Banca d'Italia, lo Stato si riappropri di ciò che è suo. Tre motivi per nazionalizzarla

Nazionalizzando Bankitalia, il Paese può sperare di contare qualcosa in più presso la BCE, dove si ragionerà come Stato e non come privato

di Redazione Economia
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Tre motivi per nazionalizzare Bankitalia

Come tutti sappiamo la Banca d'Italia è un ente di diritto pubblico (L’art. 97 Costituzione afferma il principio per cui i pubblici uffici sono organizzati secondo le disposizioni di legge. Inoltre l’art. 4 della L. 70/75 afferma che nessun ente pubblico può essere istituito o riconosciuto se non per legge).

Con le privatizzazioni concepite per fare cassa, vedi alcuni esempi come: Eni, Enel, IMI, INA, BNL, COMIT, Telecom Italia, nonché l'IRI, ecc. lo Stato italiano ha incassato dal 1994 ad oggi circa 95 miliardi di euro, ma come si evince non sono serviti a un granché, dato che il debito pubblico nel 1994, era attestato a 1.178.315 milioni di euro (debito/PIL 121,84%), oggi è quasi triplicato, ci stiamo avvicinando velocemente ai 3.000 miliardi di euro (3 trilioni).

Tutto ciò dimostra che vendere i “gioielli di famiglia” non serve a niente, anzi si generano dei mostri, perché? Probabilmente “non si è studiato bene”. Volete un esempio? La Banca d'Italia vedeva nel suo capitale la presenza di quelle banche che furono poi privatizzate e quale effetto ha sortito? Oggi, la Banca d'Italia non appartiene più allo Stato Italiano, ma a banche, compagnie di assicurazione fondazioni ecc., per farla breve ai privati, talmente privati che si è creato un “mostro”.

Ovviamente la Banca d'Italia così strutturata non prende ordini dallo Stato o dai Governi, ma fa un po' quello che le pare. Concordate? Nel 2019 su proposta di FdI iniziò l'iter per nazionalizzare Bankitalia attraverso il Ministero dell'Economia, pagando al valore nominale le quote possedute dai privati, valore stimato in 7,5 miliardi di euro. Oggi non so che fine ha fatto la proposta e non ne trovo traccia. Forse si è arenata? Comunque, ho pensato che ci siano almeno tre ragioni per nazionalizzarla, eccole:

  1. Bankitalia possiede 551 miliardi del nostro debito pubblico;
  2. ha in deposito 2.452 tonnellate di oro;
  3. l'attuale composizione del capitale è in netto contrasto con la legge del 1936 (r.d.l. 12 marzo 1936 n. 375).

Il decreto del 1936 era stato emanato per 3 ragioni:

  1. istituzione di un organismo “statale” avente la funzione di alta vigilanza;
  2. introduzione della specializzazione istituzionale, temporale ed operativa degli enti di credito;
  3. separazione fra banche a medio lungo termine e quelle a breve termine.

Quest'ultima e stata stravolta con la riforma del 1994 e sino ai giorni nostri ha visto una specie di “deregulation” in materia bancaria (oggi abbiamo anche la banca-assicurazione), però con la benedizione della BCE ovviamente. Poi c'era il divieto di entrare nei consigli di amministrazione delle aziende, in pratica chi eroga credito non può essere socio del creditore. Alla fine la ciliegina sulla torta: mi spiegate come può Bankitalia controllare chi la controlla?

Come chiarimento è sufficiente? Alla fine possiamo sempre pensare, che nazionalizzando Bankitalia, di contare qualcosa in più presso la BCE dove si ragionerà come Stato e non come privato. So e sappiamo tutti quanto potente è la lobbie bancaria, ma sarebbe ora che lo Stato si riappropriasse di quanto è suo, ben sapendo che la situazione attuale è in clamoroso contrasto con le leggi. Chiudo, momentaneamente, con una massima del diritto antico: abusus non tollit usum – l'abuso non elimina l'uso.

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