Be Content vede il pareggio nel 2024. Brera: "Obiettivo 12 mln di fatturato"

In esclusiva ad Affaritaliani.it parlano Guido Maria Brera, Mario Calabresi e Barbara Salabè

di Marco Scotti
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Economia

Be Content vede il pareggio nel 2024. Brera: "Obiettivo 12 mln di fatturato"

“Dopo i primi sei mesi del 2024 possiamo affermare con ragionevole sicurezza che il fatturato di BeContent, la società nata dalla fusione di Chora Media e Will, dovrebbe arrivare a fine anno intorno ai 12 milioni, in notevole aumento rispetto ai 9 con cui abbiamo chiuso il 2023”. Guido Maria Brera racconta in esclusiva ad Affaritaliani.it quale sia il progetto di espansione di Be Content, la società che ha fondato insieme a Mario Calabresi, Roberto Zanco e Mario Gianani, nel frattempo uscito da Be Water per lanciare Our Film. Riassunto delle puntate precedenti: due anni fa Chora ha rilevato Will in un’operazione da 5,2 milioni di euro. Obiettivo: un team di quasi 100 persone che continuasse a lavorare per sviluppare contenuti e progetti suddivisi tra diverse aree di contenuto, cioè podcast, video, social media ed eventi. Ma in molti hanno gridato allo scandalo: “Perde un fiume di soldi, è un buco nero”. Affaritaliani.it ha potuto conoscere in esclusiva numeri e obiettivi della società. Scoprendo uno scenario assai diverso. 

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“Abbiamo seguito l’itinerario classico di qualsiasi start-up: abbiamo investito in un nuovo progetto, abbiamo speso denaro fresco per affermare un brand e diventare market leader anche a costo di chiudere i primi anni di attività in rosso – spiega ad Affari Mario Calabresi-. Il bilancio 2023, che andremo a depositare in questi giorni, tra l’altro l’ultimo con Chora e Will separate, racconta di un Ebitda negativo per 2,6 milioni, con una perdita complessiva di circa 3 milioni perché abbiamo scelto di essere molto prudenti sulla capitalizzazione di alcuni progetti editoriali che al momento non sappiamo se riusciremo a convertire. Ora ripartiamo con un bilancio pulito”. 

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“Rispetto al 2022 il risultato netto – aggiunge Calabresi - è peggiorato di un milione perché non abbiamo voluto cambiare la nostra strategia di penetrazione del mercato: in un contesto in cui le piattaforme audio hanno smesso di commissionare il prodotto podcast, abbiamo continuato ad offrirne di nuovi e di qualità accumulando ascolti e fidelizzando oramai un vasto pubblico. Questa scelta ha pagato perché il brand Chora è una realtà imprescindibile del mondo audio. Naturalmente, questa scelta di prodotto e mercato ha pesato sulle nostre casse. Infatti, – nonostante i 120 milioni di ascolti all’anno - la quota di revenue share pubblicitario offerta dalle piattaforme al posto della licenza dei diritti e davvero esigua. Già quest’anno stiamo lavorando su uno schema pubblicitario che dà maggior risalto al prodotto editoriale in sé. Will invece chiuderà in utile, con Ebitda positiva per 500mila euro, grazie alla formula del ‘just in time production’ che annulla la logica del magazzino”.

Negli ultimi 12 mesi Be Content ha vissuto una trasformazione profonda ed è questo il motivo per cui le previsioni del 2024 mostrano un conto economico in pareggio. Nel frattempo, sono arrivati Barbara Salabè, già a capo di Warner Italia, come presidente di Be Water. E a capo di Be Water Film, società deputata alla produzione di video, è stato chiamato Mattia Guerra, braccio destro storico di Andrea Occhipinti in Lucky Red. Dunque, ci siamo: da start-up ad azienda con un progetto industriale, capace di produrre utili.

Come? Trasformando le idee che caratterizzano i video giornalistici di Will e i podcast di Chora Media in prodotti audiovisivi, come un mini-studio americano. L’obiettivo, ovviamente, è quello di alzare l’asticella del fatturato e passare alla fase due. L’ingresso di Guerra è coinciso con la distribuzione di film internazionali e con la produzione della pellicola “Cortina Express”, con Christian De Sica, che uscirà a Natale. “Per un produttore appena nato – racconta Barbara Salabè – accaparrarsi lo slot delle festività natalizie è una delle azioni più forti che si possono compiere. Altra idea su cui stiamo lavorando con sempre maggiore impegno è quello di portare i talent di Chora, Will e Be Water Film a teatro, realizzando spettacoli come già fanno per esempio Federico Buffa o Ale e Franz. In questo modo, alla fine del 2026 avremo un’azienda che poggia saldamente su tre gambe - audio, video e live - capace di raggiungere i suoi obiettivi. Inoltre, abbiamo aperto le porte dell’azionariato con quote simboliche ai nostri talenti, nessuno dei quali (da Cecilia Sala a Saverio Costanzo) ha un rapporto di esclusiva con noi, è per loro, credo, un luogo in cui scambiarsi idee, un modo per dimostrare ‘simpatia’ al nostro progetto”.

Tornando ai freddi numeri: l’obiettivo primario è monetizzare con uno schema pubblicitario innovativo – oggi ancora piuttosto debole – gli oltre 120 milioni di ascolti che sono stati fatti lo scorso anno. Per questo la linea è tracciata: gestione autonoma della pubblicità. L’altra “gamba” per accrescere i ricavi è quella del branded content, cioè delle sponsorizzazioni che acquistano i podcast. Un’attività svolta in prima persona da Mario Calabresi e Riccardo Haupt. Infine, un’ulteriore linea di ricavi dovrebbe essere quella della formazione attraverso la new Media Academy e dei festival, quasi un elemento prodromico al lancio dei live del futuro. 

La domanda che in molti si fanno è: ma qual è il pubblico di riferimento di Chora Media e di Will? Fondere le due società vuol dire unire anche i fruitori dei contenuti? “Ovviamente no, sarebbe un clamoroso autogol – chiosa Mario Calabresi – oggi Will ha un pubblico di 1,9 milioni di giovani tra i 18 e i 28 anni, ma riteniamo ci sia un target potenziale di cinque milioni di potenziali utenti. Vogliamo allargare la nostra platea, non alzare l’età media o toccare temi diversi da quelli attuali. Diverso il discorso di Chora: lì si concentrano persone tra i 25 e 45 anni e in questo caso bisogna immaginare ulteriori prodotti che coinvolgano nuovi spettatori, non necessariamente modificare il target”. Quanti soldi servono per realizzare un podcast? “Può avere un costo industriale tra i 10 e gli 80mila euro per un prodotto di cinque-sei puntate. Ovvio che questo costo è indicativo, dipende dal variare di diversi parametri” conclude Mario Calabresi.