Braccianti, che beffa: congelati i 200 mln del Pnrr per sostituire i "ghetti"

Mai spesi i 200 milioni del Pnrr per sostituire i “ghetti dei migranti” con nuove strutture. Negli insediamenti abusivi vivono 10mila lavoratori agricoli

di Redazione
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Economia

Mai spesi i 200 milioni del Pnrr per sostituire i “ghetti dei migranti”. Il timore dei sindacati che i fondi possano venire usati per altro 

Ennesima beffa sulle spalle dei braccianti: sono stati stanziati 200 milioni di euro dal Pnrr per superare gli insediamenti abusivi dove vivono migliaia di lavoratori agricoli, per lo più stranieri e spesso sfruttati, ma questi fondi sono bloccati da mesi. Lo rivela La Stampa in un lungo retroscena che sottolinea come le aree sono state individuate da due anni, ma non si è ancora fatto nulla. Secondo il rapporto su "Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare" pubblicato a giugno 2022 dal Ministero del Lavoro e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, ci sarebbero 150 insediamenti non autorizzati che ospitano circa 10.000 immigrati tra casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte. Veri e propri ghetti, invivibili, indecenti e pericolosi, che dovrebbero essere sostituiti con aree attrezzate con moduli abitabili e servizi necessari.

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Per recuperare il ritardo, sottolinea ancora La Stampa, il governo Meloni lo scorso marzo ha deciso di nominare un commissario ad hoc. La nomina, tuttavia, è arrivata solo a inizio giugno, ovvero 60 giorni dopo quanto previsto dal decreto che istituiva questa nuova figura, segnalano i capigruppo lavoro e agricoltura della Camera, Valentina Barzotti e Alessandro Caramiello. Al ritardo del piano si è aggiunto il ritardo di chi dovrebbe realizzarlo. L’incarico è stato affidato al prefetto di Latina Maurizio Falco, che avrà competenze su tutto il territorio nazionale, eliminando i poteri dei tre commissari che si occupavano delle aree degradate di Caserta, Foggia e Reggio Calabria. In base al decreto 19/2024, la designazione doveva spettare al Ministero del Lavoro, ma trattandosi di un prefetto, la scelta è stata fatta dal Viminale. Secondo la Flai-Cgil, si tratta di una palese "violazione della prerogativa di nomina, avocata a sé dal Ministro dell’Interno". Il timore del sindacato, che da settimane premeva per sbloccare la situazione, è che si tratti di uno stratagemma per cambiare la destinazione d’uso dei 200 milioni del Pnrr.

La mappatura disposta dall’allora Ministro del Lavoro Andrea Orlando doveva servire da base per individuare le situazioni più critiche su cui intervenire e concentrare le risorse, sottolinea ancora La Stampa. "Il governo finora ha fatto finta di nulla davanti al fenomeno del caporalato e del lavoro sommerso" ha scritto venerdì l’ex ministro PD su Facebook. "Eppure, chi oggi promette nuovi interventi aveva qualche strumento già a disposizione e risorse con cui intervenire. Ma hanno preferito dilazionare o ritardare impegni assunti dal precedente governo nella direzione di un contrasto netto al caporalato e di una maggiore dignità per decine di migliaia di lavoratori". Orlando ha citato proprio il piano per il superamento degli insediamenti abusivi, che definisce "storici luoghi di reclutamento e sfruttamento da parte del caporalato, che avevamo inserito tra i punti qualificanti del PNRR". Secondo Orlando, "dopo l’insediamento del governo Meloni solo inerzia e da ultimo un provvedimento di commissariamento per estromettere la ministra Calderone, ritenuta evidentemente un rallentamento, ma comunque non si è vista quella necessaria continuità con le azioni che avevamo messo in campo. Questo progetto è a fortissimo rischio di non vedere la realizzazione se il governo non inizia a lavorarci seriamente".

Secondo l’indagine dell’Anci, su 608 comuni dove è stata rilevata la presenza di lavoratori stranieri occupati nel settore agroalimentare, sono 38 i comuni dove si registrano insediamenti informali o spontanei e strutture non autorizzate. Di questi, ben 36 richiedono interventi "prioritari" e "superprioritari". Nella maggior parte dei casi sono ubicati al Sud (21) e nelle Isole (8), 4 sono al Centro, 3 nel Nord Ovest e 2 nel Nord Est. In tutto sono 11 le regioni interessate: la Puglia con 12 unità (di cui 8 nella provincia di Foggia) è quella dove il fenomeno è più rilevante, seguita da Sicilia (8), Calabria (5) e Campania (3). La lista comprende anche Alba e Saluzzo in Piemonte, Albenga in Liguria, Rovigo in Veneto, Porto Recanati nelle Marche e Pescara in Abruzzo, ovviamente Latina nel Lazio e Castel Volturno in Campania, Rosarno in Calabria e Castelvetrano in Sicilia. La maggior parte di questi insediamenti è presente sul territorio da parecchi anni: ben 11 esistono da più di 20 anni e 7 da oltre 10. Di fronte al montare delle proteste, il governo come risponde? La questione è stata sollevata tra gli altri da Davide Fiatti della segreteria nazionale della Flai-Cgil durante un incontro coi ministri del Lavoro e dell’Agricoltura, Calderone e Lollobrigida, convocato dopo la tragedia di Latina. Fiatti ha puntato il dito contro "quella autentica vergogna che sono gli 'insediamenti informali', veri e propri ghetti dove migliaia e migliaia di migranti sopravvivono in condizioni miserevoli, indegne di un paese civile". Risultato: nessuna risposta.