Cashback, 5S pronti alla battaglia con Draghi. Malcontento anche sui sostegni

M5S colto di sorprersa per lo stop effettuato al cashback con un blitz in cabina di regia. I numeri definitivi sulla misura per i pagamenti digitali

di Ulisse Spinnato Vega
Economia
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Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli ha provato a contrastarlo, ma in cabina di regia “abbiamo assistito a un vero e proprio blitz. Non ce lo aspettavamo”. Un esponente M5S di alto rango si sfoga con Affaritaliani.it sullo stop al cashback di Stato, misura fortemente voluta dal governo Conte 2 e trasformata in autentica bandiera dai pentastellati. Ieri la cancellazione, in attesa, forse, di una revisione profonda del meccanismo che potrebbe arrivare in legge di Bilancio, mentre la tensione monta e il dossier diventa un’ulteriore ferita che si apre nella carne già martoriata della prima forza in Parlamento.


 

Tanto che lo stesso Patuanelli non può fare a meno di sottolineare: “La sospensione del cashback è un errore, l’ho detto e ripetuto ieri in cabina di regia. Mi auguro si possa tornare indietro su questa decisione”. Insomma, il M5S è pronto a dare battaglia, come accaduto su temi affini, per esempio la cedibilità dei crediti di imposta di Transizione 4.0 . “Loro ci hanno obiettato che il meccanismo muove le transazioni da 35 euro. Certo, lo strumento ha proprio questo scopo: abbassare le cifre pagate con carta. Serve per la lotta alla piccola evasione diffusa ed è anche un mezzo educativo e di informazione”, prosegue la fonte Cinquestelle parlando con Affari.

Poi rincara: “Draghi dice che va messo a posto? Si può fare in due giorni con la cabina di monitoraggio del Mef, non serviva sospenderlo. Non piace il super premio da 1.500 euro a semestre? Ok, quello si poteva cancellare, ma in ogni caso vale appena 300 milioni di euro l’anno”. Quindi l’attacco più velenoso, che rende l’idea di come un Movimento scosso dalle vicende interne stia affrontando queste settimane di navigazione al governo: “Draghi ha risparmiato 4 miliardi e mezzo con i sostegni che ora regala al Parlamento e poi viene a fare le pulci a una misura che costa molto meno”.


 

Giovanni Currò, vicepresidente M5S della Commissione Finanze, non la manda a dire: “I dati hanno dimostrato che la percentuale di furbetti (autori di pagamenti artificiosamente frazionati, nda) riguardava in realtà solo lo 0,2% delle transazioni”, quindi la cancellazione del cashback “sarebbe indice di una brutta frenata d’arresto dell’innovazione digitale che si stava cominciando a introdurre in questo Paese”. Oltre che un nuovo motivo di frizione, in prospettiva, tra il premier e il suo predecessore Giuseppe Conte. Intanto, la decisione di Draghi sta avendo ripercussioni in Borsa per Nexi: la paytech italiana ha viassuto infatti in mattinata ore difficili sul listino Ftse Mib.

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Insomma, salvo novità dell’ultimo momento, si interrompe il sistema di restituzione in denaro di una percentuale di quanto pagato cashless, che è partito appena il primo gennaio scorso e ha coinvolto finora 7,8 milioni di utenti, con quasi 6 milioni che hanno superato le 50 transazioni a semestre grazie alle quali si matura il diritto al rimborso. Su poco meno di 800 milioni di pagamenti, la maggioranza, circa il 21%, è nella fascia di valore compresa tra 25 e 50 euro.

Nell’antipasto natalizio dell’anno scorso, lo strumento aveva invece restituito 223 milioni di euro a chi dall'8 al 31 dicembre aveva effettuato almeno 10 operazioni tracciabili. A regime, va detto, la misura costa 3 miliardi per un anno intero (la metà nel 2021), mentre non esistono ancora stime ufficiali sullo stimolo ai consumi e quindi sull’aumento del gettito, oltre che sull’emersione di base imponibile.

Solo The European House Ambrosetti ha azzardato la previsione di spese addizionali per 9,3 miliardi nel 2021 e 13,9 miliardi nel 2021. Quindi, oltre 23 miliardi sul biennio con benefici per l’erario in termini di gettito aggiuntivo e recupero del sommerso pari a circa 2,2 miliardi nel 2021 e oltre 3,1 miliardi nel 2022. Dunque, come minimo, il cashback potrebbe tendenzialmente ripagarsi da solo.

Le critiche invece vertono soprattutto sul perimetro dei settori coinvolti - considerato troppo ampio e non tarato su quelli in cui fiorisce effettivamente la micro-evasione - nonché sugli abusi relativi alla parcellizzazione fittizia delle transazioni. Tuttavia, in molti si augurano adesso che non venga buttato via il bambino assieme all’acqua sporca.