BF, Messina-Descalzi nel salotto green di Vecchioni: jv con Eni per il biofuel
Dopo Dompè, Cariplo e Cdp, la quotata attiva nell'agritech guidata da Federico Vecchioni ha aperto il capitale ad altri due big dell'economia italiana
Jv paritetica fra BF ef Eni per lo sviluppo di forniture destinate alla produzione di biocarburanti
Dopo Sergio Dompè, Fondazione Cariplo, Cdp e la famiglia De Benedetti, il salottino finanziario green di BF, il più importante gruppo agroindustriale italiano quotato a Piazza Affari (su Euronext Milan), holding (tra l’altro) che controlla l’azienda agricola Bonifiche Ferraresi da oltre 600 milioni di market-cap, quasi 100 milioni di fatturato e 10 di Ebitda, arruola altri due big dell’economia tricolore: Eni e Intesa-Sanpaolo.
L’ex numero di Confagricoltura Federico Vecchioni, amministratore delegato e uno dei soci di riferimento (col 12,86%) di BF ha aperto infatti il capitale della società agritech al colosso petrolifero guidato da Claudio Descalzi e a quello bancario amministrato da Carlo Messina (gruppo nel quale presiede il Comitato Agribusiness di Mediocredito Italiano), operazione disegnata con gli advisor Equita e Bonelli Erede che, oltre a portare risorse fresche nelle casse aziendali, consentirà a BF di sviluppare alcuni business come quello della fornitura di commodity per la produzione di biocarburanti.
L'apertura del capitale di BF attraverso due aumenti riservati
A fronte di un esborso complessivo di 40 milioni di euro, l’Eni acquisterà sia a valle dalla holding BF (6,7 milioni di plusvalenza) il 5% di Bonifiche Ferraresi Spa sia il 3,32% della società guidata da Vecchioni attraverso un aumento di capitale riservato per dare vita poi a una joint venture paritetica con BF che si occuperà di "ricerca, sperimentazione e analisi su sementi di piante oleaginose al fine di poterle utilizzare come feed-stock per le bio-raffinerie dell'Eni". Piante oleaginose sono il cotone, il lino, il colza (di uso prevalentemente non alimentare). Ma anche la soia, l'arachide, girasole e sesamo.
Inoltre, il gruppo di San Donato, in caso di scioglimento della jv, avrà la facoltà di concambiare le azioni Bonifiche Ferraresi in azioni BF a valori predeterminati. Al termine di un aumento di capitale riservato (alle stesse condizioni del Cane a sei zampe), anche la prima banca italiana, otterrà il 3,32% di BF, sborsando 20 milioni di euro. Un investimento che rientra nella strategia di Ca’ de Sass (che ha appena creato la direzione agribusiness all'interno della Divisione Banca dei Territori guidata da Stefano Barrese) di sviluppo nel settore agroalimentare, in particolar modo nel mondo delle filiere produttive.
L'assemblea per deliberare l'operazione, accolta bene a Piazza Affari dove a fine seduta il titolo BF guadagna l'1,43% a 3,54 euro, è stata convocata per il 21 dicembre prossimo (all’ordine del giorno anche l’adozione del voto maggiorato per chi detiene le azioni per almeno 24 mesi). E’ previsto anche il diritto recesso (per chi non accenderà il disco verde alle modifiche statutarie) con prezzo di 3,62 euro per azione.
Per sottolineare meglio l'impegno del gruppo per la sostenibilità, il board infatti proporrà ai soci "di specificare nello statuto la vocazione della società al rispetto e alla tutela dell'ambiente e della biodiversità, alla conservazione delle specie e degli habitat, alla gestione oculata delle risorse, a beneficio della collettività e delle generazioni future, all'applicazione di sistemi all'avanguardia nel campo dell'agricoltura di precisione e in quello agro-industriale, investendo in tecnologie avanzate".
Con sede a Jolanda di Savoia (Fe), Bonifiche Ferraresi fu costituita nel 1871 per la bonifica di laghi, l’acquisto di paludi e terreni nelle vicinanze di Ferrara. Nel 2015, con un progetto gestito da Vecchioni, è stato lanciato un nuovo progetto di crescita con un piano industriale volto a trasformare l’azienda in un polo agroalimentare europeo di eccellenza nell’agricoltura 4.0.
@andreadeugeni