Confindustria lancia l'allarme: "Con i dazi l'economia Italia è a forte rischio"
L’analisi del Centro studi di via dell’Astronomia: scendono i prezzi dell'energia e preoccupano gli investimenti
Emanule Orsini
Pil, Confindustria: "Con dazi -0,3% Pil Italia nel 2025-2026"
Continua il taglio dei tassi di interesse, ma l’ondata di incertezza generata dai continui annunci sui dazi, e i dazi stessi, peggiorano il quadro economico globale e italiano, frenando gli scambi e, con la conseguente instabilità dei mercati finanziari, anche le decisioni di spesa e investimento. È il bilancio che emerge dalla congiuntura flash di aprile elaborata dal Centro studi di Confindustria, che evidenzia come “l’unico effetto collaterale positivo” sia la discesa del costo dell’energia. Per il I trimestre 2025, viale dell’Astronomia si attende una “crescita modesta”, con i servizi in frenata e l’industria che però rallenta il calo.
Intanto, la Bce ha deciso una nuova sforbiciata ai tassi, contando su un’inflazione attesa al target, facendo scendere il tasso pagato dalle imprese italiane al 3,99% rispetto al 5,59%. E i prezzi dell’energia scendono. Ad aprile il del gas in Europa al Ttf è calato a 37 euro/mwh in media, contro i 50 di febbraio, pur restando ben sopra i 14 del 2019; ribasso analogo per l’elettricità (Pun), a 108 euro/mwh rispetto ai 150 di febbraio. Anche il petrolio è meno caro: 70 dollari al barile, da 75.
Preoccupano però gli investimenti: “a marzo si è deteriorato per il secondo mese il clima di fiducia, scendendo sotto la media del 2024” ed è “aumentata l’incertezza di politica economica, che frena le scelte di investimento delle imprese”, sottolinea il Csc, osservando che “i giudizi sulle condizioni per investire nel 1° trimestre 2025 peggiorano rispetto a fine 2024, sia nei servizi che nelle costruzioni, mentre restano quasi invariati nell’industria. Consumi deboli”. I consumi poi restano deboli.
“Nel 4° trimestre 2024 si è avuta una correzione al ribasso del reddito reale delle famiglie (-0,6%), limitando l’espansione annua a +1,2%; è scesa verso valori pre-pandemia la quota di risparmio (8,5% da 9,1%), favorendo i consumi”, riassumono gli industriali, evidenziano, tra gli indicatori negativi a inizio 2025, che “a febbraio le vendite al dettaglio sono rimaste ferme (+0,1% gli alimentari)” e “a marzo è caduta la fiducia delle famiglie”.
Tuttavia, nonostante il rallentamento dell’attività economica, la crescita occupazionale prosegue. “Su base bimestrale, il numero di occupati è cresciuto dell’1,0%, oltre 230mila unità, rispetto al 4° trimestre 2024” e “continua anche il calo della disoccupazione”. Il rialzo del numero di inattivi invece “va letto con cautela, perché rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al calo che era evidente da novembre 2024”, fa presente il Csc.
Con i dazi americani, la crisi dell’industria italiana rischia di diventare strutturale. E’ l’avvertimento che arriva dalla congiuntura flash di aprile del Centro studi di Confindustria. “A febbraio la produzione è calata (-0,9%), dopo il rimbalzo a gennaio (+2,5%). La variazione acquisita nel 1° trimestre è positiva (+0,4%) dopo 5 trimestri in calo”. Ma l’indice Rtt “indica un calo profondo del fatturato a febbraio, il Pmi segnala ancora flessione a marzo (46,6 da 47,4), la fiducia peggiora. I dazi – si sottolinea – agiranno negativamente principalmente sul manifatturiero”.
In frenata anche il settore dei servizi. Nonostante il turismo abbia iniziato bene il 2025, con +7,1% annuo a gennaio per la spesa dei viaggiatori stranieri, gli altri indicatori sono negativi: a febbraio, l’indice Rtt “segnala un forte calo del fatturato del settore” e a marzo, il Pmi “indica un’espansione più moderata (52,0 da 53,0)”. Inoltre, “la fiducia delle imprese si è ridotta in ciascuno dei primi tre mesi del 2025”, sottolinea il Csc.
I dazi americani sono destinati ad avere un impatto sulla crescita italiana. Secondo una simulazione del Centro studi di Confindustria, che nell’ultima congiuntura flash ha elaborato un focus sugli effetti delle tariffe imposte dall’amministrazione Trump, “dazi e incertezza causeranno una minore crescita di -0,3% del Pil italiano nel 2025-2026, a causa di una più bassa dinamica dell’export di beni (-1,2%) e degli investimenti in macchinari (-0,4%)”. Secondo viale dell’Astronomia però “è da evitare una ritorsione tariffaria Ue sugli acquisti dagli Usa, che impatterebbe sui prezzi e sulla fiducia di famiglie e imprese, con un’ulteriore frenata del Pil” mentre è “cruciale, invece, concludere nuovi accordi commerciali Ue con altri importanti partner economici” ossia Mercosur e India.
Gli Stati Uniti “detengono il primato sia come localizzazione delle imprese industriali controllate da quelle italiane, che come paese di provenienza di multinazionali in Italia”. Il manifatturiero genera “la quasi totalità dell’export italiano negli Usa, pari a più di un decimo delle vendite manifatturiere all’estero (10,8%)”, spiega il Csc, stimando che le vendite negli States “attivano, direttamente e indirettamente, quasi il 7% della produzione manifatturiera italiana (circa 90 miliardi di euro)”. I settori più esposti alle politiche commerciali di Trump “sono farmaceutico, autoveicoli, macchinari”.