A Bpm-Delfin-Caltagirone il 15% di Mps: ma è presto per parlare di terzo polo bancario

La cordata ha acquisito dal Tesoro il 15% di Mps. Castagna mostra i muscoli ma parlare di un possibile assalto a Mediobanca appare prematuro

di Andrea Muratore
Economia

A Bpm-Delfin-Caltagirone il 15% di Mps: ma è presto per parlare di terzo polo bancario

Bpm è il perno attraverso cui Delfin e Caltagirone intendono dare un nuovo assalto a Mediobanca? Dagospia segnala questa intenzione dopo l’ingresso dei tre attori nel capitale di Monte dei Paschi di Siena ma le prospettive di mercato parlano in maniera nettamente diversa.
 
Il fatto che Giuseppe Castagna, ad di Banco Bpm, abbia rivendicato il ruolo di terzo istituto italiano per il gruppo di Piazza Meda, unito all'ingresso di Bpm in Mps assieme agli eredi di Leonardo Del Vecchio e al costruttore romano, già soci di Mediobanca e Generali, ha solleticato la curiosità di molti. E fatto pensare che la mossa successiva di questo nuovo terzetto, dopo l'acquisto del 15% di cui si è liberato il Tesoro in Mps, possa essere orientata a cambiare le carte in tavola in Mediobanca. Ma l'ipotesi è remota.

Si parla del “Terzo Polo” nascente nel mondo finanziario italiano come si stesse pensando a un nuovo, nascituro campione bancario magari paragonabile a Unicredit o Intesa che si formerà sulla base del disco di accrescimento dei capitali esterni di un’altra banca di minor taglia. Magari alleata a volti nobili del capitalismo italiano. In quest’ottica, Bpm, Delfin e Caltagirone offrono il contesto narrativo perfetto: una banca dinamica, in espansione con i conti a posto da un lato. Due potenze del capitalismo finanziario desiderosi di rivalsa dopo le sconfitte del 2022-2023 su Generali e Mediobanca dall’altro.

Il terzo polo potrebbe nascere come "metodo"

Ragionando per analogia è facile pensare, dunque, a un asse per il 15% di Mps che tagli fuori tutti gli altri aspiranti a un terzo ruolo nella gerarchia finanziaria italiana, come Bper. E apra la strada a repliche su altri fronti, come il capitale di Mediobanca. Ma questo si scontra con la realtà dei fatti, che vede Bpm radicalmente distinta dal modello di business d’affari di Mediobanca, e non interessata a metter piede nel suo capitale. E Delfin e Caltagirone attenti a Mps proprio per cercare altre strade, di mercato, rispetto a Piazzetta Cuccia.

Il “terzo polo” potrebbe non essere una banca o un’alleanza di istituti pronti a creare un sistema coeso, ma potrebbe nascere come “metodo”, riabituando al mercato, sovrapponendo settore bancario-finanziario e assicurativo, quegli istituti in crisi che hanno vissuto anni di sospensione, come Mps. L’ipotesi che Dagospia paventa è invece quella del rilancio del salotto finanziario al fine di scalare Mediobanca e tramite questa Generali che già Del Vecchio senior ha sponsorizzato prima della sua scomparsa. E non è andata a buon fine.

Mps vuole semplicemente tornare una banca come tutte le altre

Del resto, oggi entrare in Mps vuol dire scommettere sul futuro di un istituto pronto a tornare alla normalità o a essere parte di un gioco più grande, garantendo dunque redditività. Una nuova corsa alla spallata su Mediobanca sarebbe, per Delfin e Caltagirone, una nuova prova del fuoco contro il sistema di fondi internazionali che ha già blindato Philippe Donnet al Leone di Trieste e Alberto Nagel in Mediobanca, peraltro senza più il sostegno di Edizione, dato che Alessandro Benetton si è riappacificato con la leadership di Mediobanca. E per Bpm vorrebbe dire mettere a rischio una posizione di credibilità di mercato costruita negli anni. Leggere troppo oltre le dinamiche di Mps, dunque, rischia di creare errori di prospettiva. Si è trattato di opportunità tattiche colte al volo e, soprattutto, di mercato. La parola chiave che servirà per dare nuova linfa al settore bancario italiano ora che il Tesoro si sta ritirando. E Mps vuole semplicemente tornare una banca come tutte le altre.

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