Autostrade, guerra sui fondi nel governo. Si va verso lo scorporo di Anas
Salvini pensa a pedaggi al ministero e gestione ai privati. Ma Meloni pensa alla maxi fusione tra Aspi e Gavio, mentre le autostrade Anas vengono scorporate
Autostrade, servono 20 miliardi. Sul futuro idee divergenti tra Salvini e Meloni
Nel governo si sta giocando una partita molto delicata, seppure fin qui non sia deflagrata alla luce del sole. La partita in questione è sulle autostrade. Ne scrive oggi il Fatto Quotidiano, secondo cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno prospettive diverse sul futuro delle infrastrutture autostradali italiane. Il grosso problema è che "servono più di 20 miliardi per coprire il fabbisogno reale di investimenti della rete italiana, gravata da oltre trent’anni di gestione privata senza controllo, soldi che i concessionari non vogliono mettere riducendo i loro margini".
Le spese potrebbero anche aumentare, viste le nuove linee guida varate dopo il crollo del ponte Morandi, che impongono pesanti rifacimenti delle opere d’arte. "Buona parte della rete italiana sia a fine vita: va prolungata o rifatta. A questo si devono aggiungere gli investimenti per potenziare la rete, che i concessionari ritengono in molti punti vicina alla saturazione", spiega il Fatto Quotidiano.
Quali sono le vedute nel governo? Secondo il Fatto, a Salvini piace la seguente idea: "i fondi mancanti per gli investimenti li mette lo Stato, incassando la remunerazione dalle tariffe in un arco di tempo che può superare la durata delle concessioni, senza così dover far salire i pedaggi alle stelle". Dunque, "l’ipotesi sponsorizzata dal ministro è che in futuro sarà lo Stato a incassare i pedaggi, girando ai concessionari un canone per la gestione delle tratte. A loro resteranno investimenti e manutenzione, remunerati da una quota parte dei pedaggi calcolata sull’infrastruttura".
L'idea di Palazzo Chigi: fusione Aspi-Gavio e scorporo delle strade di Anas
In tal modo, spiega sempre il Fatto, lo Stato potrebbe gestire i flussi della rete garantendo tarrife più omogenee a livello nazionale. L'idea non convince Palazzo Chigi perché costringerebbe a non toccare le concessioni e a fornire indennizzi agli operatori, mentre la premier starebbe coltivando "l’idea di una maxi-fusione tra Aspi e Gavio, secondo operatore con 1.400 km di tratte gestite, che però non se la passa bene".
Tanto più che, come scrive Repubblica, il riassetto delle reti stradali sarebbe ai nastri di partenza." Il primo passo è contenuto nello schema di decreto, predisposto dal ministero dei Trasporti, che prevede la costituzione di una newco interamente pubblica cui affidare la gestione delle autostrade statali a pedaggio che in questo momento fanno capo ad Anas", scrive il quotidiano.
Secondo Repubblica, ad Anas "resterà la gestione diretta di 1.300 km di autostrade e raccordi non a pagamento, tra cui la Salerno-Reggio Calabria e il Gra di Roma", mentre la newco, che prenderà il nome di Autostrade dello Stato spa, "avrà come azionista unico il ministero dell’Economia, sarà qualificata come in house e potrà anche costruire nuove autostrade statali in regime di concessione". Sin dall'inizio vi confluirebbero i circa 200 km a pedaggio che Anas gestisce tramite società partecipate come il Traforo del Frejus, Concessioni autostradali venete e il Traforo del Monte Bianco.