Cina, Evergrande non paga un 3° bond. Crescono i guai nel mattone di Pechino

Il gigante dell'immobiliare di Xu Jiayin sta vivendo la sua più grande crisi: il gruppo non paga la rata di un terzo bond e il controvalore sale a 127 milioni

di Lorenzo Goj
Lapresse
Economia
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Evergrande continua a preoccupare i mercati di tutto il mondo con la propria situazione finanziaria color rosso sangue. Secondo alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg, il gigante cinese dell’immobiliare, lunedì sera non avrebbe pagato, alla chiusura del mercato Usa, un bond per un controvalore di circa 127 milioni di euro. Cala la Borsa italiana con l’Ftse Mib che perde il -0,75% e scende a quota a 25.736 punti. A pesare sul sentiment, ancora una volta i timori di un eventuale contagio del default di Evergrande.

L'indiscrezione, riportata anche da altre agenzie internazionali, non è stata confermata da Evergrande e sarebbe il terzo mancato pagamento consecutivo di un bond da parte della società cinese che, comunque, ha un periodo di grazia di 30 giorni prima di essere dichiarata inadempiente per il pagamento. Il primo di questi periodi di grazia scade il prossimo 23 ottobre.

Ma a essere sotto i riflettori non solo il colosso guidato da Xu Jiayin, anche lo sviluppatore immobiliare cinese Fantasia Holding, più piccolo di Evergrande, quotato alla Borsa di Hong Kong, ha “dato spettacolo” annunciando le dimissioni di due top manager. Anche la situazione economica di Fantasia non è delle migliori, in quanto a inizio ottobre non ha rimborsato un bond da 205,7 milioni di dollari ai suoi creditori.

Uno dei due amministratori di Fantasia, Ho Man, ha dichiarato, secondo un comunicato, "di non essere stato informato tempestivamente su talune questioni di importanza critica per la società". Fantasia resta così con un solo amministratore mentre le regole della Borsa di Hong Kong, dove il titolo è attualmente sospeso, richiedono la presenza di almeno tre amministratori.

Nel frattempo, il presidente cinese, Xi Jinping, si sta concentrando sui legami che le banche statali cinesi e altri sostenitori finanziari hanno sviluppato con i grandi attori del settore privato, espandendo la sua spinta per frenare le forze capitaliste nell'economia. Xi, che ha iniziato la sua campagna alla fine dello scorso anno con un attacco normativo ai giganti privati della tecnologia, sta lanciando un'ampia serie di ispezioni sugli istituti finanziari.

Secondo le prime voci, le ispezioni, annunciate a settembre con pochi dettagli, si concentrano sul fatto che le banche statali, i fondi di investimento e i regolatori finanziari siano diventati troppo vicini alle imprese private, specialmente alcune che sono recentemente entrate nel mirino di Pechino, come, appunto, Evergrande Group, o la società di viaggi Didi Global o, ancora, la società di tecnologia finanziaria Ant Group.