Whirlpool, guarda l'esempio di Bayer: ricollocamenti, non licenziamenti

I tedeschi, leader nel chimico, insegnano agli americani campioni del "bianco" come si affronta una crisi, mettendo al centro politiche di welfare e lavoratori

di Marta Barbera
Economia
Condividi su:

Nel giorno in cui il colosso americano degli elettrodomestici Whirlpool, gela 359 lavoratori, mandandoli a casa e annunciando la chiusura definitiva della fabbrica di via Argine a Napoli, dall’altra parte d’Italia, 797 km più a nord, in provincia di Bergamo, un altro big di settore dà lezioni di stile.

Il suo nome è Bayer, multinazionale tedesca attiva nel mercato chimico, agricolo e farmaceutico, che a fronte di una crisi endemica nella sede di Filago, non attende aiuti statali o assegni di ricollocamento, ma attua la formula del chi fa da sé, fa per tre. 

Una strategia tutta nordica, all'insegna di due parole chiare: interessi dei lavoratori e garanzie di welfare aziendale. Chiudere sì, ma ricollocando con tanto di garanzia di metà della retribuzione annua lorda dei primi 12 mesi nel nuovo posto di lavoro. Aiuti e servizi ai dipendenti in uscita. A pesare a favore, i principi che ispirano il modello teutonico di cogestione, come confermato anche dalle parole di Monica Poggio, amministratrice delegata per l’Italia: "Siamo convinti che quando arriva il difficile momento di confrontarsi con una razionalizzazione della rete produttiva sia necessario dare il massimo della concretezza ai principi della responsabilità sociale".

Una presa di coscienza che se da un lato esemplifica e concretizza il contemperamento degli interessi tra azienda e lavoratori, dall'altro ne mina persino le fondamenta. Whirlpool decide di scegliere forse la via più semplice, dettata dall'interesse individuale e non collettivo. Quel modus operandi tipico dell'altra sponda dell'Atlantico, che si fa portavoce del puro capitale, tralasciando sullo sfondo il mondo fuori, o meglio dentro, fatto di storie, persone famiglie e comunità di cui invece certe imprese europee di un territorio sanno farsi carico. Basta poco. Gli strumenti sono a disposizione di tutti i top manager di questi grandi colossi che nel caso del gruppo a stelle e strisce si sono rifiutati anche di concedere ulteriori 13 settimane di cassa integrazione (come da decreto fisco lavoro) a costo zero per i bilanci Whirlpool per dare a Invitalia più tempo per la ricerca di un investitore e disegnare un piano alternativo per stabilimento e maestranze. 

Il tutto mentre, nel centro del nostro Paese, un altro big, come Gnk Driveline, leader nel settore dell’automotive controllata dal fondo anglosassone d'investimento Melrose, licenzia in tronco 422 lavoratori a tempo indetermininato tramite mail. "L'ennesima vigliacca ferita che subisce il territorio fiorentino", "una doccia fredda terribile", hanno commentato i sindacati.

Parole taglienti, ma terribilmente reali. Lo specchio esatto di quella mattina di sei giorni fa nel caso di Gnk, o di oggi nel caso di Whirlpool, dove i lavoratori con patrimoni di professionalità perdono, insieme a ciò per cui hanno sempre lottato, un pezzo di domani e di speranza. In un battito di click.