Bnl, clima più disteso coi sindacati sulle esternalizzazioni
Verso una ricomposizione del dialogo fra azienda e sindacati. Dal primo aprile riparte il confronto sulla cessione dei rami d’azienda a Capgemini e Accenture
Si va verso un accordo. Una organizzazione sindacale sarà esclusa dal tavolo
Sembra stemperarsi la tensione fra la Bnl Bnp Paribas e i sindacati anche perché la banca sta mettendo le mani sull’anarchia dell’utilizzo dei permessi e distacchi sindacali di alcune organizzazioni sindacali. Insomma, la banca ha deciso di tagliare privilegi e prebende ad alcuni sindacati. Il braccio di ferro sulle 900 esternalizzazioni, inserite dalla banca nell’ultimo piano industriale, aveva portato a una rottura delle relazioni sindacali con tanto di doppio sciopero (27 dicembre e 24 gennaio).
Una frattura netta, quella apertasi progressivamente negli scorsi mesi, che, adesso, potrebbe ricomporsi. Il clima, negli ultimi giorni, è apparso a tutti nettamente più disteso. Il dirigente “due facce” che si mostrava morbido con la banca e integralista con i lavoratori ha cambiato atteggiamento chiedendo, sembra, protezione e difesa persino alla banca, per le pesanti critiche ricevute, a suo dire completamente ingiuste . Il “raccoglitore seriale” di deleghe da passare poi ad alcuni studi legali ora giura collaborazione e chiede protezione anche ad altre organizzazioni sindacali. Anche se, riferiscono fonti interne alla banca, una delle organizzazioni sindacali potrebbe però essere esclusa dal negoziato principale e finire isolata in un secondo tavolo.
Gli osservatori hanno cerchiato sull’agenda il 1 aprile. Dopo quella data potrebbe riprendere un dialogo costruttivo tra azienda e sindacati: si capirà, quindi, se ci saranno le disponibilità di entrambe le parti per arrivare a un accordo sui 900 dipendenti dell’information technology e del back office esternalizzati ad Accenture e Capgemini.
I sindacati hanno ben chiaro un aspetto e cioè che non ci sono spazi per far tornare Bnl sui suoi passi: le esternalizzazioni si faranno, del resto sono espressamente previste dalla legge nazionale. Ecco perché, ragionano i sindacati, è indispensabile ottenere concretamente salvaguardie professionali e contrattuali per i lavoratori esternalizzati.
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Non solo. Il blocco delle relazioni sindacali, peraltro, corre il rischio di penalizzare anche tutti gli altri 10.000 lavoratori che non sono interessati dalla manovra sulle esternalizzazioni. Andare avanti con gli scioperi, secondo le sigle, non è più possibile e quello di far incrociare le braccia ai lavoratori, peraltro, si rivela un ottimo modo, dal punto di vista del sindacato, per lavarsi la coscienza senza assumersi le necessarie responsabilità.
Sullo sfondo ci sono le cause in tribunale. I lavoratori che si sentissero eventualmente penalizzati, in relazione ai loro diritti individuali, sono legittimati a presentare ricorsi. Tuttavia, i precedenti su casi simili non hanno mai portato risultati particolarmente favorevoli ai dipendenti. Anzi. Così, più di qualcuno comincia a diffidare dall’esercito di studi legali che – forse guardando troppo ai loro interessi di business e un po’ meno alle effettive chance di vittoria dei lavoratori – propongono l’azione legale con eccessiva disinvoltura.
Bussare ai giudici, insomma, non sempre si rivela la scelta più corretta. È come chi soffre di ernia del disco e si rivolge al chirurgo: è pressoché scontato che si senta proporre l’intervento che molto frequentemente, tuttavia, si rivela una soluzione poco efficace; lo stesso problema, invece, se sottoposto a un osteopata viene poi risolto con alternative meno invasive e rapidamente risolutive.
Insomma, dovrebbe a breve aprirsi una nuova fase fra sindacati e banca anche se, si fa notare in ambienti sindacali, chi si è comportato sempre in maniera ambigua, sia per raccogliere qualche iscrizione in più alla propria sigla sia per ambire a fare carriera nella organizzazione di appartenenza, corre il serio rischio di rimanere isolato.