Confindustria, testa a testa Orsini-Marenghi. Ma la vera battaglia è sui vice
Tra due mesi verrà nominato il comitato dei saggi: inizia la corsa. Ma le prospettive sono complicate. In Piemonte gara tra Gay e Marsiaj
Confindustria, mancano due mesi: Orsini e Marenghi i candidati più probabili. Ma attenzione alla battaglie per i vicepresidenti
Continua un movimento lento, per certi versi fine a se stesso, dalle parti di Viale dell’Astronomia. Ogni tanto qualcuno si sveglia, prova a far sentire la sua voce, ma poi si torna in una sorta di sopore che tutto avvolge. Sembra che manchino anni alla scelta del prossimo presidente di Confindustria. E invece no: alla fine di gennaio verrà stabilito il comitato dei saggi che riceverà le autocandidature. Da lì il processo prevede che vi sia un consiglio generale, a fine marzo, che stabilirà chi – tra i pretendenti – avrà ottenuto il quorum per essere votato. E infine, a maggio, si proclamerà il vincitore. Insomma, i due mesi che iniziano oggi saranno fondamentali per il futuro di un’istituzione che in questo momento sta vivendo una fase di appannamento. E dunque, i cosiddetti “piccoli” provano ad alzare la voce, ma immaginare che possano essere loro i grandi elettori del prossimo presidente di Confindustria o, peggio ancora, i king maker sembra davvero improbabile.
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Quello che invece appare evidente è che i nomi rimasti per la presidenza sono quelli di Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini. Non esattamente due profili che fanno impazzire le platee, ma in questo momento nessuno sembra voler fare il primo passo. Marenghi, che pure sarebbe il candidato indicato da Carlo Bonomi, sconta proprio il fatto di essere stato indicato dal presidente uscente. Nei corridoi di Viale dell’Astronomia qualcuno, perfidamente, ha definito l’endorsement di Bonomi come “il bacio della morte”. Senza contare che sconta altri due “vulnus”: il primo è che l’azienda che guida (Cartiera Mantovana Srl) non ha esattamente le dimensioni richieste per un cambio di rotta. E poi perché la moglie è la parlamentare di Fratelli d’Italia Maddalena Morgante, non un buon biglietto da visita per un presidente che con la politica – e il partito di maggioranza a maggior ragione - dovrebbe avere rapporti scevri da eventuali conflitti d’interesse. Emanuele Orsini nel 2020 sembrava voler sfidare Bonomi per la scorsa elezione prima di ritirare la sua candidatura e accontentarsi della vicepresidenza.
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Ed è proprio intorno alle vicepresidenze, che saranno 18, che si sta consumando un’autentica battaglia. L’idea è chiara: poiché Confindustria è ai minimi storici, è inutile correre per il “soglio”. Meglio puntare a una vicepresidenza e poi ripensarci nel 2028, quando Viale dell’Astronomia – o almeno, questo è l’auspicio – avrà recuperato un po’ di appeal, sarà più interessante diventarne presidente. A quanto risulta ad Affaritaliani.it, sembra che per questa posizione si stiano dando battaglia, in Piemonte, Marco Gay e Giorgio Marsiaj. Il primo è presidente di Confindustria Piemonte e membro del board del Sole 24 Ore; il secondo fa parte dell’Unione Industriali di Torino e ha però dalla sua il fatto di essere un imprenditore manifatturiero, una caratteristica storicamente apprezzata in Viale dell’Astronomia. E pare che nel caso specifico più di un consigliere abbia suggerito a Gay di non avere troppa fretta e di puntare a una vicepresidenza “forte” in attesa del 2028.
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Anche le altre territoriali stanno puntando molto sulle vicepresidenze, ed è qui che si consumeranno le principali lotte. In Lombardia il famoso quadrilatero (Varese, Bergamo, Brescia e Milano) si sta muovendo. Ma è difficile trovare una cordata della Lombardia che parta sparata a supportare. Nel Triveneto di aspiranti permanenti ce ne sono una caterva, ma rimane una situazione tale di conflittualità che difficilmente si riuscirà a trovare un nome condiviso.
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Ma ci sono anche altre partite che si stanno giocando. Il presidente uscente non ne ha imbroccata una ultimamente: prima ha sperato, facendo approvare un cambiamento statutario, di poter essere riconfermato alla guida di Confindustria. Poi ha cercato di andare alla Luiss, prima di finire impantanato nella bizzarra vicenda del titolo di studio mancante. È vero che, con l’ausilio di un importante studio legale, sta cercando di far approvare una norma che permetta anche ai non laureati di presiedere un’università privata. Ma al momento Luigi Gubitosi sembra inamovibile dal ruolo di nuovo presidente della Luiss. E poi rimane il grande punto interrogativo che riguarda il Sole 24 Ore.
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È notorio, infatti, che la guida della Luiss è appannaggio del presidente uscente di Confindustria, mentre il vertice del Sole viene nominato dal neo-eletto numero uno di Viale dell’Astronomia. Solo che in questo momento storico bizzarro essere a capo del quotidiano economico è ben più prestigioso che guidare Confindustria. E tanto più “debole” sarà il nuovo numero uno, tante più “cambiali” si troverà a dover sottoscrivere. Non sarà un destino facile, insomma. Dei gioielli della corona di Confindustria, la Luiss è sicuramente un centro di potere romano intoccabile. Ma Il Sole rimane importante a livello europeo, non soggetto a umori di sorta perché capace di sopravvivere a qualsiasi esecutivo. E, ovviamente, garantisce un trattamento di riguardo a quelle imprese che fanno capo ai leader di Confindustria. Insomma: la corsa si complica, il tempo stringe e i nomi latitano. Non esattamente lo scenario ideale.