Btp, no brividi per il Quirinale. Nagel e Intesa "benedicono" Draghi al Colle
Poco mosso lo spread Btp-Bund dai livelli di venerdì mentre si ipotizza con insistenza nei palazzi romani il passaggio del premier da Chigi al Quirinale
Lo scenario di Draghi in "un ruolo istituzionale di primo piano per alcuni anni" che piace al Ceo di Mediobanca
Finora nessun brivido per il Quirinale sul mercato dei titoli di Stato. Specialmente mentre prende corpo l’ipotesi, secondo le indiscrezioni, di un trasferimento di Mario Draghi da Palazzo Chigi al palazzo del Quirinale. Nel giorno della prima votazione per il presidente della Repubblica al posto di Sergio Mattarella, le contrattazioni sul secondario delle obbligazioni sovrane si sono aperte con un calo leggerissimo dello spread: a 140,7 punti base dai 141 di venerdì. Per salire poi nel pomeriggio di tre punti base a 143, vicino al picco degli ultimi 12 mesi ma, molto, molto più basso dei 574 punti base toccati nel novembre 2011 e che segnarono la fine del governo Berlusconi.
Il tutto mentre il Pd tesse la tela per una soluzione che la scorsa settimana è stata “benedetta” anche dal quotidiano della City, il Financial Times (convinto che il passaggio al Quirinale sarebbe “il modo migliore per portare avanti l’ottimo lavoro” fin qui svolto dal premier) che ha il polso degli umori della grande finanza internazionale (nei cui portafogli è parcheggiato circa un terzo dell’enorme debito pubblico italiano) e ben vista stamane anche dall’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel a capo di un business non certo indifferente, per le ricadute sull’economia tricolore, alla governance e agli equilibri che si allineano nei palazzi del potere politico.
L'Italia rischia di fallire nell'ambizione di diventare un'economia più "business friendly" a meno che non proceda speditamente con importanti riforme strutturali e che non vengano finalizzate le riforme della concorrenza, della giustizia e della pubblica amministrazione ha esordito il capo della merchant bank in un colloquio proprio con il Financial Times. “Una priorità strategica per l'Italia - ha ricordato Nagel - è quella di spendere bene le risorse, evitando rischi di inasprimento dello statalismo e favorire un ecosistema a tutti gli effetti business friendly". Riferendosi al fondo Next Generation EU e al Pnrr italiano, poi il banchiere ha fatto notare che “il fondo per la ripresa può essere un game-changer in termini di ulteriore crescita economica, che è particolarmente significativa per un Paese indebitato”. E “chiaramente - ecco il passaggio che in molti hanno letto come un endorsement al cambio di palazzo per l’attuale premier - la migliore garanzia perchè questo accada è che Mario Draghi rimanga in un ruolo istituzionale di primo piano per alcuni anni".
Il riferimento infatti è uno scenario di sette anni come inquilino del Quirinale contro un anno, oltretutto con il bersaglio puntato per il fuoco elettorale dei partiti a 12 mesi dal voto, di permanenza a capo del governo. Uno scenario che, si vocifera, piaccia anche alla prima banca italiana: quella Intesa-Sanpaolo che ha quote anche nell’infrastruttura finanziaria Euronext che controlla Borsa Italiana e la maggiore interessata a un’ottima riuscita della messa a terra del Recovery assieme al piano di completamento delle riforme. Sullo sfondo restano gli interrogativi sollevati la scorsa settimana da Goldman Sachs. Ovvero “l’incertezza a cascata sul nuovo governo e sulla sua efficacia politica” con le implicazioni su possibili “ritardi nell’implementazione del Recovery Fund e delle relative riforme”.
Oppure il mancato apporto di Draghi a condurre in prima persona la trattativa decisiva in Europa per la decisiva riforma del Patto di Stabilità. Evidentemente i mercati credono che l’individuazione di una figura tecnica al posto del premier (con un rimescolamento in alcuni Ministeri) per finire l’opera intrapresa e consentire il trasferimento dell’ex Bce al Colle non vada a creare stravolgimenti sull’azione di politica economica dell’esecutivo. Le votazioni "potrebbero essere un processo lungo o molto veloce", hanno affermato gli strategist obbligazionari di Societe Generale. Per la performance dei titoli di Stato italiani, la chiave è se il presidente del Consiglio sarà in grado di garantire continuità al suo piano di riforme, come Presidente del Consiglio o come Presidente della Repubblica, hanno aggiunto infatti da SocGen.
"Un mini rally del Btp è più probabile di un grande sell-off, con le prospettive di nuove elezioni parlamentari a causa di dispute politiche che restano improbabili", hanno concluso gli esperti. Per Francois Raynaud, gestore di Edmond de Rothschild Asset Management, invece è probabile che la riduzione degli acquisti di asset da parte della Banca centrale europea di quest'anno colpisca lo spread Btp-Bund e la permanenza di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio “lo scenario migliore per stabilizzare i differenziali dei titoli di Stato italiani".
"Con la Bce che prevede di ridurre gli acquisti di asset nel 2022, una mossa che dovrebbe logicamente colpire gli spread delle obbligazioni italiane, riteniamo che l'unico scenario che potrebbe stabilizzare gli spread sia mantenere Mario Draghi come primo ministro ed eleggere un presidente della Repubblica europeista", ha continuato il gestore.
In Borsa, invece, che estende il ribasso insieme al resto d'Europa in vista dell'apertura negativa di Wall Street, prevalgono altre considerazioni: pesano infatti le aspettative di un inasprimento delle politiche monetarie in attesa dell'incontro della Fed in settimana e i timori geopolitici di un attacco russo all'Ucraina.