Bce, taglio dei tassi timido. Europa debole, per risollevarla serve ben altro

“Si poteva fare di più”, ha detto Antonio Tajani a Christine Lagarde

di Daniele Rosa
Christine Lagarde
Economia

Bce, troppo timido il primo taglio dei tassi di interesse

Il primo (timido) taglio dei tassi della Bce ha fatto storcere il naso a molti analisti ed osservatori. Persino il nostro Ministro degli Esteri Antonio Tajani, rivolgendosi alla Presidente Christine Lagarde, ha detto che si sarebbe potuto osare di più. La prima mossa della Banca Centrale, richiesta a più voci e doverosa, ha acceso una fiammella di speranza sulla ripresa delle economie europee.

Molti però sono convinti che ancora non è sufficiente a risvegliare il ciclo economico, da troppo tempo rallentato, dell’Eurozona. Al contrario la Bce si dice convinta che ci sarà un progressivo rimbalzo e che si raggiungerà il potenziale produttivo nel 2026. I tanti osservatori e i poteri “forti” sono però dubbiosi e ritengono che il rischio del declino nell’Eurozona non sia stato affatto eliminato. Sopra tutti la Presidente Christine Lagarde ha gelato le aspettative dei più ottimisti dicendo che non è certo che si continuerà con i tagli perchè ancora esistono alcune criticità. Tra queste il settore dei servizi che ancora non è libero dall’inflazione e soprattutto le tensioni provocate dai costi importati.

Bce, un'Eurozona che continua ad essere debole

Gli osservatori più attenti sono così convinti che il tasso di riferimento della BCE non scenderà sotto il 2,5% circa, un punto in meno rispetto a quello attuale. Giocoforza lo stimolo sarà abbastanza limitato. Quello che sembra certo è che questo taglio pare essere davvero troppo timido ed incapace di spezzare l’inerzia verso il basso che pervade l’economia dell’Eurozona. Contro tutte le previsioni le famiglie ,dopo la pandemia e dopo un rapido momento di voglia di spendere, adesso sono molto “risparmiose”.

Alcune per scelta, altre per obbligo.Infatti l’inflazione ha toccato le tasche delle persone a basso reddito magari più desiderose di consumare.  Un ulteriore esempio di questa diminuita attitudine a comperare sta nel flop che, al momento, sta vivendo tutto il comparto dell’auto elettrica , nel centro e sud Europa in particolare. In ogni caso, e ciò è positivo, la riduzione del costo del denaro impatterà, anche se in modo lieve, sui titolari di mutui e sulle imprese.

Un’ulteriore preoccupazione nasce dal fatto che una parte significativa di risparmio prodotto in Europa  viene investito in aziende extraeuropee. Nella prima metà di quest’anno, 167 miliardi di euro sono andati fuori dai confini europei e solo 17 miliardi sono entrati.Uno squilibrio troppo evidente. In conclusione è chiaro che un’inversione di tendenza sulla politica monetaria ( leggasi tassi di interesse) degli ultimi anni può avere un effetto benefico sul rilancio dell’economia. Ma la timidezza della Bce e la troppa burocrazia delle stanze d Bruxelles sembrano al momento allontanare le prospettive di rilancio. E l’Europa non ha proprio bisogno di rimanere debole.

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