"Bce e nuovo taglio dei tassi di 25 punti base? Da Lagarde la mossa per salvare l'economia Ue dai dazi di Trump". E sui mutui...
La Banca centrale europea ha tagliato i tassi d'interesse di 25 punti base: si tratta della settima sforbiciata da giugno. Il commento di Berlinzani (ActivTrades)
Christine Lagarde
La Bce taglia di 25 punti base e ridà fiato all'economia dell'Ue
È il giorno della Bce, ed è arrivato il settimo taglio dei tassi, che però stavolta ha un sapore molto diverso rispetto agli altri. Stavolta pesa — e parecchio — il contesto: i dazi di Trump, un euro che vola troppo in alto, un dollaro crollato di oltre il 10% e mercati in costante oscillazione.
Nonostante ciò, Francoforte decide comunque di tagliare di mezzo punto base e porta i tassi al 2,25%. Una decisione presa in piena turbolenza geopolitica e commerciale. Ma che cosa significa questa sforbiciata per le rate dei mutui? E soprattutto: ha senso tagliare i tassi mentre i mercati tremano e la guerra commerciale infuria? A chiarire il quadro ci ha pensato Saverio Berlinzani di ActivTrades, intervistato da Affaritaliani.it.
Il direttivo dell'Eurotower taglia di 25 punti base, ma è davvero la mossa giusto dopo tutto quello che è successo sui mercati?
In un contesto caratterizzato dalle incertezze legate alle questioni commerciali, che potrebbero generare una recrudescenza dell’inflazione, almeno nel breve periodo, la decisione di riduzione del costo del denaro da parte della Bce, potrebbe sembrare una mossa azzardata.
In realtà, gli effetti di eventuali dazi e tariffe, non sono ancora certi e per molti analisti, peraltro, la guerra commerciale, dovrebbe, nel medio termine, portare ad un rallentamento della congiuntura, e per taluni, anche recessione. In tale contesto quindi, la decisione della Bce è la mossa giusta per tamponare un eventuale rallentamento economico, e rilanciare la domanda, attraverso tassi più convenienti.
Quanto incide il rischio di un euro troppo forte?
La Bce riduce il costo del denaro, per ridare fiato ad una economia europea, uscita dal 2024 con una recessione in Germania e un rallentamento analogo in Francia e Italia. Il rialzo dell’Euro, alla luce della necessità Usa di indebolire il dollaro per aggiustare gli squilibri commerciali, in questo momento, e agli attuali livelli, è ampiamente tollerato della Ue, anche perché vi p la necessità di pagare meno le materie prime denominate in dollari, e un dollaro leggermente più debole, può aiutare le aziende europee a pagare meno la bolletta energetica. Solo sopra 1.2500 dollari per euro, si potrebbe cominciare a parlare di Euro forte, non prima.
Quanto può davvero scendere la rata di un mutuo a tasso variabile nei prossimi mesi? Meglio fisso o variabile considerando il taglio e le turbolenze geopolitiche?
Un taglio di 25 punti base, se rimanesse isolato, riduce la rata in misura certamente non cosi’ significativa, tenendo conto che dopo l’ultimo taglio di Marzo al 2.5%, lo studio dell'Unione Nazionale dei Consumatori dichiarava che la rata di un mutuo ventennale di 100 mila euro, a tasso variabile, potesse scendere di circa 17.5 euro al mese, pari a 210 euro all'anno. Considerando il fatto che i tassi hanno ancora spazio di discesa almeno fino all’ 1%- 1.5%, il tasso fisso appare ancora meno conveniente del variabile.
C’è il rischio che l’effetto del taglio venga neutralizzato da nuove tensioni commerciali con gli Usa e le mosse di Trump sui dazi?
Il rischio a cui si va incontro è l’inflazione, che però ha una tendenza di fondo ribassista, specie se i dazi porteranno alla recessione.
Con i rendimenti Usa in salita, c’è il rischio che la Bce perda il controllo sul lato lungo della curva?
Perdere il controllo sul lato lungo della curva dei rendimenti potrebbe significare che la BCE non riesce a controllare i rendimenti a lungo termine. Se la Bce taglia il costo del denaro, i tassi di interesse più bassi fanno aumentare il prezzo delle obbligazioni esistenti che diventano più attraenti rispetto alle nuove emissioni con rendimenti inferiori. Al momento è un rischio che non si corre, in ragione del fatto che non c’è un sell off sui titoli di stato in Europa, se si osserva l’andamento del bund.