel periodo 2016-2020. Nel periodo 2016-2020 il settore ha difeso la redditività industriale, che è rimasta stabile con l'ebit margin attorno a quota 14,8%. Nel dettaglio tra i principali operatori internazionali Verizon vanta i margini industriali più elevati (ebit margin al 23,1%), seguita dalla giapponese KDDI (19,6%). In Europa, sul podio della redditività nel 2020 si sono attestate Telenor (ebit margin al 19,9%), Liberty G. (19,5%) e Swisscom (17,5%).
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Al quarto posto, inoltre, si è piazzato Bt Group (13,9%) e al quinto posto Telecom Italia (13,6%), che dunque ha battuto Orange (13,4%), Deutsche Telekom (12,2%), Telefonica (10,8%), Vodafone (9,3%) e Altice (8,4%). Sul fronte patrimoniale, il leverage delle tlc europee è triplo rispetto alle telco asiatiche e in peggioramento sul 2016 scontando anche l'applicazione dell'IFRS 16 nel 2019 con la contabilizzazione, relativamente alle big 10 europee, di 67 miliardi di debito aggiuntivo.
Swisscom ha la struttura finanziaria piu' solida (debiti finanziari sul capitale netto al 95,2%), anche se il livello è ben distante dalla percentuale media delle compagnie asiatiche, attorno al 64,2%. Telecom Italia, invece, ha un rapporto pari al 104,9%. Le compagnie con un rapporto tra debiti e capitale netto da livelli di guardia sono Telenor (343%) e (305%). Altice Europe, poi, ha un patrimonio negativo.
Il business in Italia. Nel nostro Paese Tim è risultato il primo operatore per fatturato nel 2020. La business unit italiana ha realizzato un giro d'affari di circa 12 miliardi di euro, in calo dell'8,4% sul 2019. Il gruppo si è posizionato davanti a Vodafone (5,1 mld; -9,4%), Wind Tre (4,9 mld; -3,7%) e Fastweb (2,3 mld; +3,6%), con Iliad in quinta posizione (0,7 mld; +58,3%).
Escludendo le start-up (Iliad e Open Fiber) e le più piccole Eolo, PosteMobile e Linkem, nel quinquennio Fastweb è l'unica a crescere (+28%), con investimenti industriali superiori alla media italiana. Anche nel 2020 rispetto al 2019, nel 2020 le big del comparto hanno accusato flessioni del fatturato tra il 3% e il 9%, mentre Fastweb è riuscita a vantare un rialzo del giro d'affari (+3,6%). Tra le società più piccole, poi, si sono distinte nel 2020 per performance dei ricavi Linkem (+18,5%), PosteMobile (+18,3%) ed Eolo (+25,6%). Tra le start-up, continua sono andate molto bene Iliad (+58,3%) e Open Fiber (+40,3%).
Sempre nel 2020 Wind Tre è risultato l'operatore con l'ebit margin più elevato (17,4%) seguito da BT Italia (16,6%) e Telecom Italia (13,4%), con gli utili di Wind Tre in spolvero (+414%) grazie ai minori interessi passivi iscritti a bilancio dopo la ristrutturazione dell'indebitamento realizzata nel 2019. Vodafone ha registrato un ebit margin frazionale pari allo 0,4%, mentre Tiscali un ebit margin negativo dell'8,5%. A livello di investimenti la fibra e il 5G sono stati il volano dell'ultimo periodo.
Se nel periodo 2016-2020 Fastweb ha realizza il maggior tasso medio di investimenti industriali sul fatturato (30,5%), nel 2020 tale percentuale si e' ridotta al 23,4%, inferiore rispetto a quella di Wind Tre al 24,1%. Telecom Italia ha registrato una percentuale del 21,8% (26,7% nel periodo 2016-2020), Vodafone del 17,9% (24,3%) e Tiscali del 22,8% (23,8%).
Il rapporto mette in evidenza che se nei primi sei mesi del 2021 il fatturato complessivo dei gruppi italiani di tlc e' calato, esattamente di 320 milioni rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (le sole Tim, Vodafone e Wind Tre hanno perso complessivamente 420 milioni di ricavi), le prospettive per il terzo trimestre non sono di una ripresa, a causa della concorrenza inferta anche dai nuovi operatori e dalla riduzione delle tariffe.