Crt, irritazione Mef sulle Generali.Quel ruolo poco istituzionale dell'ente...

La decisione di aderire al Patto sul Leone adottata senza comunicazioni preventive al Tesoro. Il ruolo da giocatore attivo non passa inosservato neanche a Chigi

di Andrea Deugeni
 Massimo Lapucci e Giovanni Quaglia 
Economia
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C’è irritazione in via XX Settembre, non solo a Torino, sede della potente Fondazione Crt, ma anche a Roma, dove sorge il Ministero dell’Economia, a cui spetta la vigilanza sugli enti, anche soci stabili delle principali banche italiane. Se sotto la Mole, come Affaritaliani.it ha riferito, il malcontento ha l’epicentro nel consiglio di indirizzo dell’ente per la gestione “poco condivisa” del duo Giovanni Quaglia-Massimo Lapucci su tre partite centrali per la finanza tricolore come la vendita di Autostrade da Atlantia a Cdp, l’operazione UniCredit-Mps e l’ingresso della fondazione nel Patto sulle Generali con opzione di rafforzamento nel capitale, all'ombra del Colosseo l’aver schierato l'ente torinese in una violenta battaglia fra i principali azionisti del Leone ha fatto inarcare le sopracciglia sia al Mef sia, addirittura, a Palazzo Chigi.

Per quanto riguarda la sede del governo, le fonti riferiscono che sul caso il premier stesso Mario Draghi avrebbe sottolineato in un colloquio la propria visione della natura delle fondazioni italiane di origine bancaria: devono essere attori istituzionali che devono cioè agire da paciere e negoziatori di tregue e armistizi. Non certo come giocatori non neutrali in un guerra di posizione che vede schierati, da una parte, i due big dell’imprenditoria italiana Leonardo Del Vecchio e Francesco Caltagirone (in un patto di consultazione con l’ente presieduto da Quaglia) e, dall’altra, Mediobanca e il gruppo De Agostini per il cambio di Philippe Donnet alla guida della compagnia assicurativa.

La visione ovviamente è condivisa qualche km più in là al Mef, che storicamente per le fondazioni ha sempre raccomandato un atteggiamento da arbitro. Non certo di giocatore fin dal primo minuto. C’è di più. Le fonti riferiscono infatti che la decisione di metà settembre di aderire al Patto Calta-Del Vecchio e di aumentare eventualmente il proprio investimento in Generali è stata fatta all’oscuro dell’autorità di vigilanza sui patrimoni degli enti.

Non che formalmente Crt, si sottolinea, fosse tenuta a informare il Mef, ma le fonti fanno notare che per prassi e buoni rapporti le altre fondazioni (che coabitano col Tesoro in Cdp) tengono sempre comunicazioni preventive con Via XX Settembre. Tant’è che fra i vigilanti capitolini si è ipotizzata anche una convocazione ad hoc del presidente Quaglia.

@andreadeugeni