Bazoli: "Consigliai il Milan a Berlusconi. La P2 provò a ostacolarmi"

Intervista a tutto campo di Aldo Cazzullo al celebre banchiere per i suoi 90 anni. Parla anche del padre, di Cuccia, Meloni e Letta

Economia

Bazoli ripercorre la sua vita, dal rifugio durante la guerra all'Ambrosiano

Lunghissima intervista di Giovanni Bazoli ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, in occasione dei 90 anni del celebre banchiere. Tra i tanti aneddoti personali, Bazoli racconta, parlando del rapporto del padre con papa Paolo VI: "Mio padre era legato agli ambienti antifascisti di Brescia. Quando doveva vestirci da balilla,recitavamo una giaculatoria da lui coniata contro il Duce. Durante la guerra fu arrestato e scarcerato. Quando stavano per tornare a prenderlo e deportarlo in Germania, fuggì con me e Luigi in Val Trompia, sopra Concesio, in un rifugio quasi inaccessibile, dove si arrivava solo a piedi".

E ancora: "La domenica, mentre lui restava nascosto, mio fratello e io scendevamo in paese per la messa e il pranzo a casa Montini, dove il Papa era nato e che ora è sede dell’istituto Paolo VI. Un giorno vidi un rastrellamento: i militi fascisti e le SS gettavano gli uomini a forza sui camion, le donne piangevano disperate, una scena terribile... Andavo in bici a lezione dal parroco di un paese vicino, una volta mi buttai in un fosso per sfuggire a un mitragliamento".

Sulla politica, Bazoli ricorda nell'intervista al Corriere della Sera: "Andai ad ascoltare il comizio di De Gasperi a Brescia. Non era un grande oratore, oggi forse avrebbe difficoltà a imporsi come leader; ma all’epoca conquistava la folla con le buone ragioni. Andai anche al comizio di Togliatti, ma con sospetto: era il nostro avversario".

Tra i tantissimi episodi, Bazoli rievoca al Corriere della Sera il momento in cui accettò l'incarico all'Ambrosiano nel 1982. "Era una sera di fine luglio. Nel salone delle assemblee della Banca d’Italia, con il governatore e il direttorio, c’erano i rappresentanti delle sette banche che avevano accettato la proposta respinta dalle grandi banche milanesi: farsi carico dell’Ambrosiano dopo il crac e la morte di Calvi. Quando fu annunciato che il nuovo presidente era Bazoli, tutti si guardarono attorno: non mi conosceva nessuno (...) Mi proponevo di dimostrare che un cattolico si può occupare di finanza in modo corretto. All’epoca ero più ingenuo di oggi, più convinto che gli esempi servissero. E volevo dare un esempio non solo di legalità, ma anche di non avidità".

Su Cuccia: "In uno dei nostri incontri gli confidai tutta la mia angoscia. «La posso comprendere, due giornifa è morta mia moglie». La notizia era riservata e lui non aveva disdetto l’appuntamento Mi alzai commosso e ci abbracciammo", dice Bazoli al Corriere della Sera.

"Calvi? Ormai è provato che sia stato ucciso. La P2 non si fermò lì"

Secondo quanto dice Bazoli al Corriere della Sera, Calvi "ormai è provato che sia stato ucciso. Sulla banca la sua figura è rimasta a lungo come un’ombra". E sulla P2: "Era strettamente intrecciata al mondo di Sindona e Calvi. Sopravvissuta a loro, ha cercato in tanti modi e in diversi tempi di ostacolare il cammino del Nuovo Banco, l’operazione di pulizia affidatami da Ciampi e Andreatta".

Bazoli racconta anche del suo rapporto con Berlusconi: "Non ci siamo mai scontrati, nonostante le mie idee politiche, che notoriamente non coincidono con le sue, e l’amicizia con Prodi. Conosco Berlusconi da quando era soltanto un imprenditore di successo. Lo incoraggiai a comprare il Milan". Bazoli spiega al Corriere della Sera che Berlusconi "temeva, comprando una squadra, di perdere la simpatia dei tifosi delle altre; e lui voleva piacere a tutti. Gli feci notare che, come dimostrava Agnelli, possedere una squadra non impediva di essere ammirato, anzi".

Sul governo Meloni, Bazoli dice al Corriere della Sera: "Mi sono imposto di mettere da parte ogni pregiudizio ideologico. Riconosco l’alto significato democratico dell’ascesa al potere di una giovane donna, senza nulla alle spalle che l’abbia favorita, guidata soltanto dalla sua intelligenza e volontà".

Sul centrosinistra: "Il problema non è il leader; è l’anima del partito. A Enrico Letta, più che la colpa di non aver realizzato una missione impossibile, dovrebbe essere riconosciuto il merito di aver schierato il Pd sulla linea atlantica".

Sul Pd lombardo e Letizia Moratti: "Come molti elettori del Pd, non mi sono per nulla ritrovato nella posizione presa dagli organi regionali. Un partito di minoranza che, per dirla con Carlo De Benedetti, fa lo schizzinoso con chi proviene dalla maggioranza, sceglie di restare minoranza", dice sempre Bazoli nella sua lunga intervista al Corriere della Sera.

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