Banda ultralarga, Ripa: "Investiti 4,3 mld. Serve intesa pubblico-privato"

Recovery, connettività e digitale: l'intervista di Affaritaliani.it all'amministratore delegato di Open Fiber Elisabetta Ripa

di Marco Scotti
Elisabetta Ripa
Lapresse
Economia
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Indiscrezioni degli ultimi giorni vorrebbero il governo pronto a cambiare strategia sulla connettività: non più un modello a concessione, ma uno a incentivo. Secondo il Corriere Comunicazioni, che per primo ha dato la notizia, i progetti saranno co-finanziati dallo Stato per circa il 70% nelle aree dove la velocità di download non raggiunge i 300 Mb. L’accesso wholesale dovrà essere garantito a tutti gli operatori. Una proposta che era già stata fatta dall’economista Maurizio Matteo Decina.

Nel frattempo, però, c’è da capire come gestire al meglio le risorse che già ci sono e che sono state messe in campo dal soggetto principe deputato all’incremento esponenziale dell’infrastruttura per la banda ultralarga: Open Fiber. Da un lato c’è chi sostiene che l’opera stia procedendo in maniera efficace, dall’altra chi pensa che si potrebbe decisamente fare di meglio. Affaritaliani.it ha avuto modo di intervistare l’amministratore delegato dell’azienda nata da un’unione paritetica tra Cassa Depositi e Prestiti ed Enel.

Dottoressa Ripa, il digitale è la seconda "gamba" per importanza all'interno del Pnrr: in che modo Open Fiber sta aiutando l'Italia a incrementare la propria dotazione digitale?

"Il Governo con il Piano Italia 2026 vuole far sì che nel nostro Paese, entro 5 anni, siano tutti collegati con connessioni ad altissima velocità, utilizzando le tecnologie Gigabit anche in vista dei target europei delineati dal Digital Compass al 2030. Open Fiber lo sta già facendo. Abbiamo raggiunto oltre 12 milioni di unità immobiliari e ci confermiamo di gran lunga al primo posto in Italia e al terzo in Europa per estensione della rete FTTH dopo i due ex incumbent Telefonica in Spagna e Orange in Francia. Dall’ingresso sul mercato di Open Fiber, il Paese sta risalendo le classifiche europee sul digitale dopo decenni di assenza di investimenti. Nelle aree rurali, l’Italia è passata dallo 0% di copertura del 2015 al 28% del 2020: secondo un’analisi di McKinsey, siamo secondi solo alla Francia sia in termini di copertura (28% vs 31%) sia di crescita nell’ultimo anno per numero di abitazioni coperte in FTTH (+47% vs +59%). C’è ancora tanto lavoro da fare, ma la strada imboccata è quella giusta".

Che investimenti prevedete per il 2022? Vi concentrerete su aree specifiche o proseguirete in maniera capillare?

"Open Fiber ha investito in questi 4 anni oltre 4,3 miliardi di euro per raggiungere questi obiettivi e investiremo oltre 1 miliardo per completare il progetto. Proseguiremo in maniera capillare per portare connettività ultraveloce nelle aree di mercato come in quelle prive di connessione performante. Siamo convinti che con la collaborazione di tutti gli attori del mercato, pubblici e privati, l'Italia potrà proseguire nel percorso virtuoso che ha imboccato ormai da anni in questo settore e centrare gli obiettivi di connettività italiani ed europei". 

Sui 2,1 milioni di clienti FTTH (dato Agcom, osservatorio primo trimestre 2021 pubblicato pochi giorni fa) il 68% sono di Open Fiber: è soddisfatta dell'avanzamento dei lavori e del ruolo che state giocando?

