Concordato preventivo flop, gli evasori non si fidano (nonostante le promesse e gli sconti). E lo spot in tv non aiuta

La pubblicità per le Partite Iva assicura: assenza di controlli per chi aderisce. Ma senza una proroga della scadenza si rischiano incassi molto bassi

di Redazione Economia

Maurizio Leo Viceministro Dell' Economia e Finanze
Economia

Concordato preventivo flop, la scadenza del 31 ottobre è troppo vicina

Il governo Meloni punta forte sul concordato preventivo, una misura che dovrebbe permettere alle aziende di non avere sorprese in termini di cartelle esattoriali e guai col Fisco. Si tratta sostanzialmente di un accordo tra lo Stato e l'impresa in questione.

Ma questa misura, fortemente voluta dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo, punta anche a intercettare gli evasori fiscali e qui le cose si complicano. Una pubblicità in tv confezionata tra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia prova a convincere i contribuenti, infedeli e non, - riporta La Repubblica - a pagare l’obolo che servirà a finanziare le richieste della maggioranza rimaste escluse dalla manovra.

"E stai tranquillo". Siediti al tavolo, stringi la mano al Fisco e pagherai "il giusto". E nel pacchetto che "conviene a te", titolare di una partita Iva, anche la rassicurazione che l’Agenzia delle entrate non ti controllerà per due anni.

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La paura, celata ma ben percepita tra i corridoi di via XX settembre, è che alla fine la misura simbolo del Fisco amico - prosegue La Repubblica - si riveli un flop. Un danno d’immagine che Giorgia Meloni non vuole neppure prendere in considerazione perché il concordato è la pietra miliare di un disegno più ampio, promesso due anni fa in campagna elettorale e allestito poi a colpi di decreti legislativi che hanno allargato le maglie dei favori agli evasori. In questo girone fumoso ci sono gli evasori totali, ma anche i "piccoli" che hanno una pagella fiscale con un voto basso. E che adesso, entro il 31 ottobre, potranno mettersi in regola pagando poco: una mini imposta, tra il 10% e il 15%, sulla parte di reddito concordato che eccede quello dichiarato nel 2023. Il piano del governo riguarda una platea potenziale fatta di 4,5 milioni di partite Iva e la speranza è quella di incassare almeno 2mld. Ma i commercialisti mettono in guardia il governo: senza una proroga gli incassi saranno bassi.

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