Così Cattaneo cambia pelle all'Enel. Il mercato gli dà ragione

Goldman Sachs ha già alzato il target price del titolo Enel da 6,4 a 8,4 euro dopo la presentazione

di Redazione Economia
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Flavio Cattaneo, ad di Enel
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Enel, i mercati danno fiducia a Cattaneo

La transizione dell'Enel dalla gestione di Francesco Starace a quella di Flavio Cattaneo non è stata così agevole come potrebbe sembrare in superficie, come riportato da Affari&Finanza. L'assemblea di maggio scorso aveva decretato il Mef, guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, come vincitore netto con il 23% del capitale, presentando la lista che ha ottenuto più voti in assemblea. Questo ha escluso qualsiasi posto in cda per il concorrente dell'ultim'ora, il fondo Covalis di Zach Mecelis. Il problema principale era che, secondo quanto ricostruito dai vincitori, Covalis è stato sostenuto internamente all'Enel proprio da Starace e dai suoi uomini di fiducia, con l'obiettivo di rimanere al timone della società che aveva guidato per nove anni consecutivi. 

I tre cda straordinari precedenti all'assemblea sono stati tumultuosi, con i consiglieri che hanno scoperto la collaborazione di dipendenti dell'Enel con la lista concorrente del Tesoro, fornendo informazioni riservate. Inoltre, con il congedo di Starace, il cda gli ha negato la corresponsione del cosiddetto "no-compete" (indennità per non lavorare con i concorrenti), suscitando il rammarico dell'interessato. Questo contesto aiuta a comprendere la fase iniziale del mandato di Cattaneo, che ha rivoluzionato rapidamente la leadership, rompendo con la catena di comando che si era consolidata sotto il suo predecessore.

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La gestione di Cattaneo ha visto l'uscita di diversi dirigenti, incluso il capo legale Giulio Fazio, sostituito da Francesco Puntillo, e Francesco Venturini, ex ad di Enel X. Cattaneo ha scelto Stefano De Angelis come numero due, sostituendo il cfo Alberto Di Paola. Questo rimodellamento della leadership ha rivelato il problema chiave dell'Enel negli ultimi tre anni. La corsa sfrenata per eccellere nelle energie rinnovabili ha spinto Starace a compiere operazioni altamente leva finanziaria, senza sufficiente attenzione alla futura redditività. Investimenti di circa 20 miliardi di euro nel Nord e Sud America, con l'aumento successivo dei tassi, sono diventati un boomerang per l'Enel, che ha bruciato cassa invece di generarla negli ultimi 4-5 anni. Ciò ha reso necessario un massiccio piano di dismissioni per 21 miliardi annunciato da Starace circa un anno fa, nella speranza di ristabilire il controllo.

L'analisi di questa audace avventura nel settore delle rinnovabili ha spinto il nuovo management a elaborare un nuovo piano industriale, presentato la scorsa settimana alla comunità finanziaria internazionale. Una parte significativa del piano prevede un ritorno alla redditività e alla cautela, con investimenti di 18 miliardi in un triennio nelle reti già possedute dall'Enel, soprattutto in Italia e Spagna. Questi investimenti sono regolamentati da Authority che consentono un contributo finanziato direttamente sulla bolletta dei clienti finali. I fondi del Pnrr dell'Europa contribuiranno con 3,5 miliardi per l'ammodernamento delle reti dell'Enel.

Il passo più innovativo del piano di Cattaneo riguarda gli investimenti nelle rinnovabili. Piuttosto che detenere il 100% del capitale, Cattaneo ritiene che il controllo al 51% sia sufficiente per molti asset, consentendo di impiegare meno capitale senza incidere sul debito e aumentare il rendimento dell'investimento. Dei 12 miliardi di investimenti previsti nelle rinnovabili per il prossimo triennio, 6,1 miliardi possono essere recuperati vendendo partecipazioni di minoranza a fondi infrastrutturali, fondi pensione e altri investitori istituzionali. Questo riduce il finanziamento necessario per l'Enel da 34 a 26 miliardi, incrementando comunque la capacità di generazione di energia da 63 GW a 73 GW entro la fine del 2026.

Il piano industriale mira a migliorare la redditività totale, grazie a una razionalizzazione dei costi di un miliardo, consentendo all'Enel di registrare flussi di cassa positivi anche dopo gli investimenti e i dividendi. Il debito diminuirà grazie alle dismissioni in corso e alla generazione di cassa, avviando un circolo virtuoso. Cattaneo e De Angelis hanno fissato un dividendo minimo di 0,43 centesimi per azione, con la prospettiva di un aumento nel 2025 e 2026 se il piano ha successo. Nonostante l'iniziale perplessità degli analisti, Goldman Sachs ha già alzato il target price del titolo Enel da 6,4 a 8,4 euro dopo la presentazione. Ora spetta a Cattaneo e De Angelis convincere il mercato che la loro nuova strategia è vincente e far dimenticare l'era Starace che, per diversi anni, è stata molto apprezzata dagli investitori istituzionali.