Bollette, non c'è niente da festeggiare. Stangata in arrivo nel 2025: +18,2% nel primo trimestre per i clienti più "vulnerabili"

Arera annuncia rincari per luce e gas a partire dal primo trimestre del 2025. Consumatori in allarme

di redazione
Economia

Bollette, in arrivo un forte rincaro per luce e gas a partire dal primo trimestre del 2025. Consumatori in allarme

Si prepara un altro inverno segnato dal caro-bollette come conferma il comunicato Arera che annuncia un aumento del 18,2% per i clienti vulnerabli. Il prezzo del gas, infatti, si è impennato dopo le ultime dichiarazioni di Vladimir Putin. Il presidente russo ha annunciato che non intende rinnovare i contratti di fornitura attraverso i transiti che passano per l'Ucraina. Per la prima volta dall'inizio del conflitto non trova l'opposizione del presidente Zelensky, poco interessato alla prosecuzione di contratti dai quali non riceve alcun beneficio. Questo residuo di forniture ormai copre appena il 5% del fabbisogno europeo. Tuttavia resta al centro di importanti interessi geopolitici. Soprattutto per quanto riguarda i Paesi dell'Est europeo che non avendo sbocchi al mare dipendono ancora dal gas russo. Si spiegano così le resistenze dell'Ungheria di Orban ad adottare le sanzioni imposte dalla Ue o il recente viaggio al Cremlino di Robert Fico, presidente della Slovacchia. 

Questo miscuglio di ragioni politiche, economiche e militari ha fatto impennare il prezzo del gas, salito fino a 48 euro per megawattora. L'interruzione delle ultime forniture dalla Russia, per quanto residuali provocherebbero una maggiore dipendenza dalla Norvegia e dal gas liquefatto proveniente dagli Stati Uniti, come sottolineato dagli analisti di Bloomberg. La situazione, al momento, sembra senza uscite. Putin ha confermato che la Russia non firmerà perchè il conflitto in corso non consente un accordo in tempi così brevi. La causa legale intentata da Naftogaz Ucraina contro Gazprom, per presunti pagamenti non saldati, complica ulteriormente la situazione. "Non c'è alcun contratto ed è impossibile firmarlo nell'arco di 3-4 giorni", ha spiegato. Nonostante ciò ha dichiarato che la Russia è pronta a ripristinare le forniture ma solo con un accordo con una controparte diversa da Kiev.

Questo veto rilancia il ruolo della piccola Slovacchia, che potrebbe assumere il ruolo di mediazione sia per il gas sia, in futuro, come sede per le trattative di pace. Come in un gioco degli specchi la combinazione delle convenienze ha prodotto un risultato del tutto inatteso: Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, acerrimi nemici su tutto si ritrovano d'accordo su un punto: da gennaio non transiterà più gas russo verso l'Europa attraverso l'Ucraina Durante un incontro con i leader dell'Unione Europea a Bruxelles, Zelensky ha ribadito il suo veto visto che gli acquisti dalla Russia rappresentano un indiretto finanziamento della guerra.

Ha però aperto uno spiraglio: che il gas venga acquistato da un Paese estraneo alla Ue e il pagamento bloccato fino al termine del conflitto. L'Europa si trova quindi a fare i conti con una crescente dipendenza dalle forniture di gas liquefatto soprattutto dagli Stati Uniti, che, tuttavia, comportano un costo più elevato. I futures sul gas negli Stati Uniti sono aumentati recentemente, toccando i 3,5 dollari per MMBtu (circa 12 euro per megawattora), il valore più alto in oltre un anno, a causa di un aumento della domanda globale e del forte consumo interno. L'incertezza regna sovrana, e l'Europa rischia di pagare un prezzo più alto per il gas che scarseggia, senza riuscire a definire una risposta definitiva alla questione del transito del gas attraverso l'Ucraina. In questa intricata partita geopolitica, l'Europa sembra essere sempre più spettatrice, con poco margine di manovra, mentre le scelte di Putin e Zelensky determinano l'equilibrio energetico del continente.

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