Criptovalute, Mastercard e Visa al palo: "Gli intermediari non serviranno più"
Interviene nuovamente sulle pagine di Affaritaliani.it, Massimo Murri, esperto internazionale di moneta digitale, per chiarire lo stato dell’arte
“Immaginate il pagamento fra due possessori di moneta digitale. Tale operazione renderebbe inutile l’intermediazione di società come Visa, come Mastercard, che guadagnano trilioni di dollari. E pensate per un attimo se tutto venisse scambiato per via digitale e lo stato trattenesse la percentuale che ora finisce nelle tasche degli intermediatori: potrebbe essere una forma di tassazione a vantaggio di tutti”.
Interviene nuovamente sulle pagine di Affaritaliani.it, Massimo Murri, esperto internazionale di moneta digitale, per chiarire lo stato dell’arte.
“Con la moneta digitale e le blockchain le figure intermedie non serviranno più, con notevole velocizzazione e risparmio. La funzione delle banche invece è e sarà indispensabile, come strutture di controllo e di garanzia. Certo, ora la prima cosa da fare è regolamentare il mercato. Il proliferare di monete digitali fuori dal controllo degli Stati porterebbe al caos: difficoltà di sviluppare politiche monetarie, mancanza di una uniformità di valutazione. Per questo servirebbe uno standard internazionale e riconosciuto da tutti”.
Quanto siamo lontani da una effettiva regolamentazione?
"Gli stati stanno convergendo verso un tipo di moneta detta Stablecoin, agganciata alla moneta corrente di uso legale. Ciò eviterebbe di incorrere in fluttuazioni e porrebbe regole accettate da tutti. Alcuni stati si stanno muovendo più velocemente di altri nel percorso di digitalizzazione. La Tunisia, ad esempio, o la Cambogia, dove la banca centrale ha emesso il Bakong, sistema di pagamento accessibile anche a chi per arretratezza commerciale o problemi logistici non può accedere a un istituto di credito. Le economie emergenti o deboli possono così adeguare i loro sistemi finanziari con un costo relativamente basso ed incrementare gli scambi commerciali".
E l’Italia?
"In via teorica qui la regolamentazione è stata avviata con il “ decreto semplificazione 135/2018”, quando il Parlamento ha approvato gli Smart Contract. Ma ancora non ci sono i decreti attuativi chiari e completi, quindi attivare un Exchange in Italia per vendere e/o acquistare una moneta digitale od un token è piuttosto complesso se non impossibile. In compenso c’è l’Estonia che con un deposito di 12.000 euro piu’ le fee ed alcune regole da seguire, lo consente. Una cifra abbordabile rispetto a A Malta, dove chiedere la licenza richiede un deposito di 730.000 euro piu le fee o all’Inghilterra dove la cifra raddoppia. L’Estonia è un paese digitalmente avanzato, dove si può prendere la residenza elettronica applicando online e con una convocazione finale in ambasciata, che, rilascia una pennetta con tessera per firmare documenti in remoto".
Però adesso non vi è alcun regolamentazione: le truffe sono ancora all’ordine del giorno?
"Bisogna sempre usare prudenza quando si trattano criptovalute e più in generale di digitale, servirebbe maggiore conoscenza. Fenomeni di Pishing o di camuffamento digitale per ottenere codici e password sono all’ordine del giorno. Per le monete digitali esistono vari modi per vedere se un token od una moneta digitale sono attivi, Etherscan è uno di questi; oppure basta digitare il numero della transazione sul sito blockchain nel caso di Bitcoin. Cosi come i tentativi di Pishing, che hanno come obiettivo i conti correnti, sarebbero facilmente eliminabili se tutti, ma proprio tutti, sapessero che le banche mai e poi mai chiedono le password online o per telefono".
"Tornando ai Bitcoin che attualmente sono la criptovaluta più famosa, meno del 30% delle transazioni sono legate ai pagamenti. Il resto è speculazione, investimento o attività correlate. Inoltre la liquidità generata come asset di investimento è bassa, troppo bassa per essere considerato un sistema monetario a tutti gli effetti. Il fatto che ogni singola transazione deve essere registrata e distribuita in tutti i nodi (migliaia) rende impossibile l’utilizzo quotidiano, immaginate di registrare ogni singolo caffè venduto e inviare copia di queste registrazioni a tutto il mondo. Impossibile se non a carissimo prezzo in termini energetici e di risorse".
Quindi le persone scambiano ancora cripto con una forma mentis speculativa?
"La speranza di fortissimi guadagni è ancora la leva principale. È un po’ lo stesso meccanismo del Superenalotto. Ripeto, per avere sviluppi più seri serve una regolamentazione non stringente e chiara. La tecnologia della blockchain, che è innovativa, dovrebbe essere fortemente sviluppata. Il sistema blockchain sta creando opportunità commerciali di sicuro interesse in ambiti come raccolta fondi, invio e ricezione di denaro, prodotti finanziari, certificazioni di proprietà, tracciamento di filiere produttive. Anche questo utilizzo delle blockchain risponde alla necessità di decentralizzazione e disintermediazione ma soprattutto alla necessità di certificare un prodotto digitale sia esso un valore economico, una prescrizione medica o qualsiasi altra cosa he necessiti di un’informazione certificata".
Non saranno contenti notai e intermediatori di varia natura…
"Beh il processo non sarà immediato, ma si sta andando in quella direzione. Le tecnologie blockchain sono incluse nella famiglia delle cosiddette Distributed Ledger, ovvero sistemi che si basano su un registro distribuito che può essere letto da più nodi di una stessa rete ma, importante questo, non modificato. La validazione delle nuove operazioni può avvenire anche senza un ente centrale ma sempre seguendo le regole presenti nello smart contract. E anche se non ce ne rendiamo conto in modo tangibile, il processo è già in atto".