Automotive in crisi, in Ue persi 86mila posti di lavoro dal 2020. Malissimo in tutto il mondo per il flop dell'elettrico

La corsa all'elettrico sta portando solo guai. Timori per la tenuta dell'intero comparto. Anfia: "Il mercato è stagnante"

di redazione economia
Economia

Automotive in crisi, i numeri dei licenziamenti nel mondo

Le dimissioni di Carlos Tavares dal ruolo di ceo di Stellantis certificano la crisi dell'automotive. Solo in Europa si sono persi dal 2020 qualcosa come 86mila posti di lavoro e i guai si estendono a tutto il mondo, Nissan in Giappone ha annunciato tagli significativi, 9mila licenziamenti ma lo stesso discorso si sta verificando negli Stati Uniti e sono figli della crisi. Stellantis ha annunciato il taglio di 400 posti di lavoro presso il suo impianto di logistica dei materiali di Freud Street a Detroit. I licenziamenti, che coinvolgono dipendenti rappresentati dal sindacato United Auto Workers (UAW), avranno effetto a partire dal 5 gennaio 2025.

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I motivi della crisi dell'automotive sono principalmente legati alla transizione verso le vetture elettriche. Elementi - riporta La Stampa - che stanno mettendo a dura prova i gruppi automobilistici mondiali, per poi estendersi alle imprese della componentistica. Una crisi trasversale, che tocca tutte le nazioni ma che ha come epicentro la Germania (e Volkswagen in particolare). Il terremoto rischia di mettere in ginocchio un comparto che in Europa impiega 14 milioni di lavoratori tra diretti e indiretti, il 6,1% dell’occupazione. Roberto Vavassori, presidente di Anfia: "Il mercato è stagnante".

"La crisi della domanda in Italia e più in generale in Europa, - prosegue Vavassori a La Stampa - con la conseguente contrazione dei volumi produttivi, hanno creato una situazione di gravissima difficoltà per la nostra filiera, alla quale si aggiungono costi di produzione, soprattutto l’energia, in forte disparità rispetto al resto d’Europa ed effetti negativi sulla componentistica del rallentamento degli investimenti in nuove tecnologie della mobilità da parte delle case costruttrici. Senza dimenticare l’incertezza creata dagli obiettivi del Green Deal con le scadenze prossime".

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