Carige, il nodo delle fabbriche prodotto. Perchè il Banco e Credem sono fredde

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(fonte Lapresse )
Economia
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Il sasso nello stagno l'ha lanciato Ignazio Visco, due giorni fa, dall'assemblea Abi. "Siamo impegnati nelle possibili soluzioni di casi di crisi di alcuni intermediari medio-grandi", ha spiegato alla platea il governatore della Banca d'Italia. Il riferimento è a Mps e Carige e mentre per la prima si attende con qualche preoccupazione l'esito degli stress test di fine mese, per la seconda è aperta una data room sotto la regia di Deutsche Bank, advisor del Fondo Interbancario (quest' ultimo azionista con l'80%), nella quale sono entrati Banco Bpm e Credem. Lo scrive il Messaggero spiegando che per metà luglio sono attese le offerte non binding, ma allo stato da parte dei due competitor c'è molta freddezza.

Due giorni fa si è riunito il Cda di Banco Bpm durante il quale l'amministratore delegato Giuseppe Castagna avrebbe messo al corrente i consiglieri della situazione. La prossima settimana si dovrebbe riunire il board di Credem dove anche Nazzareno Gregori dovrebbe fare la stessa cosa. Si aggiunga che qualche giorno fa a Piazza Meda e a Reggio Emilia sarebbe stata recapitata una inusuale comunicazione di Bankitalia di non far trapelare l'orientamento riguardo le intenzioni sul dossier. Via Nazionale ha un filo diretto con i pretendenti ed è consapevole che non c'è grande entusiasmo.

A non accendere l'interesse non è la situazione dei conti di Carige, più o meno in linea con le aspettative; quanto la convenienza a realizzare l'acquisizione in termini di sinergie. Carige ha in piedi contratti su alcuni business: nelle polizze di Amissima con Apollo, nel credito al consumo di Creditis con Chenavari e poi nel risparmio gestito di Arca, controllata da Bper e Pop Sondrio.

Sia Bpm che Credem hanno proprie società prodotto ma affinchè si possano sviluppare sinergie tali da rendere profittevole l'operazione, sarebbe necessario disdettare questi contratti con un onere notevole. Dovrebbe farlo il Fondo interbancario, sobbarcandosi un costo elevato.

In più, c'è da dire che Bpm era entrata in data room nella prospettiva di coinvolgere Carige in una business combination con un altro partner, vale a dire Bper che però per il momento è alle prese con la razionalizzazione delle 620 filiali ex Intesa-Ubi e poi comunque il suo socio forte (18%) Unipol ha ipotecato Pop Sondrio di cui ha acquistato il 9%.

Riguardo i 700 milioni di deferred tax asset (Dta, incentivi fiscali) in caso di fusione, per ora non vengono ritenuti una speciale attrattiva. Per metà mese quindi difficilmente dovrebbe pervenire una proposta ed è per questo che Visco ha manifestato attenzione dovendo intermediare le interlocuzioni del Fondo con Bce che spinge per una soluzione a breve.