Clamoroso: l'Europa vuole "cancellare" le banche italiane. L'allarme

Sileoni: "La Commissione vuole proporre modifiche regolamentari volte a rimuovere gli ostacoli di vigilanza esistenti"

di Redazione Economia
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Christine Lagarde
Economia

L’Europa vuole cancellare le banche italiane. L’allarme di Sileoni

La bomba è arrivata in diretta tv: ci stiamo giocando le banche italiane. "La Commissione europea sta analizzando una proposta folle, quella di proporre modifiche regolamentari volte a rimuovere gli ostacoli di vigilanza esistenti per la creazione di soggetti bancari europei e metterli in grado dimensionalmente e strutturalmente di competere ad armi pari con i colossi americani. Sarebbe la fine delle banche italiane, l’Europa vuole cancellarle. Il Governo deve intervenire per tutelare gli interessi nazionali che passano anche dalla difesa delle nostre banche" ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, durante la trasmissione Mattino Cinque in onda su Canale 5. "Una situazione di questo tipo avrebbe ripercussioni anche su tutta la clientela bancaria. Per questo motivo questa proposta va fermata" ha aggiunto Sileoni.

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Il leader della Fabi, il principale sindacato del settore bancario italiano, fa riferimento a un documento dell’Unione europea, nello specifico del Parlamento europeo, in cui si avanza una serie di proposte normative. Obiettivo sarebbe rimuovere gli ostacoli alla creazione di soggetti bancari europei. Tutto questo per consentire una concentrazione tra colossi del credito non più, come è avvenuto finora, all’interno dei confini nazionali, ma su scala europea. Una manovra ad ampio raggio che servirebbe, secondo l’Europa, per mettere le banche del Vecchio continente in grado di fermare eventuali scalate ostili da parte dei giganti americani. Insomma, l’espansione delle banche, sostiene il rapporto dell’Ue, deve avvenire avendo come orizzonte l’Europa. 

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Una bomba, quella del Parlamento Ue, che arriva mentre in Italia, proprio in queste settimane, si discute, di eventuali operazioni di fusione magari anche per risolvere definitivamente la questione del Monte dei Paschi di Siena. Chi rischia di più dentro i nostri confini? Sono sotto scacco anche le major della Penisola ovvero Intesa Sanpaolo, Unicredit, BancoBpm e Bper? Difficile fare previsioni analitiche. Sulla carta, tutte le banche italiane diventano potenziali prede di colossi europei che per dimensione e capitalizzazione sono nettamente più grandi dei player del Belpaese. Prudenza, dunque, su ipotesi di risiko. Per lo stesso motivo sarebbe azzardato fare stime circa l'impatto sull'occupazione tra i bancari del Paese. 

Il tema, per adesso, è strettamente politico: in ballo ci sono rilevanti interessi nazionali. Senza banche italiane, il sistema-Paese è più debole. C’è bisogno di istituti di credito che sostengano le nostre imprese, che assicurino prestiti alle famiglie. Poi c'è un tema di risparmi: la ricchezza finanziaria delle famiglie vale (dati Fabi) 5.200 miliardi di euro, per la quasi totalità gestiti e custoditi nelle banche tricolore. Denaro che oggi viene dirottato su investimenti interni, ma che potrebbe uscire dai nostri confini qualora il controllo dei big del credito passasse in mani straniere. Ce lo possiamo permettere di perdere risorse che valgono il doppio del debito pubblico e quasi il triplo del nostro pil? Il governo intende fare qualcosa?