Chi comanda, soci o capitali sociali? Riforma BCC e banche popolari. I dubbi
L'analisi dopo l'intervista a Luigi Marattin
Aveva senso raggruppare per poi dividere le BCC?
Vorrei inserirmi nell'intervista all'On. Luigi Marattin in merito alla decisione del Governo di portare il limite attivo delle Banche Popolari di 8 a 16 miliardi. Ora come tutti sappiamo il voto capitario nel diritto societario si definisce come “una testa un voto” indipendentemente dalle quote possedute da ciascun socio. In poche parole stiamo parlando di cooperative.
Ecco cosa scrive wikipedia.it: “Nell’aprile del 2016 il credito cooperativo italiano è stato oggetto di una profonda riforma organizzativa, con l'approvazione e successiva conversione in legge del DL 18 del 14 febbraio 2016. La riforma si basa essenzialmente sulla costituzione di gruppi bancari cooperativi (figura del tutto nuova nel panorama bancario italiano ed europeo) cui le BCC hanno l’obbligo di aderire, pur mantenendo i caratteri distintivi di banche locali cooperative (operatività territoriale definita, principio del voto capitario, obbligo di destinazione di almeno il 70% degli utili netti annuali a riserva, governance cooperativa, ecc.). Ruolo delle capogruppo dei nuovi gruppi bancari cooperativi (il cui capitale è detenuto per almeno il 60% dalle stesse BCC) è di fungere da “coordinamento e direzione” delle BCC aderenti, nonché di definire forme di “garanzia incrociata” al fine di prevenire e gestire eventuali situazioni di criticità, secondo quanto previsto dalla normativa bancaria europea. Dopo un lungo e complesso iter, il 2019 è stato l’anno dell’avvio operativo di due gruppi bancari cooperativi a valenza nazionale: uno facente capo da ICCREA Banca (con sede a Roma), cui aderiscono oltre 117 BCC, l'altro facente capo a Cassa Centrale Banca (con sede a Trento), cui aderiscono 77 BCC. Le casse Raiffaisen (tutte meno quelle di Renon e San Martino in Passiria, che hanno aderito a Cassa Centrale), hanno beneficiato di una diversa disciplina sulla base di norme emendative della riforma varate dal Governo italiano nel novembre 2018, optando per la costituzione di un IPS (Institutional Protection Scheme) in alternativa alla costituzione di un proprio gruppo bancario cooperativo”.
Come specificato anche dall'On. Marattin il Governo era guidato dal Presidente Matteo Renzi, con questa misura però bisogna ricordare che tutti i soci delle BCC non potranno più vendere le loro quote di pertinenza (salvo casi eccezionali e con l'approvazione da parte delle Autorità competenti). Ed ecco le domande: aveva senso raggruppare per poi dividere le BCC? Se i soci delle BCC non possono più vendere le loro quote, ICCREA Banca e CASSA CENTRALE Banca non rischiano una possibile politicizzazione? In pratica sono diventate due Holding? Ma chi comanda veramente i soci o i capitali sociali delle BCC? Le continue “fusioni o aggregazioni” fra BCC potrebbero portare ad uno scollamento con la territorialità e la clientela? Attualmente CASSA CENTRALE Banca possiede una quota di partecipazione in ICCREA Banca del 18% (che verrà ridotta a meno del 10% entro l'anno) questo potrebbe creare o far rimanere un possibile un conflitto di interessi? In un prossimo futuro chi beneficerà della loro trasformazione in S.p.A.? E' stato veramente raggiunto lo scopo degli statuti? Era proprio necessaria questa riforma? Io ho alcune perplessità. E voi?