Borsa, l'effetto tassi colpisce ancora. Europa in rosso, a Milano crolla Tim
Non si arresta la caduta della compagnia telefonica italiana che da inizio settimana registra un tonfo del -10%
Borsa, effetto tassi e record di contagi da Covid: listini Ue in rosso, Francoforte la peggiore
Il record di contagi da Covid in molti Paesi d'Europa, prima fra tutti la Germania che nelle ultime 24 ore registra 112mila nuovi positivi, e l'effetto dei tassi che non arresta la sua corsa mettono ko, sulla scia della giornata nera di ieri, i maggiori listini europei. Nelle prime battute di seduta la peggiore è Francoforte (-0,8%). Arretrano Londra (-0,5%), con il Regno Unito che vede l'inflazione al massimo da quasi 30 anni, e Parigi (-0,3%). Non fa eccezione Milano, dove l'indice Ftse Mib perde lo 0,7% con la continua discesa di Tim (-3%).
Non c'è quindi tregua sui listini che, dopo aver iniziato l'anno di buon passo, stanno continuando a perdere terreno nelle ultime sedute in scia all'ipotesi di una stretta monetaria della Fed, più rapida del previsto, per contrastare l'inflazione negli Usa. Un antipasto della sessione sui mercati europei si è avuto già a Tokyo, dove l'indice Nikkei è sceso ai minimi da cinque mesi (-2,8%), trascinato al basso dai cali di Sony e Toyota.
Già ieri a mandare in perdita i mercati ci avevano pensato il balzo dei rendimenti sull'obbligazionario, con il Bund decennale a un passo dal diventare positivo (-0,015%) e il Treasury ormai tornato ai livelli pre Covid, con le vendite che hanno continuato a colpire in particolare i titoli tecnologici.
A Milano si registrano cali anche su Prysmian (-2,6%) ed St (-1,5%). La corsa del greggio spinge invece Tenaris (+0,8%) e Saipem (+0,7%). Debole Stellantis (-0,9%) che il primo marzo alzerà il velo sul nuovo piano strategico a lungo termine. Così come Generali (-0,6%) dove resta la tensione ai vertici, con il cda che ieri ha discusso delle recenti dimissioni di Caltagirone e Bardin, definendo i motivi "infondati e offensivi".
Sul mercato dei cambi, l'euro torna sotto la soglia di 1,14 dollari e passa di mano a 1,1334 (da 1,1367 ieri in chiusura). Chi, invece, continua la sua corsa al rialzo sulle tensione geopolitiche è il petrolio, con il Brent di marzo che si muove sugli 88 dollari al barile (+0,7%), sempre a ridosso dei massimi dall'ottobre del 2014, e il Wti di febbraio a 86 dollari (+0,6 per cento).