Corsa al nucleare, uranio ai massimi. Ue-Usa si riforniscono ancora da Mosca

Tra i motivi di crescita della materia prima c'è il conflitto di Gaza, motivo per cui l'Iran ha stretto sulle sue scorte di uranio arricchito

di Redazione Economia
Economia

Uranio, corsa al nucleare: Ue e Usa spingono la crescita e lo comprano dalla Russia

Il 2024 si sta rivelando un anno soddisfacente (fino ad ora) se si pensa che il prezzo dell’oro non è mai stato così alto, o che il bitcoin è ai suoi massimi storici. Non si può dire lo stesso per l'uranio, anche'esso in netto rialzo, ma la cui crescita non è da attribuire a sviluppi positivi, piuttosto ai conflitti geopolitici in corso e all'interesse crescente di alcuni paesi per l'energia nucleare.

Secondo un'analisi di Forbes, uno dei fattori chiave del balzo dell'uranio,  che ha raggiunto i massimi degli ultimi 16 anni, è da attribuire sicuramente alla guerra a Gaza con l'Iran che ha intensificato il suo accumulo di uranio arricchito, superando di gran lunga i limiti imposti dall'Ue da mesi. A fine febbraio, secondo quanto riportato dall'Ansa, si stimava che le scorte iraniane fossero oltre 27 volte superiori al limite consentito.

Rafael Grossi, direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), svela che l'agenzia ha perso traccia della produzione e delle scorte di centrifughe, rotori, acqua pesante e concentrato di minerale di uranio in Iran. In un tale scenario di tensione geopolitica è stato inevitabile un aumento dei prezzi e della domanda di uranio, beneficiando principalmente paesi come la Russia, in quanto il settore nucleare è stato escluso dalle sanzioni imposte dall'UE e dagli Stati Uniti per il suo coinvolgimento in Ucraina.

Inoltre, secondo i dati della World Nuclear Association fino al 2022, la Russia è il sesto produttore mondiale di uranio, mentre al primo posto nella produzione mondiale di uranio troviamo il Kazakistan, che ha una forte vicinanza politica ed economica con la Russia e la Cina.

Ma sia Usa che Ue continuano a comprare uranio dalla Russia. Nello specifico, secondo la US Energy Information Administration, nel 2022 le centrali nucleari statunitensi hanno importato circa il 27% del loro uranio dal Canada, il 25% dal Kazakistan e il 12% dalla Russia

Ma ci sono dei cambiamenti in vista? Fondamentalmente no. Nonostante la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti abbia approvato il divieto sulle importazioni di uranio russo lo scorso dicembre, Reuters sottolinea che la legge deve ancora passare al Senato e essere firmata dal presidente Joe Biden prima di entrare in vigore. Inoltre, con le nuove elezioni previste a novembre, la situazione potrebbe subire ulteriori evoluzioni.

LEGGI ANCHE: Aiea: "Scomparse 2,5 tonnellate di uranio in Libia". Nuovo allarme nucleare

Tuttavia, si prevede che queste importazioni diminuiranno gradualmente a 459 tonnellate nel 2027 rispetto alle circa 476,5 tonnellate del 2024. Secondo il The Times of Central Asia, questo potrebbe beneficiare il Kazakistan, anche se di fatto non cambierà molto.

Anche in Europa, la situazione rimane invariata. Secondo l'Agenzia per l'Approvvigionamento dell'Euratom, l'UE ha importato il 97% del suo uranio naturale dall'estero lo scorso anno, con il Kazakistan che ha fornito il 26,82% del fabbisogno totale del blocco e la Russia che ha rappresentato quasi il 17%.

Riguardo al rally dell'uranio, dopo aver raggiunto i massimi degli ultimi 16 anni, con i prezzi che hanno toccato i 106 dollari per libbra, si prevede che l'uranio possa subire ulteriori aumenti. Un aumento questo giustificato sia dagli impegni annunciati da 22 paesi durante la COP28 di triplicare la capacità energetica nucleare entro il 2050, sia al deficit nell'offerta.

Tags:
nuclearerussiauraniousa