Atlantia, modello Exor:buyback da 1-2 mld, 600 mln di cedole e venture capital

La nuova vita della holding dei Benetton post-vendita di Autostrade: con 8 miliardi in cassa buyback da 1-2 mld, 600 mln di dividendi e corporate venture capita

di Marco Scotti
Economia
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Corre veloce Atlantia in borsa dopo gli incontri dell'amministratore delegato Carlo Bertazzo con la comunità finanziaria in cui la holding infrastrutturale controllata dai Benetton ha presentato il suo futuro dopo la cessione di Autostrade per l’Italia. E sprinta (mentre scriviamo guadagna oltre il 3,5%) perché evidentemente la cessione della rete, al di là degli annunci di facciata dell’ala oltranzista del Movimento 5 Stelle, non è stata un esproprio e, soprattutto, non è un dramma per cui strapparsi i capelli. Prima di tutto perché il capitolo più spinoso, cioè quello dei risarcimenti, è stato risolto in modo da non gravare interamente sulle spalle di Atlantia.


 

Per le “indemnities” relative al Ponte Morandi, i primi 150 milioni saranno a carico della holding, la quota fino a 459 milioni sarà ripartita al 75% su Atlantia e al 25% sulla cordata

Borsa: chiude piatta, Ftse Mib -0,08%; corre Atlantia

Piazza Affari chiude poco mossa in attesa delle comunicazioni della Fed di stasera; il Ftse Mib ha perso lo 0,08% a 25.736 punti. Sul paniere principale Atlantia corre (+3,56%) dopo le indicazioni fornite su strategia e dividendo. 

guidata da Cdp, oltre quella soglia sarà tutto in capo ai nuovi acquirenti. Per quanto riguarda la Variante di Valico, i rimborsi potranno essere un problema della holding fino a un massimo di 412 milioni. Senza contare che la creatura guidata dalla famiglia Benetton potrà ottenere il 50% dei rimborsi per mancato fatturato causa Covid anche se non fa più parte di Aspi. Alla fine, dunque, non certo un dramma ma piuttosto un punto da cui ripartire, con 8 miliardi di euro nelle casse.

Per questo ieri sera sono state definite le linee guida per la gestione delle risorse finanziarie. La prima, ottima notizia per gli investitori è quella relativa alla distribuzione del dividendo a partire dalla presentazione del bilancio 2021 (presumibilmente tra marzo e aprile del 2022) per complessivi 600 milioni di euro. La previsione di crescita della cedola è prevista tra il 3 e il 5% grazie alla generazione di cassa del portafoglio. Ma che cosa verrà fatto con la liquidità derivante dalla cessione di Aspi?


 

Prima di tutto una cifra compresa tra uno e due miliardi verrà destinata a un’operazione di buyback delle azioni della holding. Una quota consistente se si pensa che l’intera capitalizzazione di mercato, a prezzi attuali, è intorno ai 13,6 miliardi di euro. Le altre risorse invece verranno destinate a diverse operazioni di consolidamento – eventualmente anche tramite M&A – di alcuni business strategici. C’è la volontà di potenziare la propria presenza nel sistema aeroportuale. Attualmente, infatti, la holding detiene la quasi totalità (per la precisione il 99,38%) di Aeroporti di Roma e la maggioranza assoluta (64%) di quello di Nizza. Il tema degli aeroporti è di enorme attualità.

(Segue: i nuovi investimenti di Atlantia)

Con il progressivo allentarsi delle misure di restrizione imposte dalla pandemia, sono in molti a garantire che comunque non si tornerà a viaggiare come prima, che certe abitudini saranno definitivamente abbandonate e che, di conseguenza, sarà soprattutto il settore premium e business a vivere un ritorno più rapido a una nuova normalità che si tradurrà in prezzi più elevati.

E dunque, dopo 18 mesi passati in apnea c’è da scommettere che gli aeroporti diventeranno una gamba importante del business di Atlantia. Il ceo Carlo Bertazzo ha anche parlato della volontà di cogliere – sempre in un’ottica green e di sostenibilità – possibili opportunità nel mondo delle infrastrutture stradali.

A questo si può aggiungere l’intenzione di puntare forte sui nuovi sistemi di pagamento, anch’essi trainati dal “new normal” post-pandemia. Infine, l’intenzione è quella di creare un sistema di venture capital con respiro globale, aperto a nuovi partner, diretto ad offrire servizi di coaching e di go to market a start up e iniziative innovative nel campo della mobilità, con una dotazione a regime di alcune centinaia di milioni di euro. Bertazzo l’ha detto chiaramente: da oggi Atlantia cambia pelle e diventa una holding strategica d’investimento.