Edizione, chiamato per traghettare i Benetton nel post-Morandi: chi è Laghi

L'ex commissario Alitalia e Ilva, finito ai domiciliari, scelto dalla famiglia di Ponzano per vendere Aspi e individuare il manager del futuro per Edizione

di Andrea Deugeni
Economia
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Enrico Laghi doveva essere l’uomo che avrebbe dovuto traghettare l’impero di partecipazioni miliardarie dei Benetton nella nuova era, anche reputazionale, post-Autostrade e ponte Morandi, il commissario straordinario Mister Incarichi o il Marchetti della Capitale (mutuato dal blasone del famoso notaio d'impresa della City milanese) incaricato di trovare il successore del plenipotenziario Gianni Mion a Ponzano Veneto, la mente finanziaria che nella Marca, assieme a Gilberto Benetton, era stato in grado di moltiplicare la paccata di denari rastrellati negli anni ’80 con il business dei maglioncini colorati, facendo le fortune della famiglia trevigiana. Un nome di peso, profondo conoscitore dei meccanismi della finanza tricolore e dei meccanismi dei Palazzi romani, chiamato in fretta e furia a fine novembre 2020 alla guida di Edizione Holding anche per chiudere la lunga ed estenuante trattativa con il governo Conte due a trazione grillina per la vendita di Autostrade a Cdp.


Luciano Benetton

Laghi, come presidente con deleghe di Edizione Srl, era stato chiamato dai Benetton a Treviso con due compiti pragmatici e una mission quasi impossible, lui che di mission impossible fra la gestione commissariale dell'Ilva e quella di Alitalia, se ne intendeva. Dunque, trovare il nuovo Mion, chiudere il braccio di ferro con Cdp sul cui collo Di Maio&C non mancavano di far sentire il prorpio fiato, ma soprattutto contribuire a voltare pagina sulla catastrofe mediatica Ponte Morandi, perché dalla tragica vicenda del cavalcavia sul Polcevera, nel cui crollo hanno perso la vita 43 persone e dalle annesse intercettazioni telefoniche dei protagonisti che dimostrano manutenzioni ipercarenti a calare sacrificate sull’altare del dio profitto, la reputazione dei Benetton è uscita letteralmente distrutta.



John Elkann e Alessandro Benetton

Ora l’arresto di Enrico Laghi, commercialista capitolino e professore di Ragioneria alla prestigiosa Università Luiss di Confindustria e ordinario di Economia aziendale in aspettativa alla Sapienza, piomba come una seconda mazzata sulla Galassia di Ponzano e sui suoi sforzi di relegare nel dimenticatoio le gestioni non eticamente ortodosse degli affari e altre ombre. Certo, l’inchiesta è ancora in corso e la verità giudiziaria è ancora lontana dall’esser stabilita, ma “se il pesce puzza dalla testa”, chiosa chi da decenni segue da vicino le sorti dei Benetton, difficile che sappia scegliere il nuovo manager di fiducia in grado di disegnare il nuovo futuro dei business della famiglia nordestina.


 

Qualcosa dev’essere andato storto, se l’impianto accusatorio dei pm della Procura della Repubblica di Potenza sulla corruzione in atti giudiziari relativi alla lunga gestione commissariale dell’ex Ilva, in cui Laghi è stato impegnato dal 2015 fino al 2019 assieme ad altri professionisti delle mission impossible industriali come Piero Gnudi e Corrado Carrubba, verrà confermato. 

I numeri e i galloni per la nuova mission impossible di Ponzano Laghi li aveva tutti. Capitolino di nascita, classe 1969 (52 anni) con la grande passione, come riporta Milano Finanza, per la Roma, Laghi dopo la laurea alla Sapienza nel ’92 è stato in grado di costruire le proprie fortune con la professione privata in un’escalation di operazioni strategiche e di gestione di dossier delicati che lo ha portato a contatto con tutti i grandi gruppi e le famiglie del capitalismo italiano. L’ultimo nel 2017 come commissario straordinario per Alitalia, un caso disperato ancora non chiuso definitivamente, incarico da cui ha dato le dimissioni per andare a ricoprire il nuovo ruolo di messiah nella Marca.

Nel ’99, il debutto blasonato con la valutazione del conferimento dell’area distribuzione di Enel, quando, in adeguamento al Decreto Bersani, il colosso elettrico sbarcò a Piazza Affari, definendo la vendita delle tre genco. Poi altri incarichi e ruoli di consigliere di amministrazione e sindaco nella grande finanza tricolore (se ne contano più di 100 in oltre 20 anni di carriera):  UniCredit, Telecom, Pirelli, Eni, Beni Stabili, Saipem, Fendi, Banca Finnat, Acea, Seat Pg, Ansa, Gruppo L’Espresso-Gedi, Rai, Burgo, Tirrenia. E internazionale (Nomura Sim).

(Segue: gli incarichi di Laghi...)

Il nome di Laghi, al cui studio si sono rivolti anche big dell'imprenditoria come gli i costruttori romani Francesco Caltagirone e Pietro Salini o l’ingegnere torinese Carlo De Benedetti, è spuntato fuori anche in complesse partite della City milanese come la guerra legale e arbitrale milionaria tra Rcs e il colosso americano Blackstone sugli immobili di via Solferino e via San Marco, l’arbitrato tra i due rami della famiglia Caprotti per definire il valore del big player della grande distribuzione organizzata Esselunga e trovare la quadra sulla cessione del 30% in mano ai figli di primo letto di Bernardo Caprotti, Giuseppe e Violetta e la realizzazione del progetto di riqualificazione urbanistica MilanoSesto. Da ultimo, la liquidazione di Air Italy, l'ex Meridiana. 

Insomma, Laghi sulla carta aveva il carisma professionale anche per riuscire a ricomporre nell’accordo i quattro rami della famiglia Benetton, tendenti al litigio nelle seconde generazioni e progressivamente divisi nelle numerose scatole societarie a monte della cassaforte Edizione. Un carisma ora macchiato.

@andreadeugeni