Bio On, da gioiellino a crack: il sogno della plastica biodegradabile al 100% distrutto dalla finanza. La storia

La Start up che produceva plastica biodegradabile al 100% diventò un caso mondiale prima che la finanza l'affossasse. Fallisce e finisce in tribunale...

Bio-on

Economia

Bio-on: il sogno della plastica biodegradabile al 100% distrutto dalla finanza. Perché? La storia della società nell'articolo di Antonio Amorosi

E’ quanto si chiedono Massimo Degli Esposti e Andrea Franchini, autori del libro “Bio-On-L’Unicorno avvelenato. Così la finanza tossica ha ucciso il sogno della plastica pulita”.

Affaritaliani intervista uno degli autori, Massimo Degli Esposti, giornalista economico che ha lavorato a Il Giornale, Il Resto del Carlino, Il Sole 24 Ore. Degli Esposti ha diretto la Redazione Economia del Quotidiano Nazionale e curato l’inserto Corriere Imprese per l’edizione regionale del Corriere della Sera.


 

Il primo problema dell’inquinamento sono le plastiche ma in Italia esisteva una società in grado di produrre un modello di plastica pulita?

Sì, della plastica biodegradabile e di origine biologica, non derivante dal petrolio ma dalla fermentazione di scarti alimentari. E’ una plastica completamente biodegradabile in 90 giorni immersa in acqua.

E che fine ha fatto?

La società, come era nata, è stata annientata da un fondo, in un modo davvero singolare. Nel libro mi pongo delle domande: che cos'è che non va nel nostro sistema finanziario? In questo grande rumore di fondo di Internet e della società dell'immagine che può provocare danni del genere? Tutto sulla base di accuse ridicole per certi versi, perché non c'è nessuna prova. Questo fondo non porta una sola prova reale, vera, consistente del fatto che la Bio-on fosse una truffa.

Partiamo da capo. Era una società di Bologna?

Sì, la società aveva base a Bologna, si chiama Bio-on. I due imprenditori, Marco Astorri e Guido Cicogliani, vengono da una serie di iniziative imprenditoriali in tutt'altri campi

I classici fuori dal contesto...

Chiamiamoli underdog, come va di moda oggi. Marco Astorri è un grafico pubblicitario di formazione e Guido Cicogliani è il rampollo di una ricca famiglia di origine italiana che aveva fatto successo in Francia, poi per una serie di motivi è tornato in Italia. Una loro grande idea, quando lavoravano per Benetton, è stata produrre quelle tessere magnetiche col transponder che servono a registrare i passaggi alle funivie. Le hanno applicate per tutti gli ski pass, per la metropolitana di Londra, i trasporti di Venezia. Erano carte di plastica. Fino a che qualcuno ha detto: Queste carte di plastica dobbiamo raccogliere a fine stagione perché invadono i boschi, le piste di sci, tutti le buttano via, perché non ci fate qualcosa che si sciolga? A quel punto Astori e Cicognani si sono messi a fare ricerche, fino a trovare un brevetto che risale al 1926, per fare una plastica biodegradabile e da lì è nata la Bio-on.

In che anno siamo?

Nel 2007. Hanno fatto il giro del mondo per comprare il brevetto che era finito alle Hawaii, l'hanno comprato, sviluppato e venduto la propria azienda. Da lì è cominciata questa avventura che diventa un caso ma si ferma a un certo punto nel 2019 perché c'è un fondo americano che sostiene sia un bluff.

Ho letto, questo fondo sosteneva che Bio-on fosse una sorta di seconda Parmalat?...

Esatto, però nel frattempo loro, nel 2007, hanno fondato l’azienda, raccolto soldi da vari sostenitori e aziende, ad esempio come quelle degli zuccherifici che avendo grandi scarti di lavorazione delle barbabietole e zuccherini, avevano intravisto la possibilità di utilizzare questi scarti per produrre la plastica. Quindi hanno finanziato all'inizio un laboratorio nel quale hanno sviluppato i brevetti, li hanno messi a punto, hanno studiato come industrializzare un processo produttivo piuttosto complesso perché è biologico. Alla fine, i due ideatori sono riusciti a industrializzare il processo. Hanno costruito un impianto che valeva 50 milioni di euro ed è a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. L'hanno costruito, l'hanno inaugurato, hanno iniziato a produrre, finché poi si sono quotati in Borsa. La cosa interessante è che in Borsa la Bio-on era arrivata a valere un miliardo e 300 milioni di euro, un unicorno. Però a un certo punto c'è stata questa società che ha detto che qualcosa non andava.

Puoi spiegare ai lettori cosa si intende per unicorno?

In gergo finanziario gli unicorni sono quelle aziende che raggiungono il miliardo di dollari in meno di cinque anni. E quindi era diventata uno dei due unicorni italiani, l'altro è Yoox che fa e-commerce.

Tu racconti di grandi investitori che hanno visto i dati di Bio-on e vi hanno messo i propri soldi…

Sì, tieni presente che la Bio-on aveva degli investitori istituzionali enormi, tipo il più grosso fondo di investimento del mondo, BlackRock, per ricordarne qualcuno. C’era Norges Banks, fondo sovrano norvegese che investe in profitti del petrolio. Sono dei fondi che hanno i portafogli da migliaia di miliardi che ovviamente prima di investire sulla Bio-on avevano fatto tutte le verifiche tecnologiche e finanziarie del caso. Tra i progetti ci sono le realizzazioni della grande Kartell, perché tra i grossi investitori della Bio-on c'era anche il patron della Kartell, Claudio Luti, che è un grande personaggio, leader nel settore del design, specializzata nella produzione di arredi e complementi in materiali plastici su scala industriale.

