Case green, a rischio milioni di italiani. Costi fino a 60 mila euro a famiglia e solo 2 anni di tempo

Via libera alla direttiva europea sulla riqualificazione degli immobili. Dall’entrata in vigore delle nuove norme gli Stati membri avranno solo 2 anni di tempo

di Donal Cantonetti
Economia

Case green, così l'Europa mette a rischio milioni di italiani. Costi folli e solo 2 anni di tempo

Semaforo verde della Ue alla direttiva sulle case green. Entro il 2050 il parco immobiliare europeo dovrà essere riqualificato e garantire emissioni zero. La direttiva sull'efficienza energetica degli edifici (Epbd), a cui ha dato il via libera l'Ecofin (il consiglio di economia e finanza europeo) pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione.

Da quel momento ci saranno due anni di tempo perché ogni stato recepisca la normativa e presenti un piano di riduzione dei consumi, motivando le proprie scelte. Inizia dunque l’era delle case green, con il nuovo piano nazionale di ristrutturazioni che prevede una riduzione dell'energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

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Inoltre, il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. Ogni Stato potrà escludere dall'intervento edifici specifici dalle norme, come quelli storici, luoghi di culto o di proprietà delle forze armate ad esempio. Una certa flessibilità ai governi verrà garantita con la possibilità di conteggiare le misure di ristrutturazione attivate nel 2020.

Gli interventi saranno simili a quelli finanziati fino a poco tempo fa dal superbonus: cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione e pannelli solari. L'obbligo di installare i pannelli solari riguarderà solo i nuovi edifici pubblici e sarà progressivo, dal 2026 al 2030. Gli Stati avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle vecchie caldaie a combustibili fossili, ma già dal 2025 non ci sarà più possibilità di ricevere sussidi per le caldaie autonome, ma solo per gli impianti ibridi, cioè quelli che saranno collegati ad una pompa di calore.

Il voto sulla direttiva non è stato compatto. L'Italia e l'Ungheria, per esempio, hanno votato contro. La Croazia, la Svezia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Polonia si sono astenute. Il nostro ministro dell'Economia Giorgetti, a margine del voto finale a Lussemburgo, ha sollevato un problema non di poco conto e cioè: "Adesso chi paga'?".

La provocazione si riferisce alla misura del Super ecobonus 110% ed ai conti che al 31 marzo sono stati effettuati da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. L'impegno dello Stato per questo incentivo è stato pari a 122 mld di euro, mentre il totale degli investimenti ammessi a detrazione è stato di 117.2 mld di euro.

494.406 gli edifici interessati dagli investimenti

Per l'adeguamento alla direttiva europea, su circa 12 milioni di edifici residenziali presenti in Italia, quelli nelle peggiori classi energetiche, ovvero F e G, sono più della metà. Secondo una stima di Fillea-Cgil "le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033". Questo significa che nel giro di pochi anni sarà necessario riqualificare circa 5 milioni di edifici privati e oltre 500 mila edifici pubblici.

La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per adeguarsi alla direttiva. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere gli interventi: Fondo sociale per il clima, Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale. Certo le preoccupazioni ci sono, valutando che il peso di questa misura ricadrà sul ceto medio, ma anche sulle fasce più deboli della popolazione. Secondo le prime stime la spesa potrebbe oscillare tra un minimo di 20-30 mila euro a famiglia fino a un massimo di 50-60 mila euro.

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