"In un periodo in cui la pandemia ha reso centrali attività come lo smart working o la Dad e ha aumentato la richiesta di capacità di connessione, i cittadini sono sempre più consapevoli della necessità di connessioni ultraveloci ed affidabili. Non stupisce quindi il forte incremento delle attivazioni su rete FTTH, l’unica vera fibra come certificato dal bollino verde AGCOM. Oggi la commercializzazione dei servizi sulla rete realizzata da Open Fiber è aperta in 185 città di grandi e medie dimensioni e oltre 2300 piccoli comuni. Siamo quasi a due terzi del nostro piano, che prevede la copertura di 20 milioni di unità immobiliari. Siamo orgogliosi di quanto fatto fin qui, ma puntiamo ad accelerare ulteriormente per contribuire a una rapida ripresa del Paese". 

Il ministro Colao ha parlato di "neutralità tecnologica" per raggiungere gli obiettivi di connessione ultraveloce per l'intero Paese. Ritenete che la tecnologia FTTH rimanga la migliore e la più affidabile anche per zone più complesse da raggiungere? Potreste espandere il vostro ruolo anche ad altre modalità di connessione?

"L’obiettivo di Open Fiber è portare connettività a banda ultra larga a quante più persone possibili. Abbiamo scelto fin dalla nostra fondazione la fibra ottica FTTH perché è la tecnologia più avanzata in circolazione e la più sostenibile. Il rame è ormai una tecnologia obsoleta, non più in grado di supportare i servizi innovativi che vengono via via sviluppati. Laddove non è possibile stendere fibra ottica, portiamo la connettività con FWA (misto fibra-radio): è il caso delle zone più remote o con densità abitativa particolarmente bassa delle aree bianche e anche delle cosiddette aree bianchissime, ossia circa 180 comuni completamente privi di connessione a Internet, dove Open Fiber sta intervenendo con risorse proprie. Stiamo inoltre sperimentando la connessione satellitare: in questo caso, neppure il cielo è un limite". 

Nel recente convegno organizzato da Formiche ha dichiarato che la fibra "riveste un ruolo di democrazia e unità": ci può spiegare meglio come ridurre il digital divide soprattutto in un'ottica di smart working sistematico e di possibile Dad?

"Grazie alla fibra ottica, anche nei piccoli centri è possibile navigare alla stessa velocità di connessione di Roma o di Milano. Si realizza così un level playing field, una condizione di pari opportunità per i centri minori con molteplici effetti: dal ripopolamento delle aree interne allo sviluppo di realtà imprenditoriali territoriali, dall’aumento dell’attrattività di luoghi ricchi di bellezze naturali, storiche e culturali ma con servizi inadeguati al turismo o alle attività economiche, fino alla riduzione dei costi pubblici grazie all’utilizzo di servizi da remoto. Il Covid-19 ha accelerato in maniera irreversibile la transizione verso l’era digitale. Non appena nelle scuole si tornerà a fare lezione in presenza - speriamo il prima possibile- rimarrà comunque l’utilizzo di dispositivi elettronici e di forme integrative di Dad, mentre lo smart working, che in diverse aziende era già stato avviato prima della pandemia, è una realtà che sarà sempre di più in espansione. Per poter studiare, lavorare e rimanere in contatto con i propri cari è necessario avere una connessione ultraveloce, stabile ed affidabile". 

In che modo il digitale può aiutare l'altro grande driver del Pnrr cioè la sostenibilità?

"La sostenibilità e il digitale sono due elementi inscindibili del Pnrr: l’espansione delle infrastrutture e dei servizi digitali deve essere realizzata con tecniche e modalità sostenibili e al tempo stesso restituisce elementi sostenibili: penso al minore consumo di suolo, al risparmio di energia, alla riqualificazione delle aree interne. Oggi la sostenibilità per le aziende non è più solamente una pratica virtuosa, ma è una necessità. È un elemento fondativo di Open Fiber, nella sua triplice accezione ambientale, economica e sociale. Per questo abbiamo di recente pubblicato il nostro primo Report di sostenibilità, un documento che descrive un approccio al business caratterizzato dall’attenzione all’ambiente e ai nuovi bisogni della collettività, dalla valorizzazione delle persone, dalla conduzione etica delle attività e dal legame con i territori in cui operiamo. Il Report è stato certificato da società di revisione e illustra come è possibile creare valore all’interno e all’esterno dell’azienda attraverso la sostenibilità".