Consob, che cosa c'è dietro l'irrituale risposta di Savona al Foglio

"Non sono io a tenere in scacco la Consob. E' la vecchia Consob a tenere in scacco Savona. In corso eterna lotta conservazione-innovazione", scrive sui social

di Andrea Deugeni
dal profilo twitter di Paolo Savona
Economia
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Gli scontri in Consob e la battaglia per le Assicurazioni Generali

Un messaggio criptico ("l'eterna lotta tra la conservazione e l'innovazione") e che alza il velo sulle divisioni all’interno del collegio dei cinque commissari della Consob. Con un atto molto irrituale per un’authority che ha il compito di vigilare sulle società quotate in Borsa e sul corretto funzionamento dei mercati azionari, l’85enne presidente Paolo Savona scrive un messaggio postato sia sul proprio profilo Facebook sia su quello Twitter aprendo una polemica con gli organi dell'Autorità che presiede.

"Non avendo tempo per rispondere agli amici che mi manifestano la loro solidarietà - ha scritto l’economista sardo, più volte ex ministro e titolare del dicastero degli Affari europei nel primo governo Conte - desideravo far sapere che non sono io a tenere in scacco la Consob, ma è la vecchia Consob a tenere in scacco Savona”. E poi aggiunge: "E' in corso l'eterna lotta tra la conservazione e l'innovazione su cui si va giocando il futuro dell'Italia".

La "vecchia Consob"? L'"eterna lotta tra la conservazione e l'innovazione"? Difficile capire a cosa alluda Savona, viste le stanze ovattate dove si svolgono le riunioni dei commissari della Consob sui delicati temi che riguardano il risparmio e la Borsa. Certo è che l’anomala presa di posizione (ed già questa è una notizia bomba) è stata innescata da un articolo del Foglio in cui viene criticato l’estremo immobilismo dell’authority e, in particolare, di Savona nella gestione della agguerritissima battaglia in corso sulle Assicurazioni Generali.

Da settembre, infatti, negli uffici dell'Autorità hanno più volte fatto capolino i quesiti inviati dal secondo socio del Leone Francesco Caltagirone, appena dimessosi in polemica dal consiglio di amministrazione, su due punti in particolare: la doppia legittimità della procedura della lista del consiglio per il prossimo rinnovo degli organi sociali stilata da parte del board uscente (risultato a sua volta di una lista presentata tre anni prima dal primo azionista Mediobanca, cosa che non piace a Caltagirone e ad altri) e del ricorso da parte di Piazzetta Cuccia a un prestito titoli che scadrà subito dopo l’assemblea di Generali di fine aprile. Un prestito chiuso grazie al quale la merchant bank di Alberto Nagel potrà contare su un 17,2% dei diritti di voto.

Il titolo dell’articolo incriminato è: “Non solo Generali. Così Savona tiene in ostaggio la Consob” e nel pezzo si ricostruiscono tutte le lingue procedure di analisi interne da parte della Divisione Corporate Governance e dell’Ufficio Controlli societari e tutela dei diritti dei soci che hanno istruito la pratica Generali sollecitata da Caltagirone, una pratica spinosa perché nell’ordinamento italiano non esiste una norma di rango primario (non c’è nel Tuf) che regola la fattispecie ed esistono pochi riferimenti giurisprudenziali in materia. In più, oltre a essere una materia complessa, è al momento prevista negli statuti di 52 emittenti e già messa in pratica da 11 quotate nella scelta dei propri consiglieri di amministrazione.

Stabilendo nuove regole, quindi, il collegio della Consob andrebbe a normare indirettamente i funzionamenti di altre grandi blue chips di Piazza Affari come UniCredit e Telecom. Oltre che a influire sull’esito della grande battaglia della finanza tricolore che si sta conducendo a Trieste fra i pattisti Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt, da una parte e Mediobanca-De Agostini, dall’altra. Motivo del contendere la riconferma di Philippe Donnet e il futuro industriale della compagnia. 

La procedura sui quesiti del patron del Messaggero ha partorito per il momento solo una breve consultazione del mercato sul tema da parte dell’authority con indicazioni a cui le Generali si sono subito attenute (consiglieri indipendenti), ma il collegio composto da quattro membri più il presidente, il cui voto in caso di parità vale doppio, non si è ancora espresso.

Come mai? Cosa si aspetta? Chi segue da vicino il dossier spiega che, oltre alle divisioni all’interno dell’organo di cui ha accennato nel proprio messaggio social anche il fumantino Savona, ha contato il lungo iter di sostituzione del commissario uscente Carmine Di Noia che, dopo aver perso a settembre la corsa per per la presidenza dell’Esma, la Consob Ue, è in partenza per l’Ocse: dal 23 febbraio, Di Noia andrà ad assumere la direzione degli Affari finanziari e delle imprese. Una figura al posto del qualche Mario Draghi ha designato Carlo Comporti.

C’è chi legge poi nell’attacco del Foglio anche un messaggio mandato all'economista di Cagliari da parte di ambienti vicini a Caltagirone per il fastidio (non a torto) nei confronti di un’authority che non decide mentre il D-Day nel Leone per lo scontro finale si avvicina e le truppe stanno schierando le proprie squadre in corsa per il top-management. Oggi il tema Generali è all'ordine del giorno della Commissione ma non è ancora chiaro se il pronunciamento sarà definitivo o meno. Ecco che tutto torna.

@andreadeugeni