Case, prezzi folli? Tutt'altro. Bankitalia smonta le distorsioni del mercato
Secondo il nuovo report di Bankitalia tra il 2008 e il 2023 il prezzo degli immobili in Italia è calato, in linea con la dinamica economica della Spagna
Mentre in Germania si è assistito a un raddoppio dei costi delle case
In marketing li chiamano “bias cognitivi”, ovvero distorsioni del pensiero che tendono a sovra o sottostimare un determinato fenomeno a seconda delle proprie convinzioni senza alcuna evidenza scientifica. Il caso più tipico è la domanda “è più pericoloso cambiare una lampadina in casa o prendere l’aereo?”. E tutti coloro che, magari in preda di un po’ di ansia da volo, indicano la seconda ipotesi finiscono inevitabilmente preda di questo tipo di distorsione. Questo concetto si applica a molti settori, compreso quello economico.
Ad esempio: mentre si continua a dire – sicuramente a ragione per città come Milano o Roma – che il costo delle case è fuori controllo, si è vittima di un bias notevole. Secondo il rapporto di Bankitalia, infatti, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2023 il prezzo degli immobili residenziali in Italia è calato. Una dinamica analoga c’è stata in Spagna, mentre in Germania si è assistito nel medesimo periodo al raddoppio dei costi delle case. Qualcuno dirà: ma a Berlino gli stipendi li hanno aumentati, mentre da noi sono rimasti fermi. Giusto: il che significa che, sostanzialmente, viviamo una dinamica simile a quella tedesca. E non c’è nessuna bolla all’orizzonte.
Non ci sono possibili bolle che rischiano di esplodere nel mercato immobiliare italiano
Anche perché nei corridoi di Bankitalia si dice insistentemente che il combinato disposto tra una diminuzione della fiducia degli italiani e il costo sempre maggiore dei mutui (che, con il tasso fisso, arrivano a sfiorare il 5%) si traduce in una minore propensione alla compravendite delle case. Il che è un peccato perché da 15 anni a questa parte il mercato immobiliare non contribuisce come potrebbe e come avviene anche in altri Stati alla crescita economica. Ma, al tempo stesso, questa è una buona notizia: perché significa che non ci sono possibili “bolle” che rischiano di esplodere. Come invece sta avvenendo negli Stati Uniti e come potrebbe accadere in Germania e in altri Paesi europei che hanno registrato un incremento sensibile. Viviamo in un mercato stagnante, per fortuna e purtroppo.
S'intensifica il trend del risparmio degli italiani e della propensione a un basso indebitamento
A proposito di mutui, tra l’altro, c’è da registrare un trend che continua e, anzi, si intensifica: quello del risparmio degli italiani e della propensione a un basso indebitamento. Secondo il rapporto di Bankitalia, infatti, i nostri concittadini hanno un rapporto del 60%, mentre la media dell’area euro è del 90,5%. Trenta punti percentuali in meno non si spiegano solo con la contingenza o con salari più bassi. Sono la fotografia di una situazione: agli italiani piace il risparmio, piace evitare l’indebitamento anche perché tendenzialmente la casa è una commodity, con quasi l’80% dei cittadini che ne possiede (almeno) una. Da Palazzo Koch filtra ottimismo su questo dato: è un punto di forza e non di debolezza. Semmai, la cosa importante sarebbe riuscire a riallocare una parte di questa disponibilità “parcheggiata” sui conti correnti in strumenti maggiormente redditizi. Ma qui servirebbe un pizzico di educazione finanziaria in più. Al momento, però, su questi temi siamo indietro anni luce rispetto agli altri Paesi europei. Fino a quando?