Che succede nel 2019?

Nel luglio del 2019 un finanziere italo-israeliano con base a New York, poi in realtà si è scoperto che faceva base alle Cayman, ma comunque titolare di un fondo di investimento shortista, cioè di quelli che speculano al ribasso, ha pubblicato un video nel quale dice che la Bio-on è un castello di carte, come la Parmalat, è un bluff.

E cosa accade?

Succede che nel giro di dieci minuti, all'apertura del mercato, il titolo Bio-on crolla.

Ma è così semplice far crollare un titolo?

No, non è così semplice

Però è crollato lo stesso?

Ecco, inspiegabilmente si è diffuso il panico immediato, istantaneo. Dopo il video le azioni sono crollate. Tutti hanno cominciato a vendere e lì si è innescata una spirale viziosa che poi ha portato al fatto che non gli davano più credito. C'è stata una grande fuga collettiva, si è avviata un'indagine, fino al momento nel quale la Procura di Bologna ha preso per buone le accuse di questo fondo, che si chiama Quintessential, e ha avviato ufficialmente un'indagine nei confronti degli amministratori della Bio-on, non tanto sulle accuse riguardanti la tecnologia, la parte industriale, se funzionasse o meno, ma su come erano stati redatti i bilanci.

Ho visto il video della Quintessential e non mi è sembrato così significativo da procurare uno sconquasso.

Nel libro distinguo la parte di contabilità dei bilanci che è oggetto del processo, e su quello non mi pronuncio ma ne spiego la logica con la quale è stato scelto quel tipo di contabilità ma che viene contestata, dall’avallare le accuse della Quintessential che dice che Bio-on fosse un castello di carte. La Bio-on aveva 20 o 30 brevetti, aveva già sviluppato dei prodotti che erano sul mercato, aveva già prodotto 8 o 9.000 tonnellate di plastica, quindi il prodotto c'era, la tecnologia c'era, gli impianti c'erano, il valore dell'azienda c'era.

A processo, qual è il tipo di capo di imputazione?

Il capo di imputazione ruota attorno al fatto che i bilanci riportavano dei fatturati che in realtà erano contabilizzati in modo irregolare e di conseguenza tutta la comunicazione riguardo ai bilanci, gli utili, i fatturati, i contratti firmati, si sostiene fossero forzati, rispetto alla realtà.

Questo lo accerterà il processo, ma come si spiega, secondo te, che un progetto imprenditoriale con tali e tanti investitori e che sembra avere una solidità importante crolli dopo il video di un fondo?

Io lo spiego con alcune criticità dei mercati finanziari che sono molto esposti ad operazioni di aggressione. Questa operazione in particolare è stata condotta con grandissima sofisticazione mediatica. Tu pensa che quel video che io contesto, di questo finanziere, è stato pubblicato dall'Australia, è uscito su Youtube alle 6 di mattina, però è stato anticipato da un articolo in prima pagina de Il Fatto Quotidiano. Questo ha messo in allarme tutti gli investitori che sono andati a vederlo, quindi è diventato virale nel giro di un'ora, cosa che è inspiegabile. Certo è che è inquietante pensare che nel mondo di oggi, con Internet, Youtube, i social, eccetera, un'azienda possa essere annientata in questo modo senza una logica di fondo, senza neanche riflettere un attimo sulla consistenza delle accuse.

Ma come mai tutti hanno dato credito a questi giudizi del fondo, anche se l’analisi a un primo acchito mi sembra molto parziale per contenuto ed esposizione?

Riporta dei giudizi, dei pareri di anonimi dipendenti, anonimi scienziati, anonimi imprenditori, cioè una cosa che fa ridere. Il Fatto quotidiano riportava, dandone ovviamente credibilità, tutte le riflessioni e la narrazione di questo finanziere del fondo che si chiama Gabriele Grego.

Oggi che fine fa questa invenzione, secondo te?

Questa invenzione probabilmente verrà portata avanti da chi l’ha rilevata. Tutti gli asset della Bio-on sono stati rilevati da un imprenditore piemontese, Eligio Martini, che si occupa di plastiche. Con circa 25-30 milioni ha comprato fabbrica, brevetti, contratti e tutto il resto. Entro quest'estate dovrebbe far ripartire l'impianto di Castel San Pietro, quindi ricomincerà a produrre la plastica biologica.

E gli ideatori?

Astorri e Cicognani hanno finito la loro esperienza e sono stati espropriati della loro azienda. Gli va già bene se se la cavano al processo o con un’assoluzione o con una condannuccia formale per reati che valgono un anno e mezzo con la condizionale, però loro sono stati annientati, la loro azienda volata via. Si spera che questo imprenditore, magari con un passo un po' più lento, senza grandi proclami, riesca a rimettere in piedi il progetto. In Italia se sei tanto visibile è molto facile avere questi problemi, magari in America o in Gran Bretagna meno. In America sono più abituati alle aziende innovative, alle start-up e anche a pensare alla Borsa come a una scommessa.

C’è una competizione un po' più alla pari…un po'. Diciamo che hai qualche chance in più

Esatto, quando la competizione è sui grandi numeri devi avere le spalle robuste per reggerla. Se vuoi attraversare l'Atlantico devi avere una nave un po' grossa, è diverso se giri nell'Adriatico per andare a fare il bagno a largo. Loro avevano secondo me una grande invenzione, una grande soluzione tecnologica, delle idee, delle capacità, ma viaggiavano su un moscone alla fine. Ci siamo capiti?

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